Esiste una grande famiglia di calibri, tutti derivati da un unico bossolo lungo 57 mm, e più precisamente dal mitico dall’ 8 x 57 Mauser, che sono: il 5,6, il 6,5, il 7, l’8 e il 9 mm. E per raccontare le loro storie ho deciso di partire dal “Figlio Minore”, dal calibro 5,6 x 57 RWS che fu immesso sul mercato nel lontano 1964, sia in versione Rimmles per carabina sia in versione Rimmed con collarino per armi basculanti, come tradizione teutonica vuole. Deriva dal 6,5 x 57, che a sua volta era un diretto discendente del 7 x 57, da cui differisce soltanto per il solo restringimento del colletto e che fu la base di partenza per due calibri militari famosi come il 6,5 x 55 svedese e il 6,5 x 58 portoghese. Oggi, a distanza di oltre mezzo secolo, balisticamente parlando il calibro 5,6 x 57 RWS potrebbe essere considerato ancora molto valido ed attuale perché ha potenza e radenza da vendere, ma ormai è quasi del tutto scomparso dai cataloghi dei fabbricanti d’armi e di munizioni del mondo, eccetto che per qualche valido artigiano particolarmente nostalgico ed appassionato. La versione Rimmed è quella che ha avuto maggiore diffusione ed è nata per essere impiegata in fucili monocolpo kipplauf o misti combinati e destinata principalmente alla caccia al capriolo e al camoscio a lunga distanza, ma all’occorrenza sarebbe potuta essere sufficiente addirittura per il cervo. Qualcuno potrebbe storcere il naso riguardo a quest’ultima eventualità, sostenendo che è impensabile che un calibro simile potesse andar bene per abbattere un grosso ungulato, ma, credetemi, la potenza che può esprimere una buona palla (anche se di piccolissime dimensioni), spinta ad elevatissima velocità, è sorprendente. E’ mia opinione personale che i tedeschi abbiano sempre avuto la mania del voler abbattere i grossi selvatici con i piccoli calibri. Non a caso sono stati loro quelli che hanno etichettato il 7 x 64 come il miglior calibro per cacciare “tutta” la grande selvaggina europea. Negli anni 60-70 la progettazione tedesca in termini balistici era ferma o al massimo era orientata verso i calibri medi. In quel decennio sono nate delle splendide munizioni come il 6 mm Frerès, il 6,5 x 65 RWS e il 30 R Blaser, ma nella classe dei 5,6 mm (.224 millesimi di pollice) esistevano soltanto il 5,6 x 35 Vierling (praticamente identico e sovrapponibile al 22 Hornet) e il 5,6 x 52 R Savage.
Il 5,6 x 57 R fu progettato e prodotto per la caccia alla media selvaggina piuttosto che alla piccola, utilizzando palle da 74 grani (insoliti per la categoria) che dovevano essere sparate in canne con dei passi di rigatura (Twist) molto veloci di un giro in 10 pollici, contro i 12-14 pollici dei .22 ad alta intensità americani. Lo scopo era quello di aumentare le normali distanze d’ingaggio e di rendere il proiettile meno sensibile agli agenti atmosferici. Viste le prestazioni in gioco, palla da 74 grani (4,8 grammi) spinta a quasi 1100 m/s, con G.E.E. (taratura consigliata) a 215 metri il calo a 300 è di appena 16 cm, non capisco perchè il 5,6 x 57 (come pure l’8 x 68 S e il 9,3 x 64 Brenneke), non é riuscito a guadagnarsi l’appellativo di “Magnum”.
Come già detto, l’impiego d’elezione del nostro 5,6 è sempre stato la caccia al capriolo ed al camoscio anche a distanze elevate, ma nel corso degli anni ha dimostrato un’eccellente micidialità anche su selvatici di media mole come mufloni, daini e capre selvatiche, chiaramente se impiegato entro certi limiti e utilizzando le canoniche palle KS da 74 grani o ricariche con le SPEER SP da 70. Il 5,6 x 57 R possiede i non sottovalutabili pregi di avere un modestissimo rinculo, abbinato ad una precisione più che buona. Inoltre, la sua particolare cameratura (ha il colletto molto robusto) permette,dove consentito, anche l’uso di riduttori di calibro in 22 Hornet, 22 Mag o 22 LR. Le sue eccellenti prestazioni balistiche, con pressioni prossime alle 3800 atmosfere, lo collocano nella stessa categoria del 5,6 x 61 Vhon Hofe SE e del 220 Swift, quindi, a tutti gli effetti possiamo ritenere il 5,6 x 57 R uno dei calibri .22 a percussione centrale ad alta intensità più potenti mai progettati. Per esperienza personale posso dirvi che in buone mani e a distanze ragionevoli, il 5,6 x 57 R si è dimostrato validissimo sul terreno di caccia con abbattimenti netti e puliti, tanto da non far rimpiangere calibri superiori. Anzi, in alcuni casi si è rivelato fin troppo devastante.
