Quanti "mostri da quagliodromo" avete visto in vita vostra? Quanti ausiliari preparati meccanicamente per le classiche o per le attitudinali, spacciati dai loro proprietari o conduttori come "grandi cani da caccia", magari proprio "grandi cani da beccacce"? Certamente anche fra i cani da prove, specialmente quelle su selvaggina naturale - ma che sia davvero naturale, però! - esistono ottimi soggetti per la pratica venatoria, mescolati a robot artefatti dalla mano e dal collare elettrico: tuttavia, un conto è reperire la coppia di starne a 500 metri dal conduttore in mezzo a un tavolo da biliardo multicolore quali sono, appunto, i terreni della Polonia o della Serbia; ben altra cosa è inventarsi e "inchiodare" una Regina imbirbita di gennaio, avvezza al disturbo del cane e dell'uomo, padrona del suo territorio e per questo leggerissima.
Ebbene, cari lettori: solo il cane in grado di farvi mettere nel carniere quella Regina lì può essere a pieno titolo definito "specialista".
Tempo fa, su questa stessa rubrica, illustrai le differenze fra il cane che ferma le beccacce e il cane realmente beccacciaio, che per essere tale deve necessariamente possedere tre requisiti fondamentali: senso del selvatico, intuizione della rimessa, individuazione della stessa nel giro di pochi secondi e nuova ferma su beccaccia appena posatasi. Appare chiaro, oggi come allora, che il semplice "fermare una beccaccia" non ha nulla a che vedere con l'essere beccacciai.
Come noto, infatti, l'odore della beccaccia è talmente violento che qualsiasi cane è in grado di avvertirlo: dai tartufai ai cinghialari, a tutti i frequentatori della natura in compagnia di un qualsiasi cane da lavoro capita di involare almeno una beccaccia durante la stagione, con annate caratterizzate anche da numerosi incontri fortuiti. Lo stesso vale per chi bazzica siepi e boschetti alla ricerca di fagiani o rallidi, magari "stabellando" questa o quella azienda venatoria, e si imbatte ogni tanto nella Regina. Tutte belle sorprese, per carità: ma niente che possa far paragonare i propri ausiliari ai veri "beccacciai".
Oggi si parlerà del primo dei tre requisiti di cui sopra, indispensabili a un cane da ferma per raggiungere tale, magnifica onorificenza venatoria: vale a dire il "ritrovare" la beccaccia. Infatti avventare, filare e bloccare l'emanazione della Regina che si è rimessa nella macchia sul far del giorno e lì è rimasta per ore, lombricando e defecando, ovviamente non basta: troppo semplice. Il vero specialista, colui cioè che la beccaccia ce l'ha nel cervello oltre che nel naso, è quel cane che sarà capace, una volta involata la beccaccia per la prima volta, di ritrovarla e fermarla anche a distanze molto, molto importanti.
E' evidente come sussista una differenza notevole tra l'effluvio emanato da una beccaccia che ha pasturato per ore e ore in un unico luogo e quello della Regina che, appena rimessasi, chiude le ali e rimane immobile, poiché innervosita dal recente disturbo subito da uomo e ausiliare. Ebbene, il cane che ha messo al servizio delle zampe naso e cervello si esibirà in una ferma morbida, delicata, leggerissima al primo avvertimento olfattivo, indicando al proprio conduttore che "sì, ecco, ci siamo quasi". Seguirà una guidata più o meno lunga, a volte lunghissima anche oltre i 100 metri, a seconda se la beccaccia sia rimasta nel punto d'atterraggio o abbia cominciato a pedinare, pratica molto comune durante le ultime settimane di caccia.
Ad ogni modo l'azione del beccacciaio sarà sempre e comunque molto lenta, guardinga, circospetta, a seconda dei casi aiutata anche da un leggero batter di coda - con buona pace dei puristi da libro dei sogni - prima di una probabile, nuova ferma, stavolta più solida ed espressiva. Il cane ha recuperato la lenza invisibile che lo separava dalla sua beccaccia, e ci sta dicendo che siamo proprio alle battute finali, che ora serve il guadino a piombo - il fucile - per catturare l'oggetto dei desideri. Poi l'involo, quasi sempre diversi metri davanti al cane, quasi mai di lato e assolutamente mai dietro il sedere dell'ausiliare. Altrimenti non siamo in presenza di un beccacciaio. Istruzioni d'uso per il bipede: compiere qualche passo in avanti, di fianco al cane, anticipandone il lavoro per quanto possibile per lo meno durante le battute finali, piazzandosi cioè in maniera favorevole e soprattutto cercando di fare meno casino possibile.
Sono questi cani qua, questi morbidi prestigiatori, che consentono ai cacciatori specialisti di riempire il carniere anche durante gli ultimi giorni di dicembre e il mese di gennaio, quando le beccacce sono furbe, smaliziate, padrone dei luoghi di svernamento in cui le si caccia ma anche, ed è giusto che sia così, ben nutrite e forti. Quei "fantasmi alati" che gli altri non vedono mai e che raramente sentono frullare nel fitto del bosco, diventano gli esami finali del cane beccacciaio e del suo conduttore, anch'egli specialista.
Agli altri cacciatori e agli altri cani, ugualmente degni di rispetto, un sorriso di simpatia insieme alle delizie tipiche della caccia generica. A presto per l'analisi del secondo dei tre requisiti del cane beccacciaio!
Daniele Ubaldi