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luigi gallo
 
 
 
Sono Luigi Gallo, nato ad Erice nel ’76 e residente a Sciacca, dove conduco la mia azienda olivicola. Provengo da una famiglia di agricoltori e cacciatori e, come tanti della nostra categoria, sono cresciuto tra cani, fucili e selvatici. La passione innata per gli animali, domestici e selvatici, e per la vita all’aria aperta, ha fatto il resto. Anche le mie scelte professionali hanno seguito la fortissima vocazione al contatto costante con la terra, e malgrado una buona attitudine allo studio ho capito subito che non avrei mai accettato di trascorrere il mio futuro lavorativo tra scrivanie e scartoffie.

Andare a caccia è stato del tutto naturale e, aggiungerei, inevitabile. Ho praticato e pratico, per quanto gli impegni sempre più gravosi me lo consentono, tutte le cacce tradizionali delle mie zone, aggiustando il tiro nel corso degli anni in base a vari fattori. Amante dei cani da ferma ma con un occhio perennemente rivolto alle razze da seguita, ho sempre alternato le uscite con Kurzhaar (il mio primo amore) e Breton, a quelle con segugi meticci (i classici “mezze orecchie”), non disdegnando ovviamente, da buon meridionale, tordi e colombacci i quali, attualmente, rappresentano il mio principale obiettivo venatorio. Da quattro anni a questa parte, al mio storico compagno e maestro di caccia, mio padre, si è aggiunta la mia dolce metà Lara Leporatti, con la quale ho la fortuna di condividere questa passione, oltre che la vita.

Credo fermamente nel valore aggregante della caccia, e vivo con estremo rammarico la sempre maggior differenziazione e ostilità che caratterizza il rapporto tra colleghi dediti a cacce diverse, troppo impegnati ormai a ritagliarsi patenti arbitrarie di nobiltà per potersi considerare semplicemente, e umilmente, cacciatori come un tempo.

Dal canto mio, mi limito a considerarmi tale. E basta. Non mi piacciono le etichette, di alcun genere, né i ghetti. Pensare ad un futuro per la nostra passione, ormai sempre più incerto, non avrà alcun senso se non saremo capaci di riscoprirci per ciò che eravamo e, purtroppo, non siamo più.

Chi crede nel senso profondo, nella semplicità insita nel concetto stesso di un’attività antica come quella da noi praticata, condividerà forse i miei pensieri. I competitori, liberi docenti o atleti della caccia, no.

Ed è giusto così.