E’ un calibro molto specialistico che può dare grandi soddisfazioni al cacciatore, ma purtroppo non è mai stato in grado di reggere la concorrenza con il più tranquillo e diffuso 5,6 x 50 R Magnum in armi basculanti e con il 22-250 in carabina. In Europa ed in particolare proprio nel suo paese d’origine, il 5,6 x 57 R è stato usato anche per la caccia ai tetraonidi e alla piccola selvaggina come volpi e marmotte, impiegando una provvidenziale palla blindata di tipo Vollmantel originale, molto simile per foggia e peso all’altra sola carica espansiva tuttora in commercio. Purtroppo, le cartucce d’origine tedesca sono spesso disponibili con una scelta di palle molto limitata, la loro diffusione è piuttosto modesta ed il costo proibitivo. Un’altra caratteristica che in passato ha fatto dubitare delle eccellenti doti di molti calibri europei è stata anche la scarsa costanza dei loro caricamenti, forse dovuto al fatto che il produttore ne distribuiva piccoli lotti.
Pur se in maniera minore, anche il 5,6 x 57 R non è immune ai difetti che affliggono tutti i calibri .22 iperveloci. Le sue palle temono parecchio il vento trasversale e se dovessero trovare sulla loro traiettoria un ben che minimo ostacolo, non si sa quale strada prenderebbero, o peggio ancora, potrebbero addirittura esplodere all’impatto. Oggigiorno i calibri maggiormente impiegati per la caccia al capriolo hanno delle caratteristiche di potenza e di velocità tali da risultare più idonei per cacciare i selvatici africani e del Nord America piuttosto che gli ungulati nostrani. Ricordatevi che in Europa con un modesto 270 Winchester potresti abbatterci di tutto e con un buon margine di sicurezza. Spesso acquistando una carabina non viene considerato il giusto connubio arma - ottica - munizione. Un grosso calibro è sinonimo d’arma pesante, un calibro magnum necessita di un canna lunga e quindi di un’arma ingombrante e un basculante dovrebbe, ma purtroppo non sempre è così, essere camerato in un calibro Rimmed. Non dimentichiamoci poi dello stile e del fascino che qualche cacciatore romantico ricerca ancora nella propria arma. Un elegante e leggero kipplauf in calibro 5,6 x 57 R, magari inciso con foglie di quercia e soggetti venatori in rilievo, è una scelta per intenditori dal palato fine, per quelli che amano praticare la caccia di selezione al capriolo o in alta montagna al camoscio, con un tocco di classe e di raffinatezza in più. Per fortuna ci sono ancora dei cultori della tradizione mitteleuropea che apprezzano queste cose ed è per loro che pochissimi costruttori d’armi fini di Ferlach, di Shul ed anche di Gardone VT, di Sarezzo e di Nuvolera producono su ordinazione dei veri e propri gioielli in calibro 5,6 x 57 R. Se vi dovesse venire la voglia di prenderne uno, magari fatevelo fare con la canna ottagonale, con i rinforzi a pipa, con la triplice Greener e con una bella incisione a cesello ben marcata alla tedesca e poi preparatevi a sborsare un piccolo patrimonio.
Visto che anche le munizioni commerciali oltre ad essere rare sono anche costose, chi con la sua arma vuole spararci un po’ per prenderci la dovuta confidenza ed ha un minimo d’esperienza nella ricarica casalinga può prepararsi delle ottime cartucce. I dies ricalibratori sono ancora facilmente reperibili. I bossoli nuovi li troviamo ovviamente soltanto della RWS. Come inneschi sono sufficienti i Large Rifle Standard e per la scelta delle polveri dovremo orientarci verso le poche disponibili sul nostro mercato e in funzione ai pochi dati di ricarica che si possono reperire nei comuni manuali in commercio. Elencherò alcuni dati estrapolati dai migliori: Hornady, VihtaVuori, Vectan SNPE, RWS. Sono tutti dosi da considerare come MASSIME e devono essere raggiunte per gradi partendo da pesi inferiori di circa il 5%.
Elencare il campionario completo delle palle che “potrebbero” andar bene per la ricarica del 5,6 x 57 R sembrerebbe impossibile, ma purtroppo non è così. Lo splendido calibro in oggetto dà il meglio di se soltanto con palle di un certo peso, quindi è meglio limitare la scelta a pochi tipi soltanto, come le KS RWS originali da 74 grani, le SPEER SP da 70, le Hornady SPBT da 60 e 70 grani, le Sierra SPBT da 65 e le Nosler Partition da 60 grani.
