L’uomo è nato per complicarsi la vita. Si, perché quando le cose gli vanno bene, quando tutto gli va per il verso giusto, con ogni incastro che va a collocarsi correttamente al proprio posto, ecco che non s’accontenta e che deve andare alla ricerca delle soluzioni più stravaganti. Per avere conferma di quel che dico basta dare un’occhiata a cosa accade oggi nel mondo della caccia a palla, dove le combinazioni arma, calibro, cannocchiale da mira, munizione possono essere pressoché infinite.
Fino ad alcuni anni fa, con esclusione delle grandi battute al cinghiale, esistevano poche possibilità che una nutrita moltitudine di cacciatori avesse l’occasione d’incontrarsi e di poter confrontare le sue armi. Oggi invece, con il boom dei poligoni posso dire di “aver visto cose che voi umani non potreste neanche immaginare” come disse Rutger Hauer nelle vesti di Roy Batty in Blade Runner! L’ultima eresia, in ordine di tempo, è stata quella di provare sia in poligono sia sul terreno di caccia un meraviglioso kipplauf. Lo splendido manufatto valtrumpino aveva le seguenti caratteristiche: calibro 7 mm Remington Magnum, freno di bocca a manicotto traforato (orrendo dal punto di vista estetico, ma estremamente valido dal punto di vista balistico), cannocchiale ad altissimo ingrandimento con torretta balistica e reticolo illuminato. A dimostrazione di quanto due persone possano essere diverse io ed il suo possessore, io quel kipplauf l’avrei acquistato in calibro 6,5 x 57 R o, al limite, in 7 x 65 R, ma sempre camerato in un calibro rimmed con collarino. Poi l’avrei equipaggiato con un’ottica classica ad ingrandimento fisso 8 x 50 o x 56 oppure con una variabile ma con un massimo di dieci ingrandimenti. Perché quel genere di pregiatissime armi non sono certo state progettate per le competizioni sportive o per tirare oltre il mezzo chilometro, né tanto meno per farci lunghe sessioni di tiro, tante da richiedere l’adozione di un soppressore di rinculo.
Una volta per tutte dobbiamo finalmente deciderci che tipo di arma vogliamo, se leggera o pesante, se maneggevole o ingombrante, se dal rinculo sopportabile o meno perché mi sembra un controsenso prenderla in un calibro potente e poi pretendere che sia anche leggera, maneggevole e che non ci disturbi troppo al tiro. Freni di bocca o no, quando si acquista una carabina in un calibro ad alta intensità non si può pretendere che abbia le stesse caratteristiche che dovrebbe averne una in un calibro molto più mite. Un bel giorno un mio carissimo amico acquistò un pregevole express giustapposto costruito da Hauptmann di Ferlach. Ce ne saranno stati di calibri adatti con cui farsi fare un express? Tantissimi, ma lui lo volle in calibro 8 x 68 Shuler, e sapete per farci cosa? Per andarci a caccia di cinghiali in Maremma, perché sempre secondo lui l’8 x 57 JRS era poco prestante, specialmente nel caso avesse dovuto fermare le cariche (frequenti!?!?) di feroci verri di sessanta chili. Morale della favola, anche se il gioiellino austriaco era di una bellezza unica e sparava divinamente, il rinculo dello Shuler tramortiva talmente tanto il suo felice possessore che dapprima fu tentato di rivenderlo, poi preso da un’improvvisa ispirazione mi chiese di ricaricargli delle munizioni più deboli, che potessero uguagliare in prestazioni il vecchio 8 x 57 ideato da grande Paul Mauser.
