Abbiamo già accennato all’utilità, al fine di valutare la capacità lesiva del nostro munizionamento, di effettuare degli studi sui simulatori balistici, ossia la gelatina balistica ed il sapone balistico.
Tra le molte informazioni che possiamo ricavare dall’osservazione degli effetti a seguito di uno sparo le principali sono sicuramente le caratteristiche dei due tipi di cavità che si formano, la cavità temporanea e quella permanente.
Vediamo di cosa si tratta.
Per cavità permanente si intende quella zona interessata dall’attraversamento del proiettile in cui i tessuti sono stati irreversibilmente danneggiati e/o in parte asportati dall’attraversamento stesso. Non è possibile stimare con precisione la grandezza di questa cavità che comunque raramente supera il doppio del calibro del proiettile, che a volte può essere inferiore al diametro del proiettile stesso e che dipende molto dal tipo di tessuto attraversato, dalla sua composizione, elasticità, resistenza ecc.
Nelle ricostruzioni forensi, per esempio, è nella cavità permanente che, in sede autoptica, viene di fatto inserito lo specillo con lo scopo di evidenziare il percorso seguito dal proiettile nell’attraversamento intracorporeo e stabilire la traiettoria, il punto di origine dello sparo ecc. ma non il calibro del proiettile, che, va sottolineato, non può essere stimato in base alle misure del tramite!
Per cavità temporanea invece si intende quella zona, situata intorno alla cavità permanente, che è stata interessata dall’onda di pressione generata dal passaggio del proiettile che ha dato vita ad uno spostamento radiale dei tessuti stessi che sono poi implosi richiamati dalla propria elasticità. Non è semplice individuare tutta la zona interessata dalla cavità temporanea, poiché questa avrà sempre una superficie più estesa rispetto a quella che ha subìto delle lesioni evidenti (come già detto possiamo fissarne e studiarne l’effetto nel sapone balistico!)
La cavità permanente e quella temporanea sono sempre entrambe presenti in caso di colpo inferto da arma da fuoco ma hanno caratteristiche diverse in base al tipo di arma e munizione utilizzata.
La cavità permanente è, generalmente, un foro ( non necessariamente “tondo”) che si stende lungo tutta la traiettoria del proiettile ed è rappresentata da un percorso lineare, generalmente di dimensioni pressoché omogenee dall’inizio alla fine, o che tende ad assottigliarsi, alle cui caratteristiche dimensionali occorre prestare attenzione quando scegliamo il calibro e le munizioni per arma corta (calibri tipici per la difesa personale) o fucile da caccia ( sia munizionamento a palla che spezzato), o più in generale per proiettili a bassa velocità, per cui un maggiore calibro utilizzato produrrà, a parità di altre condizioni, una cavità permanente più ampia (ma non necessariamente più lunga!). Fanno eccezione naturalmente le armi a canna liscia se vengono utilizzati i proiettili cosiddetti espansivi o a frammentazione.
La cavità temporanea invece può avere caratteristiche altamente disomogenee e la sua importanza sull’effetto terminale è trascurabile nei proiettili a bassa velocità e massima per le armi con proiettili ad alta velocità, a maggior fattore di snellezza e maggiore energia cinetica come quelli per le carabine di precisione, passando per tutta la gamma di soluzioni intermedie dove oltre alla velocità avranno notevole importanza anche le caratteristiche merceologiche del proiettile tali da determinare una differente cessione di energia (ad es. un proiettile HP provocherà una cavità temporanea di tutto rispetto anche lanciato a velocità media).
Maggiore energia cinetica ceduta equivale ad un maggiore spostamento/dilatazione dei tessuti quindi ad una maggiore cavità temporanea e di conseguenza ad un immediato, importante effetto lesivo.
Quindi tutti i proiettili ad alta velocità generano lo stesso tipo di cavità temporanea? Assolutamente no!
Bisogna innanzitutto distinguere un proiettile blindato o monolitico da quelli ad espansione/frammentazione.
Nel primo caso infatti al momento dell’impatto con il target la superficie del proiettile coinvolta, se quest’ultimo ha raggiunto il bersaglio ben stabilizzato, sarà molto modesta, questo permetterà la creazione di un tramite iniziale simile a quello generato dal proiettile a bassa velocità quindi con una cavità temporanea piuttosto piccola “aderente” a quella permanente. Questo spazio viene definito Narrow Channel e può essere lungo da pochi cm ad alcune decine. (Se applichiamo questa misure sul nostro selvatico ci rendiamo subito conto quanto il nostro tiro rischi di non essere efficace!).
Al calare della velocità e all’aumentare della cessione dell’energia cinetica il nostro proiettile diventa instabile ed inizia ad impennarsi ed a diminuire drasticamente la propria densità sezionale aumentando nel contempo la superficie di contatto con i tessuti.
In questo momento si genera una grande cavità temporanea e il proiettile, se la velocità si manterrà elevata (500-600m/s o più) potrà subire spaccature e frammentazioni.
Dissipata poi gran parte della sua energia il proiettile rallenterà la sua corsa trapassando il target o arrestandosi all’interno di questo, di nuovo generando una cavità permanente più o meno lineare e una piccola cavità temporanea.
Questo comportamento del proiettile ad alta velocità può non prestarsi ad effettuare un abbattimento veloce e pulito del selvatico.
Per fortuna vengono in nostro soccorso i proiettili espansivi o a frammentazione che eliminando completamente il Narrow Channel consentono l’espansione/frammentazione al momento dell’impatto e la creazione di una immediata grande cavità temporanea.
Occhio però… è sufficiente del materiale che otturi la punta del nostro HP, o il mancato raggiungimento della velocità minima di espansione come pure il superamento della velocità limite, oltre la quale il nostro proiettile subirà una distruzione eccessiva, per inibire l’effetto agognato.
E per quanto concerne schegge e rimbalzi? Lo vedremo in un’altra occasione..