Il 6,5 x 57
Per la caccia in alta montagna e per la selezione esistono delle munizioni moderne e prestanti, ma molti cacciatori sono rimasti ancora attaccati alle tradizioni, continuando ad apprezzare calibri vecchi e superati. Uno di questi è il 6,5 x 57 Mauser, e di anni ne ha veramente parecchi perché ci risulta che la sua nascita risalga addirittura al lontano 1893. Frutto della mente geniale del grande Paul Mauser, a differenza di molti calibri coetanei la sua destinazione fu esclusivamente venatoria. Derivò dal 7 x 57, da cui differisce per il solo restringimento del colletto. Oggi è ancora un calibro estremamente valido ed attuale, sia nella versione Rimmed per basculanti sia nella variante Rimmles, per carabina. Il calibro 6,5 è sempre stato molto apprezzato dai cacciatori europei per la caccia alla media selvaggina. Sull’arco alpino è tuttora ammesso e viene considerato sufficiente anche per la caccia al cervo. Calibri come: il 6,5 x 54 Mannlicher Shoenauer, ormai relegato in soffitta; il 6,5 x 55 Swedish, con il quale, in tanti, si ostinano ancora a cacciarci l’alce e il 6,5 x 68 S, che di gran lunga è uno dei calibri più apprezzati per la caccia al camoscio, non hanno mai deluso nessuno.
Fino a poco tempo fa, chi desiderava un simile calibro in un’arma basculante, aveva ben poco da scegliere. La scelta si limitava al 6,5 x 57 R o al poco noto 6,5 x 68 R, così alla RWS di Trisdorf, come a voler colmare una lacuna, decisero di proporre un nuovo calibro: il 6,5 x 65 R. Speravano in un discreto successo commerciale, ma credo che ne abbiano avuto meno delle aspettative. Hanno dedicato tempo e denaro alla creazione di una nuova munizione, quando, potenziando i caricamenti del vecchio 6,5 x 57 R, avrebbero fatto sicuramente una mossa più azzeccata. Purtroppo tutte le cartucce di origine tedesca sono disponibili con una scelta di palle molto limitata e la loro diffusione è piuttosto modesta. Un’altra caratteristica che in passato ha fatto dubitare delle eccellenti doti di quei calibri è stata la scarsa costanza dei loro caricamenti. Chissà, forse questo è dovuto dal fatto che ne venivano prodotti pochi lotti alla volta. Ancora oggi il 6,5 x 57 R è uno dei calibri di maggior impiego in combinati e Kipplauf. Nei monocanna rigati è senz’altro il calibro che meglio si addice alla vocazione di quelle armi, alle quali non è mai stata richiesta una precisione da minuto d’angolo, anche se spesso sono in grado di esprimerla. Quello che si cerca in armi simili è la polivalenza nei combinati misti e la leggerezza nei monocolpo. In termini balistici il 6,5 x 57 R si interpone tra il 243 e il 270 W ed in armi basculanti è una valida alternativa ad entrambi. Lavora a pressioni inferiori alle 2900 bar, a differenza di un 270 Winchester, che supera i 3700. Non crediate poi che l’impiego venatorio dei due calibri sia tanto diverso. Una palla calibro 6,5 da 140 grani ha un coefficiente balistico pari a .491, lo stesso di una palla calibro .338 da 250 grani!! Purtroppo, come accennato prima, ciò che manca al nostro 6,5 è una scelta di cariche commerciali che lo possano effettivamente potenziare come meriterebbe.
Esistono in commercio quattro caricamenti RWS, quattro Hirtenberger e uno Sellier & Bellot. Se la loro reperibilità fosse facile e costante, ci si potrebbe accontentare, ma spesso, specialmente nelle piccole armerie, c’è poco da scegliere, anche su ordinazione. Il campo di utilizzo del 6,5 x 57 R spazia dalla caccia ai selvatici di piccola mole, come volpi e marmotte (impiegando la palla blindata, in passato veniva impiegato anche per la caccia alle otarde), alle grosse prede europee, come il daino, il cinghiale ed il cervo. Può essere ricaricato con palle di peso variabile dai 77 ai 160 grani, rientrando così nella categoria dei calibri “tuttofare”.