Credevo che dopo centinaia e centinaia d’articoli scritti dalle riviste specializzate e dopo l’avvento della tv digitale e degli speciali di Caccia & pesca, i cacciatori a palla italiani avessero raggiunto un grado di preparazione sufficiente per acquistare il giusto connubio arma, calibro, ottica, attacchi e munizione, ma mi sbagliavo. Purtroppo le crudeli leggi di mercato impongono alle ditte, sia costruttrici sia venditrici di armi e di accessori, di offrire ai loro potenziali clienti una scelta notevolissima e variegata di prodotti. Oggigiorno su ordinazione e con “un leggero sovrapprezzo”, è possibile avere di tutto, anche l’impensabile. Sempre per rimanere in tema, vorrei ricordare che per più di un ventennio moltissimi express furono costruiti in potentissimi calibrii da carabina come il 375 H&H, il 378 Weath. Mag., il 458 WM, il 458 Lott, il 460 Weath. Magnum e così via, ma quello non fu un capriccio dei costruttori, ma una scelta quasi obbligata, perché in quel periodo di munizioni cariche commerciali in grosso calibro ce n’era una carenza cronica. Poi, con la ripresa della produzione dei vecchi Nitro Express da parte della mitica Kynoch, e con le attuali forniture di Federal e Norma, nessuno s’è più sognato di ordinare un double rifle da safari in calibri inconsueti. Non possiamo dire che lo stesso sia accaduto per le armi basculanti per la caccia in battuta, visto che ancora se ne vedono a decine in calibro 308 e 30.06.
Per quanto riguarda le carabine ad otturatore il discorso è meno drastico, ma sempre molto complesso. Il prezzo è spesso determinante nella scelta del modello, ma prima dell’acquisto andrebbero riviste molte altre caratteristiche. Se da un lato alcuni cacciatori sono alla ricerca della munizione moderna, prestante, iper radente, dall’altro c’è chi su consiglio del suo armiere (che magari è anche il suo istruttore di tiro), stravede per i militari in congedo 308 Winchester e 6,5 x 55 Swedish. Qualcuno forse ricorderà un mio vecchio articolo “Ad ognuno il suo!”, dove mi sono permesso di consigliare alcuni calibri specifici per cacciare ogni singolo selvatico.
La cosiddetta munizione tuttofare esiste e al contempo non esiste, perché è ovvio che se con un 7 mm Remington Magnum è possibile cacciare dal capriolo (come fanno in tanti!) alle grosse antilopi africane, ci sono calibri più adatti sia per l’uno sia per le altre. Di solito i costruttori di armi rigate prima progettano l’arma poi decidono in quale calibro camerarla, quando secondo me sarebbe stato forse meglio il contrario. Sì, perché tutte le dimensioni fondamentali dell’arma come peso, spessore e lunghezza che condizionano inesorabilmente ingombro, maneggevolezza, impostazione generale, dovrebbero essere progettate in funzione del calibro scelto. Bisognerebbe sapere quando ad una munizione per esprimersi al meglio occorre una canna lunga, quando è meglio un’azione corta, oppure media o super Magnum, un freno di bocca, un caricatore ad alta capacità, una tacca di mira ed un mirino particolare, un calciolo antirinculo in gomma spessa e/o ventilata, un diverso profilo di calciatura. Esistono modelli d’ottime carabine da caccia che adottano lo stesso otturatore ed hanno le stesse dimensioni estetiche per tutti i calibri in cui vengono vendute, che siano in calibro 22-250 o in 300 Winchester Magnum. Allo stesso modo, molte (o forse sarebbe stato meglio dire tutte) delle attuali carabine semiautomatiche da cinghiale in commercio vengono proposte con un unico castello – culatta - otturatore per tutti i calibri, dal 243 al 338 Winchester Magnum.
A questo punto ditemi voi perché un cacciatore dovrebbe acquistarne una in calibro 308 quando è praticamente identica al modello progettato per il calibro 30.06. Per questo motivo io pratico la caccia al cinghiale in battuta con una vecchia carabina Heckler & Koch modello 770 K calibro 308 e consiglio ad amici, lettori e conoscenti di acquistare invece delle armi in 30.06. A buon intenditore poche parole. Non ho mai avuto simpatia per le cose arrangiate, così come non mi piacciono i caricatori nati per una munizione 7,62 x 63 mm e adattati in modo da contenerne una da 7,62 x 51 mm. Mi sembra un controsenso prendere un’arma camerata in un calibro di dimensioni contenute, ma che abbia le stesse caratteristiche di una camerata in un calibro Ultra Magnum. Non a caso tutte le ditte costruttrici di armi di maggior pregio offrono una gamma completa di azioni, a volte composta da cinque modelli: XS, S, SM, M, L che ovviamente variano a seconda del calibro.
Marco Benecchi