Per chiunque abbia a che fare con il mondo dei fucili e della caccia, il marchio Browning è fortemente legato ai semiautomatici da caccia, campo nel quale il nome di John Moses Browning, il genio mormone che ha dato vita all’azienda ancora oggi famosa in tutto il mondo, ha lasciato un segno indelebile con l’invenzione dell’Auto 5, ma anche della semiauto rigata Bar. Tantè che per molto tempo e per i cacciatori più anziani è ancora così, il semiauto era il Browning, magari pronunciato nei modi più disparati da chi con l’inglese aveva poca dimestichezza.
Pur non essendo oggi l’unico costruttore di semiautomatici al mondo, dal momento che ogni Casa armiera ha almeno un fucile di questo tipo nei propri cataloghi, Browning può senza dubbio vantare una esperienza nel settore che pochi altri hanno e i suoi semiauto sono comunque fra i più apprezzati e diffusi.
Nel proprio catalogo, oltre al Fusion evolve, semiauto di altissima qualità e livello, Browning ha anche il Phoenix, come recita la pubblicità «la qualità Browning al miglior prezzo».
La serie phoenix è composta da 5 semiauto in calibro 12, cui recentemente si è aggiunto un valido calibro 20.
Per questa scheda abbiamo avuto modo di provare il Phoenix 12M, ovvero il modello di ingresso nella famiglia, ma comunque un fucile che vanta già tutti gli elementi che contraddistinguono tecnicamente e qualitativamente questo prodotto Browning. Si parla quindi di canne Back Bore, di strozzatori Invector +, di canne «gigliate», di sistema presa gas Active Valve Systeme…
Se tutte queste sigle vi sono un po’ oscure, vediamole nel dettaglio.
La tecnologia Back Bored consiste in un sovraalesaggio della canna, ovvero di un diametro interno che va oltre le specifiche classiche. A detta dei tecnici Browning questo si traduce in: aumento della velocità e della penetrazione dei pallini; miglioramento della rosata; diminuzione del rinculo quantificabile in un 6%.
Gli strozzatori Invector Plus sono specificatamente studiati per l’impiego con pallini di acciaio, migliorandone la resa balistica.
Il pistone del gruppo presa gas dispone di una valvola regolatrice situata al suo interno che lavora in maniera indipendente utilizzando sempre al meglio la quantità di gas necessaria per far funzionare il meccanismo. Con cariche leggere il pistone utilizza tutto il gas, con quelle pesanti lascia sfiatare all’esterno il gas in eccesso e questo consente un funzionamento perfetto e senza intoppi con cartucce da 28 a 56 grammi. La valvola dispone di tre segmenti che ne assicurano una tenuta perfetta e insieme fungono da elementi di pulizia. Il pistone ha una corsa molto corta, e questo limita la quantità di gas espulsa dal meccanismo.
Il phonex si contraddistingue per una carcassa finita colro argento, leggermente decorata sui due lati da una fenice stilizzata. La carcassa è sottoposta ad una finitura speciale di rivestimento che assicura una altissima resistenza al salmastro.
L’otturatore è cromato. Il serbatoio tubolare è realizzato in alluminio e contiene, senza il riduttore previsto in Italia, 4 cartucce standard e tre magnum.
Già buoni i legni, anche se per avere il trattamento speciale di lubrificazione che ne aumenta resistenza e resa estetica bisogna andare al modello superiore, il Top Cote.
Buoni gli zigrini.
Al fuoco il Phoenis conferma la lunga tradizione di affidabilità dei semiauto Browning, dimostrandosi rapido, affidabile e ben maneggevole. Si impugna bene – anche se l’astina è forse un filo troppo massiccia – va subito in mira e asseconda qualsiasi movimento del cacciatore. Strozzatori e canna consentono un impiego a tutto tondo. Non eccezionale la scelta di misura di canne, ma comunque più che valida con le sue misure a coprire ogni esigenza. Ottimo il rapporto qualità prezzo per un entry level che difficilmente farà desiderare modelli superiori.
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