Poiché la caccia ai piccoli animali come quella ai grossi ungulati non è la sua specializzazione, limitiamoci a considerare il 6,5 x 57 R come un calibro tranquillo, adatto alla caccia dei selvatici a pelle morbida di peso non superiore a 150 chilogrammi. Possiamo considerare come limite massimo il cervo europeo, utilizzando palle pesanti ad espansione controllata. Ottime come sempre sono: le Nosler Partition; le Barnes X-Bullet; le Norma Oryx, Alaska e Vulcan; le Sierra e le Speer Round Nose; le Sako Gamehead; le Lapua Mega ecc. Per la caccia al capriolo e al camoscio, vanno bene i proiettili da 6–7 grammi (93-108 grani). Palle come le Nosler Ballistic Tip, le Sierra SPBT, le Hornady Spire Point e le RWS Teilmantel sono tutte in grado di svolgere bene il proprio lavoro.
Nella caccia a lunga distanza il 6,5 x 57 R evidenzia i suoi limiti. Tarando l’arma a 180 metri con una palla da 110–120 grani, avremo una caduta di circa 30 centimetri a trecento metri, che non è certo poca. Comunque, anche a quella distanza, il calibro conserva ancora un’energia di circa 1300-1600 Joule, più che sufficiente per abbattere un camoscio. Anche per il nostro 6,5 vale la regola fondamentale della caccia a palla: quando si cacciano selvatici di piccola mole a pelle tenera è bene utilizzare delle palle leggere a rapida espansione, mentre se ci apprestiamo a praticare delle cacce impegnative contro animali di grossa mole a pelle dura e forti incassatori è d’obbligo usare palle pesanti e ad espansione controllata. Si fa presto a trattare dei calibri su una base teorica o sulle esperienze degli altri. La conoscenza delle caratteristiche di una munizione si acquisisce provandola ripetutamente sul “campo”. Io sono un felice possessore di un Kipplauk Sabatti SLK 98 calibro 6,5 x 57 R, che purtroppo adopero poco perché, strano a dirsi, non sparo bene con un’arma eccessivamente leggera. Gestisco da diversi anni una riserva di caccia dove si pratica esclusivamente la caccia agli ungulati. Col tempo ho avuto l’occasione di saggiare, anche se usati da altri cacciatori, numerosi calibri, compreso il 6,5 x 57 R. Per rendersi conto della sua micidialità, un caro amico di Verona, che puntualmente un paio di volte all’anno viene a trovarmi per cacciare mufloni, daini, cinghiali e cervi, ha sempre utilizzato un Drilling Merkel calibro 12-12-6,5 x 57 R. Con le palle originali RWS da 108 grani Kegelspitz, gli ho visto fare delle cose che a raccontarle sembrano incredibili. Ha abbattuto di tutto, in modo netto e pulito, dalla beccaccia al cervo!!
Dopo quel che si è detto, potrebbe sembrare che il 6,5 x 57 R avrebbe soltanto pregi e nessun difetto. Purtroppo non è cosi. La scarsa scelta dei caricamenti originali e la carenza di dati per la ricarica ne condizionano parecchio il suo utilizzo. Per cercare di rimediare a questi handicap, mi sembra doveroso suggerire alcune ricariche, frutto di studi e prove sia in poligono che a caccia. Se la produzione di munizioni originali è modesta, la disponibilità di palle calibro 6,5 mm- 264 millesimi di pollice è notevole e variegata. Intendo trattare pochi pesi di palla specifici per un uso prettamente venatorio e in grado di soddisfare ogni esigenza, tralasciando i pesi di palla agli estremi della gamma. Nella scelta delle polveri siamo condizionati dai dati conosciuti e dalla disponibilità attuale. Particolarmente indicati si sono dimostrati i seguenti propellenti: Norma 204 e MRP; VihtaVuori N 135, N 140 e N 160; IMR 4350 e IMR 4831; Norma 204 e MRP; RWS 904 e 907; Winchester 785 e la Tubal 5000.
Consiglio inneschi standard Large Rifle come: i CCI 200, i Federal 210 e gli RWS 5341. Ricaricare il 6,5 x 57 R non presenta particolari problemi. Come per i calibri: 5,6 x 57 R, 7 x 57 R e 8 x 57 Jrs, è necessario procurarci i Die del calibro Rimmles (sempre Custom), perché quelli specifici per il calibro con collarino non esistono in commercio. Lo Shell Holder e il n° 26 della RCBS o il n° 11 della Pacific. Nel caso sia difficoltoso procurarli potrà andar bene il n° 4 della RCBS. I bossoli nuovi sono prodotti soltanto dalla RWS e sono caratterizzati da una robustezza fuori del comune; se ben curati consentono numerose ricariche. Le dosi sotto elencate sono da considerarsi MASSIME ed è bene raggiungerle per gradi, partendo da dosi inferiori di circa il 5 %. Le pubblichiamo a puro titolo informativo e sia l’Autore che la Redazione declinano ogni responsabilità per un uso errato di esse.
