Il 24 dicembre è morto mio padre! Alla vigilia di Natale, il giorno che Lui ha sempre festeggiato nella macchia, o meglio sui monti della Tolfa. Giovanni Benecchi, fiera classe 1930. Gianni, come lo conoscevano tutti, ci ha lasciato. E’ stato un grandissimo cacciatore, un buon padre, ma soprattutto un uomo vero, come ce se sono stati pochi al mondo. Credetemi. Mio padre se n’è andato come ha sempre vissuto, semplicemente, senza disturbare nessuno. Gli ultimi anni di vita li ha trascorsi come allevatore di cani e contadino dilettante, trascorrendo l’intero arco della giornata nel posto che gli fu tanto caro: il suo piccolo appezzamento di terra. Il buon Dio gli ha concesso una morte dignitosa, circondato dalle persone che lui ha amato e che lo hanno amato tanto.
Il cuore di Giovanni ha smesso di battere dopo un inevitabile, triste declino fisico. Sono convinto che a lui, sempre forte, allegro, sicuro di sé, con un sorriso perenne sulle labbra schietto e contagioso, è andata bene così, ha visto crescere sani i sui figli, anche se i dolori non sono mancati nella sua lunga vita. Sicuramente mancherà tanto alle persone che hanno avuto la fortuna di conoscerlo, di stargli vicino, di condividere con lui tanti momenti magici, perché possedeva le doti che contraddistinguono gli uomini eccezionali, come un’ innata generosità e un’ immensa tenacia che hanno condizionato molto la sua esistenza.
Era un conducente di autobus, ma anche davvero un tuttofare. E’ stato un grandissimo appassionato di caccia al cinghiale, di cani da ferma ma non gli dispiaceva attendere paziente anche qualche tordo al rientro serale. Il suo Browning Auto 5 calibro 12 è tuttora il fucile a cui tengo di più di tutta la mia nutrita collezione di armi. Lui è stato quello che “mi ha insegnato tutto quello che so”, e non solo in ambito venatorio. Non mi ha mai dato uno schiaffo, mai! A lui per imporsi bastava uno sguardo o una semplice frase pronunciata con calma ma decisa. In famiglia tutti avevamo un solo pensiero, quello di non deluderlo ed io credo di non averlo fatto mai…o quasi! Gianni (ancora oggi sono molti quelli che mi chiamano “Il figlio di Gianni!) è stato un fedele marito di mamma Gianfranca e un buon genitore ,che ha saputo crescere e far studiare con un solo stipendio tre figli: io, e le mie due sorelle Brunella e Claudia, sempre secondo i vecchi, rigidi valori cristiani e nel sacro rispetto degli altri fino a quando ha esalato l’ultimo respiro.
Sono certo che Giovanni Benecchi lascerà a tutti quelli che hanno avuto la fortuna di conoscerlo un vuoto incolmabile, perché era anche uno dei pochi rimasti della Vecchia Generazione, dei reduci della grande guerra e dei grandi lavoratori. Caro papà, inutile ricordare che sarai sempre nel mio cuore, ma vorrei che tu riuscissi ancora a proteggermi anche da lassù, come hai sempre fatto per tutta la vita. Sempre!
Un immenso abbraccio da tuo figlio Marco