La legge recentemente approvata dal Consiglio regionale della Sardegna su proposta dei capi gruppo dell'Udc Giulio Steri e del Pdl Mario Diana autorizza, per la prima volta nella regione, l'utilizzo dei fucili a canna rigata. Si tratta di un'importantissima novità soprattutto per i cacciatori di cinghiale, che fino ad oggi si erano visti escludere questa possibilità.
Il provvedimento pare abbia già messo in moto un importante ritorno economico: le armerie si stanno attrezzando per la vendita delle armi ai cacciatori che ne hanno subito fatto richiesta, innescando una vera e propria sferzata di ottimismo nel settore. ''Si tratta di un notevole passo avanti verso il recupero, da parte del mondo venatorio sardo, di una parte consistente di quei diritti che erano stati negati in molti anni in cui la demagogia ambientalista aveva preso il sopravvento condizionando anche le scelte politiche della Regione'', commenta Ignazio Artizzu, presidente di Federcaccia di Cagliari e consigliere regionale di Fli.
''La canna rigata per il cinghiale - spiega - è utilizzata in tutto il mondo e in tutte le regioni italiane; non vi era alcun motivo per il quale potesse esserne vietato l'uso in Sardegna. Si tratta di un tiro molto difficile e sportivo -prosegue Artizzu- che puo' risultare utile in alcune zone della nostra isola, un elemento che rende ulteriormente specialistica la caccia grossa. Credo anche che questi provvedimenti possano rappresentare un piccolo ma significativo aiuto economico alle realtà commerciali e imprenditoriali legate alla caccia. Dopo questa legge -conclude Artizzu-, l'attivita' venatoria in Sardegna assume un carattere piu'moderno, europeo ed e' sempre piu' legata ad una politica di sorveglianza e gestione del territorio, che e' il presupposto per la caccia del futuro".
(Adnkronos)