Qualsiasi palla verrà utilizzata, la lunghezza totale della munizione finita non dovrà superare i 77,5 millimetri. Di buon gusto in giro ne è rimasto veramente poco. Se un bel giorno deciderete di regalarvi un funzionale combinato o un raffinato Kipplauf, alla scelta del calibro ricordatevi che in circolazione c’è un arzillo vecchietto in grado di dare ancora molte soddisfazioni.
Il 7 x 57
Tra la fine dell’ottocento e gli inizi del .900 parecchi Stati del Nuovo e del Vecchio continente avevano un impellente bisogno comune: quello di riarmare i propri eserciti. La Grande Guerra era ancora lontana ma in molti già stavano facendo le prove generali! A quei tempi i cannoni erano abbastanza evoluti ed efficaci, cominciavano a circolare le prime mitragliatrici, ma i veri protagonisti sul campo di battaglia rimanevano pur sempre i fucili. Con l’avvento delle polveri infumi, la tendenza del munizionamento militare si orientò verso i calibri medi spinti a velocità sostenute. Tutti i principali costruttori si diedero un gran daffare per offrire ai loro governanti (ed anche, perché no, a chiunque avesse avuto l’intenzione di acquistarle, indipendentemente se fossero alleati o nemici) armi e munizioni sempre più letali e perfezionate. Nel 1892, quattro anni dopo la nascita del grande 8 x 57 J, il genio tedesco Paul Mauser progettò una munizione veloce, potente, precisa ed oltremodo radente: il 7 x 57. Era destinata al fucile Mauser 1889, ma dopo i primi collaudi non proprio entusiasmanti furono necessarie alcune modifiche prima che il 7 x 57 diventasse definitivamente il calibro d’ordinanza nel fucile modello 1893. La cartuccia militare più diffusa impiegava originariamente una palla calibro 7,21 mm (.284 millesimi di pollice) dal peso di 173 grani che raggiungeva la bella velocità di circa 700 metri al secondo, ma successivamente, tra i molti che l’adottarono, ci fu anche chi sperimentò dei proiettili dai 139 ai 175 grani. Il binomio arma-munizione ebbe comunque un notevolissimo successo, superiore a quello ottenuto da tutti gli altri concorrenti di allora. La Spagna e le sue nazioni satelliti acquistarono una tale quantità di fucili Mauser camerati nella nuova munizione che ben presto al calibro 7 x 57 venne anche dato l’appellativo di “spagnolo”. I primi ad accorgersi della supremazia del 7 Mauser, furono gli americani durante la guerra Ispano–americana (1898 – 1902) e gli inglesi nel conflitto Boero (1899 – 1902). Specialmente in Africa, contro i ribelli d’origine olandese, i soldati di Sua Maestà, armati con i vecchi Lee-Metford MKI calibro 303 British, subirono delle gravissime perdite, constatando a loro spese quanto fosse micidiale il connubio Mauser 7 x 57–tiratore boero. I coloni boeri prima che guerriglieri erano fondamentalmente degli eccellenti cacciatori e quindi riconoscevano alla munizione un’importanza uguale, se non superiore, all’arma stessa. Così, quando ebbero tra le mani i nuovissimi fucili mod. 93 e 95, cercarono subito di approvvigionarsi di cartucce selezionate che avessero pesi e tipi di palla simili. Quest’accortezza permise agli abili tiratori del Transvaal d’ingaggiare bersagli addirittura a più di cinquecento metri di distanza. Dopo la fine delle Grandi Guerre molte armi militari in circolazione, invece di essere consegnate alle autorità, furono ben lubrificate e nascoste nei solai e nelle cantine. I reduci appassionati di caccia a palla, o più semplicemente quelli che erano bisognosi di carne nobile e fresca, si trovarono tra le mani ottime carabine camerate in un calibro particolarmente idoneo (con munizioni espansive) per la caccia alla media selvaggina. Il glorioso 7 x 57 militare si ritrovò così congedato ma con onore. Per soddisfare la crescente richiesta di munizioni sportive, la DWM e la RWS produssero diversi caricamenti commerciali calibro 7 mm Mauser e ben presto gli affiancarono anche una versione Rimmed con collarino, per essere utilizzata in armi basculanti combinate. Se in America il 30.30 Winchester è il calibro che ha abbattuto più cervi in assoluto, in Europa quel primato spetta proprio al nostro 7 millimetri.
