Cari lettori di Bighunter.it, per prima cosa colgo l’occasione per augurare a ciascuno di voi un felice 2019.
Recentemente abbiamo parlato delle cavità lasciando in sospeso le schegge ed i rimbalzi.
Oggi parleremo delle prime, il cui comportamento balistico è piuttosto semplice.
Innanzitutto diciamo che si intende per scheggia ciascuna parte di un proiettile che abbia una massa inferiore ad un terzo della massa iniziale dello stesso, fino a quel valore, infatti, possiamo ancora considerare il tutto come una porzione di proiettile che ha subìto una rottura.
Nulla questio in tutti quei casi in cui il proiettile penetra nel target e compie tutto il suo tragitto, rimanendo integro indipendentemente dal procedere lineare, come nella maggior parte dei tramiti da proiettile/i a bassa velocità, o dal suo ribaltamento, tipico di quelli ad alta velocità.
Come sappiamo alcuni proiettili nascono per subire una frammentazione, in altri, invece, quest’ultima è casuale e può dipendere da molti fattori.
La formazione di schegge da proiettili che non nascono appositamente per frammentarsi, capita più di frequente con l’utilizzo di palle ramate o blindate; queste possono perdere il loro rivestimento, che si separa dal nucleo di piombo, al momento dell’impatto sia nel selvatico che su bersagli diversi (pensiamo ad un tiratore sportivo che colpisce un target di metallo o ad un colpo finito accidentalmente su una parete rocciosa o su un cartello della segnaletica stradale!).
Anche le palle di piombo nudo e il cuore di piombo delle camiciate possono, in determinate situazioni, generare schegge più o meno grandi.
Una volta prodottesi le schegge si muovono all’interno del target in maniera autonoma.
Possiamo certamente paragonare l’effetto delle schegge sul selvatico a quello dei pallini, anche se il percorso di questi ultimi, ed il tramite corrispondente, risulterà più regolare a causa della forma grossomodo sferica e della densità sezionale costante.
Il foro che viene generato, infatti, sarà massimo nel punto in cui la scheggia si genera o penetra e diminuirà progressivamente fino all’arresto della scheggia al termine del suo viaggio intracorporeo.
Le schegge, che potranno presentare forme molto irregolari, tenderanno nei primi istanti del percorso a ruotare e a mostrare la faccia più larga nella direzione del moto.
La forma della scheggia quindi influenzerà la sua capacità penetrativa.
Com’è facilmente intuibile, a parità di massa ed energia cinetica posseduta, la scheggia più irregolare e “piatta” genererà una cavità maggiore fin dall’inizio del percorso ma percorrerà un tragitto più breve, raramente lineare, rispetto ad un’altra più tondeggiante che creerà un tramite più sottile ma più lungo; entrambe potranno essere rinvenute posizionate nel tessuto, per così dire in ordine sparso, ben lontane dal proiettile-madre.
Interessante è invece studiare il moto delle schegge d’osso prodotte dall’impatto del proiettile.
Cosa succede, quando il proiettile colpisce un osso, lo frantuma o lo scheggia determinando la produzione di schegge ossee? Il comportamento, nell’attraversamento dei tessuti, sarà lo stesso tenuto dalle schegge metalliche?
Ricordiamo che il movimento delle schegge metalliche all’interno del corpo è determinato dalla loro energia cinetica, che altro non è che il residuo dell’energia del proiettile dal quale provengono.
Il loro comportamento è alla base di uno dei più grossolani errori che vengono commessi in consulenze tecniche medico-legali che trattano di tramiti balistici.
Molto spesso, infatti, si legge che anche i frammenti di ossa si comportano alla stregua di “proiettili secondari”, ossia dopo aver “assorbito” l’energia proveniente dall’impatto con il proiettile, diventano essi stessi “schegge” in grado di avere autonomo effetto lesivo.
Se le schegge di osso non ricavano la loro energia da quella posseduta dal proiettile, come possiamo spiegare che, in sede di verifica, spesso si ritrovano anche loro posizionate nei tessuti, a volte distanti dal luogo di origine dell’impatto?
Di nuovo dobbiamo ringraziare i simulatori balistici per essere venuti in nostro soccorso.
Posizionando delle ossa sintetiche all’interno della nostra gelatina balistica e generando delle schegge di osso è stato possibile dimostrare dove si annidava l’errore.
Come abbiamo già evidenziato, al momento dell’impatto, in particolar modo con proiettili ad alta velocità, nel tessuto corporeo si creano due cavità differenti, la permanente e la temporanea.
I nostri frammenti di osso in realtà si muovono nel corpo, trascinati dall’onda pressoria, proprio all’interno della cavità temporanea mentre questa si sta formando e rimangono bloccati là dove sono giunti nel momento in cui quest’ultima imploderà richiudendosi su sé stessa …dando appunto l’impressione (errata!) che si siano mossi grazie all’energia trasferita loro dal proiettile, comportandosi appunto come “proiettili secondari”.