Il mercato armiero italiano, con le sue produzioni d'eccellenza, i suoi prestigiosi marchi e la sua qualità artigianale, da solo
muove un giro d'affari di quasi 8 miliardi di euro l'anno. Il dato - riferito in anteprima da l Corriere della Sera - emerge dall'indagine realizzata dall'
Università di Urbino per conto dell
'Anpam, in cui si evidenzia un ruolo di primario ordine nell'economia italiana, quantificabile con un mezzo punto di Pil nazionale.
La produzione di fucili italiani per la caccia e per le attività sportive, è una delle poche ancora interamente made in Italy con prodotti conosciti ed esportati in tutto il mondo (l'89,9% della produzione è destinata all'export , principalmente in direzione Stati Uniti.
Nel 2010 il comparto ha prodotto armi e munizioni per 755 milioni di euro, con 11 mila occupati a cui si aggiungono quelli dell'indotto, oltre 83 mila persone che lavorano attorno alla produzione di fucili, carabine e munizioni. Un vanto che pochi altri settori possono sbandierare, visto che sempre più industrie manifatturiere abbandonano il nostro paese per aprire stabilimenti all'estero, abbattendo così i costi di produzione. La tendenza in questo caso è opposta: si punta su un know how altrove irriproducibile, determinato da abilità artigianali che fanno la differenza e che permette di mantenere un vantaggio tecnologico su tutti gli altri mercati.