Nel controverso mondo della balistica esistono delle munizioni che suscitano più “simpatia” di altre, senza nessuna apparente giustificazione. Il 7 x 57 è uno di quelli, altrimenti non si spiega come mai è stato usato ininterrottamente in tutto il mondo per oltre un secolo, quando tutto sommato non possiede delle caratteristiche particolarmente eccezionali se paragonate a quelle di altri impianti balistici ben più moderni e prestanti. Qualcuno sostiene che la diffusione del 7 Mauser dipende anche dal basso costo delle armi sportive che lo camerano. Io non condivido assolutamente queste dicerie perché le medesime armi (tutte di produzione est europea) vengono comunemente offerte anche in molti altri calibri. Insieme al 6,5 x 55 Swedish, al 303 British e all’8 x 57 Mauser, il 7 x 57 è una delle poche munizioni europee a trovarsi tuttora nei cataloghi dei maggiori produttori di cartucce americani. Esistono almeno una trentina di ottimi caricamenti disponibili sul mercato e questa notevole offerta la considero abbastanza insolita se confrontata con quella disponibile per molti altri calibri più diffusi ed attuali.
Che cosa ne dobbiamo dedurre? Che nell’era dei Magnum, dei Super Magnum dei SAUM, degli Ultra,dei Wsm e Wssm, la vecchia la creazione di Paul Mauser nonostante tutto riscuote ancora molti consensi. Il 7 x 57 può montare delle palle (le stesse del 7 x 64 e del 7 mm RM) che variano dai 100 grani ai 177 grani, con una scelta di configurazioni veramente incredibile. I proiettili da 120-123 grani sono buoni per il capriolo ed il camoscio fino a 250 metri di distanza, mentre quelli da 140–150 grani sono perfettamente in grado di abbattere pulitamente daini, cinghiali e cervi di media mole. Palle più pesanti, nell’ordine dei 160–177 grani, sono sufficienti per la caccia a breve distanza a tutta la selvaggina europea. Il colonnello Jim Corbett, nei suoi famosi libri di caccia grossa in India, racconta di aver abbattuto tigri e leopardi con una carabina Rigby 275, calibro quest’ultimo, praticamente intercambiabile con il 7 mm Mauser. La bellezza di queste ed altre munizioni simili è che sono sempre state camerate in armi leggere, compatte, precise e di solito non sviluppano un rinculo eccessivo. Oltre che nei numerosissimi fucili ex ordinanza, il 7 x 57 è possibile trovarlo in vecchi Remington Lee e Rolling Block (chi ne possiede uno, occhio a spararci le munizione moderne, perché non di rado sfiorano i 3400 bar) e in molte carabine Bolt Action o a blocco cadente (Ruger N°1). Personalmente l’avrei apprezzato anche in un’arma semiautomatica.
In Italia il calibro 7 mm Mauser è ancora abbastanza diffuso, specialmente nella versione Rimmed, infatti, girovagando sulle nostre splendide montagne, si trovano ancora molti monocanna, combinati e drilling, camerati nell’onesta 7 mm tedesca con collarino. A tale proposito devo ricordare che tutto ciò che abbiamo detto per il calibro da carabina vale anche per la versione flangiata, compresi i dati di ricarica se ridotti di circa l’8%, in virtù della minore robustezza delle armi basculanti. Non esiste Ditta produttrice di materiali per la ricarica che non abbia stampato degli opuscoli con delle dosi di ricarica molto precise sul 7 mm Mauser, ne elencherò alcune estrapolate dai migliori e più qualificati Manuali. Sono comunemente reperibili: i Dies e relativi Shell Holder, i bossoli, gli inneschi di tipo standard e un’infinità di palle calibro .284 millesimi di pollice (in particolare le nuovissime “Bonded”), in grado di trasformare questo bel calibro ultracentenario in una munizione moderna, versatile e piacevole da sparare. Le dosi sott’elencate devono essere considerate come MASSIME ed è meglio raggiungerle per gradi partendo da dosi inferiori di circa il 5%.
Negli ultimi anni abbiamo assistito alla proliferazione di nuove cartucce metalliche sempre più potenti ed esasperate. Soprattutto per le cacce nostrane, non siamo in pochi quelli che continuano a credere ancora ciecamente nelle modeste prestazioni di alcuni calibri che hanno già festeggiato o stanno per festeggiare i cento anni di età. Il 7 x 57 Mauser è uno di quelli.
L’ 8 x 57 JS
Ho avuto la fortuna di poter cacciare in alcuni stati europei a varie specie selvatiche e con diverse tecniche di caccia, ma c’era una costante che accomunava tutte quelle spedizioni, uno dei calibri utilizzati dai guardacaccia: l’8 x 57 JS Mauser. In Austria, Slovenia, Croazia, Ungheria, Bielorussia e in Svezia, almeno uno dei nostri accompagnatori utilizzava e soprattutto “consigliava” quella munizione. I maliziosi potrebbero pensare che quel fenomeno fosse dovuto all’enorme disponibilità di vecchi fucili Mauser K 98 o derivati, oppure dal surplus di munizionamento militare, ma mi dispiace deludervi perché tutti quegli esperti cacciatori impugnavano delle belle carabine da caccia sportive munite di ottica da mira. Inoltre, e questa è una notizia abbastanza recente, un famoso cacciatore ed illustre rappresentante del Safari Club International ha affermato che, dopo aver provato molti calibri per la caccia grossa europea, è ritornato al vecchio ma pur sempre valido 8 x 57 Mauser. Lo sapevate che in Europa questa cartuccia ultracentenaria è amata e utilizzata almeno quanto il 30.06 lo è in America? Come è possibile che alla soglia del terzo millennio molti cacciatori ancora non riescano a rinunciare al papà e alla mamma di tutta la grande famiglia delle munizione metalliche?
L’8 x 57 J nasce nel 1888 come munizione militare da un progetto congiunto tra il grande Paul Mauser ed un gruppo di tecnici incaricati dall’arsenale di Spandau di riarmare l’esercito tedesco. Quel provvedimento fu necessario perché, con la guerra alle porte, i vecchi Mauser–Mannlicher modello 1871-84 in calibro 11,15 x 60 R a polvere nera erano ormai diventati obsoleti sia come meccanica sia come munizionamento. Il team incaricato al progetto scelse come calibro il 7,9 mm, lo abbinò ad un bossolo moderno tipo “Rimmles” lungo 57 millimetri e lo denominò 8 x 57 “J”, abbreviazione di Jinfanterie Patronen. La nuova munizione riusciva a lanciare una palla Round Nose a testa tonda da 14,7 grammi (circa 227 grani) alla bella velocità di 640 metri al secondo, un risultato veramente eccezionale per gli standard di quei tempi. Entrò in servizio e vi rimase soltanto per circa un decennio, fin quando Herr Mauser non perfezionò definitivamente il fucile modello Karabiner 1998 e conseguentemente ne ridisegnò anche il munizionamento. Il genio tedesco sviluppò una palla migliore, a base rastremata e con la punta acuminata (Spitzgeschoss), in un nuovo diametro di 8,2 millimetri (.323 millesimi di pollice) e dal peso di soli 9,98 grammi (154 grani). Quest’ultima versione era in grado di raggiungere tranquillamente gli 860 metri al secondo e senza sviluppare pressioni eccessive. Alla vecchia denominazione 8 x 57 J si aggiunse la sigla “S”, che stava ad indicare non solo il tipo di palla ma anche la maggiorazione del calibro rispetto a quello precedente. E per cercare di ridurre al minimo il rischio di camerare una cartuccia in calibro JS (8,2 mm) in una forata “J” (7,92 mm), alla nuova munizione verniciarono gli inneschi di nero e impressero sulle palle un solco zigrinato.
Le notevoli prestazioni dell’ 8 x 57 JS Mauser JS, abbinate ad un’arma come il K 98 (ancora oggi considerato uno dei migliori fucili ad otturatore mai costruiti), furono una combinazione micidiale che in combattimento diede molto filo da torcere agli Alleati e che oggigiorno rende ancora felici parecchi appassionati di armi Ex ordinanza. Comunque, per quanto il buon 8 mm Mauser possa essersi fatto onore in alcune guerre (due mondiali e qualcun'altra “minore”), come al solito il nostro interesse nei suoi confronti è prettamente venatorio; quindi cercheremo di capire insieme le ragioni del suo successo nelle foreste di tutta Europa.
Credo che non esistano dei calibri che abbiano abbattuto tanti animali quanti ne ha abbattuti l’ 8 x 57 JS, forse si contende il primato col 30.06 Springfield e con il 303 British, ma indubbiamente è stato, ed è tuttora, un ottimo calibro per tutta la caccia alla media selvaggina, anche robusta e resistente ed a buona distanza. Inoltre, c’è da ricordare che il successo e quindi la diffusione di una munizione sportiva dipende molto dalla bontà delle armi che la camerano e dalla scelta e dalla qualità delle cartucce commerciali disponibili. Proprio grazie alla scarsezza di caricamenti, molti validi calibri di origine europea hanno avuto grosse difficoltà ad imporsi. Cartucce originali in calibro 8 x 57 JS Mauser furono prodotte per oltre mezzo secolo soltanto dalla DWM e dalla RWS e sempre con palle molto pesanti nell’ordine dei 196-200 grani. Questo in teoria avrebbe dovuto frenarne parecchio l’utilizzo da parte degli esigenti cacciatori del vecchio continente, mentre non solo si sono accontentati di “quel che passava il convento” ma hanno saputo anche utilizzarlo a dovere.
Una palla da 8,2 millimetri di diametro comincia ad essere un calibro di tutto rispetto, capace di un buon impatto e quindi discretamente lesivo. Una volta un vecchio cacciatore di cervi austriaco mi confidò che per abbattere un grosso coronato era sufficiente una fucilata, non certo una cannonata! Come possiamo dargli torto? Cosa credete, che fino a 150-180 metri di distanza palle come le RWS KS e DK o la Barnes –X da 180 grani spinte a circa 820 metri al secondo, oppure come le Norma Oryx, e Vulcan o la Brenneke TUG da 198 grani spinte a 770 metri al secondo non siano in grado di abbattere pulitamente un cinghiale, un daino, un cervo o addirittura un’alce europeo? In una vecchia ma pur sempre bellissima Enciclopedia della Caccia dell’Editrice Sadea Sansoni consigliavano l’8 x 57 Mauser addirittura come un ottimo calibro per la caccia allo stambecco alpino. Attualmente la vecchia munizione tedesca viene offerta da tutte le case produttrici sia europee sia statunitensi e sono facilmente reperibili come componenti per la ricarica in confezioni sfuse anche delle splendide palle calibro .323”. Oltre alle comuni ogive da 181, 187, 196, 198 e 200 grani se ne trovano anche di ottime da 150, 170, 175 e 220 per un totale di oltre trenta tipi!
Qualcuno di voi ha per caso letto il libro “Jakob il bracconiere”? Se non lo avete fatto compratelo perché è un romanzo molto bello ed il vecchio protagonista è veramente simpatico. Nel libro, Jakob racconta che per abbattere i primi camosci a lunga distanza usava un vecchio Mauser K 98 dotato di ottica! Mi permetto di poter ritenere l’8 x 57 JS buono per il capriolo, ottimo per il daino ed il cinghiale (compresi quelli bielorussi, carpatici, bulgari ecc) e sufficiente anche per il cervo, l’orso e l’alce, ma per la caccia al Re delle vette non credo sia molto indicato, anche utilizzando palle da 150-170 grani. C’è però da dire che se un giorno, per qualche motivo particolare vi capiterà di dovervi recare a caccia di camosci in Slovenia o in Croazia senza il vostro fucile (come è successo al caro amico Vincenzo!!), gli accompagnatori del posto saranno felicissimi di affittarvi le loro belle carabine Zastava in calibro 8 x 57 JS caricate con palle di peso ed origine sconosciuti. Purtroppo quasi tutte le munizioni originali disponibili sul nostro mercato ricalcano l’antica tradizione che lo vedeva impiegare sempre palle di buon peso. Questo, secondo la mia opinione, è un vero peccato, perché se l’8 x 57 JS venisse caricato con dei proiettili più leggeri e moderni, verrebbero incrementate notevolmente le sue già ottime prestazioni balistiche. Quando mi dedico alla sua ricarica (anche nella versione Rimmed con collarino JRS), preferisco utilizzare delle palle da 150–170 grani, come le ottime Hornady SP, le ABC della Hirtenberger, le Sako Gamehead o le RWS KS, ma è una questione di gusti personali e quindi chiunque abbia un minimo di esperienza può facilmente prepararsi in casa delle ottime munizioni in base alle proprie esigenze. Tutto il materiale necessario è comunemente reperibile; per gli inneschi non è il caso di muoverci dai normalissimi Large Rifle Standard e per le dosi possiamo utilizzare quelle che consigliano i migliori manuali. Ne ho scelte qualcuna da considerarsi come MASSIME e quindi da raggiunte per gradi partendo da pesi inferiori di circa il 5%.
Il 9 x 57
Su questo calibro c’è davvero pochissimo da dire perché la sua diffusione è stato molto limitata. Era principalmente nata per armare quei coloni tedeschi che si erano recati in Africa ed avevano bisogno di una cartuccia in grado di abbattere le grosse antilopi presenti nel Continente Nero. Il diametro originario dei proiettili era di circa 9,042 mm e il loro peso poteva variare dai 245 ai 281 grani. Erano pressocché introvabili a quei tempi, perchè già stavano prendendo piede i più energici e prestanti 9,3 x 62, 9,3 x 64 e 9,3 x 74 R. Comunque, fino a qualche anno fa, era possibile reperire delle munizioni originali prodotte dalla DWM, dalla RWS, dalla Kynoch e addirittura dalla Browning FN.
Marco Benecchi