Nonostante le sue origini statunitensi, tutte le volte che sento nominare il calibro 22 Hornet il mio pensiero va alle antiche tradizioni venatorie mitteleuropee. Infatti, per decenni, questo bel calibro ed il suo equivalente europeo, il 5,6 x 35 Vierling, sono stati i più usati per la caccia ai tetraonidi pregiati (cedrone, gallo forcello, francolino) e quelli maggiormente camerati in armi basculanti a tre e più canne. Armi che ritengo, a torto o a ragione, come la massima espressione armigera tedesca ed austriaca di tutti i tempi. Non so quanti di voi hanno avuto la fortuna di poter ammirare dal vivo, o solo di vedere in fotografia, quei gioielli della meccanica che sono i drilling con la terza canna posta all’interno della bindella oppure i Vierling a quattro canne, due sovrapposte e due laterali. Nel novanta per cento dei casi una delle canne è appunto camerata in calibro 22 Hornet (5,6 x 36 R) o in 5,6 x 35 R. Vorrei subito specificare che questi due piccoli - grandi calibri sono pressoché identici, tanto da consentirne la perfetta intercambiabilità. Personalmente ho avuto modo di sparare il 5,6 x 35 R sia con un riduttore di calibro 5,6 x 50 R Magnum-22 Hornet in un kipplauf Zanardini, sia in una carabina Walther KKJ Stutzen senza nessun problema. Il 22 Hornet fu progettato in America da un team di tecnici dell’Arsenale Militare di Springfield tra la fine degli anni venti e gli inizi dei trenta. Sembra che derivi dal .22 WCF che, caricato con polvere nera e camerato nel fucile Winchester modello 52, era destinato esclusivamente ad un uso sportivo. La prima arma che invece fu commercializzata in calibro .22 Hornet fu la Savage mod. 23-D. La carabina Savage, con funzionamento ad otturatore scorrevole–girevole, molto ben fatta e caratterizzata anche da un’eccellente rapporto qualità–prezzo, abbinata alle rivoluzionarie (per quei tempi) caratteristiche balistiche del calibro, contribuì notevolmente alla diffusione del .22 Hornet. Una cartuccia davvero piccola di dimensioni, ma capace di esprimere insospettabili energie e una notevole precisione intrinseca. E anche se in Italia è purtroppo vietata per la caccia (la legge attuale impone come lunghezza minima di bossolo i 45 mm), può regalarci dei momenti di grande svago su bersagli e barattoli, con minimi consumi di polvere, per la gioia dei ricaricatori.
La .22 Hornet (hornet in inglese significa “calabrone”) fa parte di un gruppo di munizioni comparse più o meno in quegli anni, che comprendevano la .218 Bee, la .219 Zipper e la .219 Danaldson Wasp. Quasi tutti questi calibri sono stati notevolmente ridimensionati nella loro diffusione in seguito alla comparsa del .222 Remington e da quei mostri di potenza che sono il .224 Wetherby, il 22-250 Remington e il 220 Swift. La .222 Remington s’impose subito e acquistò larghissima diffusione grazie alla sua eccezionale precisione intrinseca e al felice rapporto tra capacità e calibro che ne fece, fino alla recente apparizione della 6 mm PPC, la cartuccia più precisa in assoluto mai vista sul mercato. Nonostante questo, la .22 Hornet non è scomparsa del tutto, è ancora in produzione da parte della Remington, della Winchester e della Federal negli Stati Uniti e della RWS in Germania. La .22 Hornet è tuttora abbastanza diffusa negli States, anche perchè molte ditte continuano ancora a produrre carabine per essa camerate. La Anschütz propone due modelli per la piccola caccia (ovviamente ove consentita con questo calibro), il mod.1730 e il mod.1733 e il modello 1432 da tiro. La Ceska Zbrojovka di Uhersky Brod nella Repubblica Ceca offre il modello 527 ed è fortunato chi ancora riesce a scovare in qualche armeria di provincia la più bella carabina calibro 22 Hornet mai costruita: la Walther KKJ. Ed è proprio con quest’ultima che ho avuto modo di apprezzare la simpatica cartuccia, le cui dimensioni e le cui personalità si armonizzano perfettamente con l’arma tedesca e che, seppure a diversi anni dalla sua nascita, offre molti vantaggi su altre, più moderne e autorevoli, munizioni calibro .224. I vantaggi consistono nella sua grande compattezza, nel bassissimo livello di esasperazione, nello scarsissimo rumore dello sparo, nella totale assenza di rinculo e nell’eccellente precisione intrinseca.
Chi di voi ha visto il film “Il giorno dello Sciacallo”? Se ci fate caso, l’arma artigianale costruita in Italia (e dove se no!) usata dal killer per attentare alla vita del presidente De Gaulle era inconfondibilmente in calibro 22 Hornet! La capacità del bossolo della .22 Hornet è molto bassa, non supera infatti i 12-13 grani di polvere, e questo comporta diverse difficoltà nella ricarica, tra le quali la scelta obbligata di propellenti molto vivaci e di palle di peso non superiore ai 45 grani. Infine, il calibro dimostra un’estrema sensibilità anche alle più piccole variazioni di dose o in funzione della capacità dei bossoli (che cambia sensibilmente tra marca e marca). Ciò non vuol dire che in questo calibro non sia possibile usare palle da 50 e anche da 55 grani, ma questi proiettili riducono molto lo spazio a disposizione della polvere, già di per sé notevolmente limitato, generando quindi velocità molto basse. Le prestazioni ottenibili con le palle di 40 e 45 grani, che possono essere spinte anche a 2.800-2.900 ft/sec (850-880 m/sec circa) con relative energie di 90-00 chilogrammetri sono invece decisamente buone.
Negli Stati Uniti la 22 Hornet è selettivamente destinata a ratti, scoiattoli, cani della prateria, conigli selvatici e corvi. Da noi, visto che il calibro non è utilizzabile in ambito venatorio, non possiamo neanche inserire nella Carta Verde Europea un arma in esso camerata. Un vero peccato secondo me perché le sue caratteristiche potrebbero, al limite, renderla idonea, a breve distanza, perfino per animali come volpi e caprioli. Qui lo dico e qui lo nego, conosco un vecchio cacciatore che con un 22 Hornet ha “terrorizzato” la selvaggina d’intere montagne, e guai a chi gli dice che non è un calibro adatto per cacciare i camosci. Sempre in America , la Hornet è impiegata dai cacciatori di animali da pelliccia di piccole dimensioni, caricata con palle di 55 grami Fmj che non si espandono e non danneggiano le pelli. Come in Europa è utilizzata per le pernici bianche, per il francolino, per il gallo forcello e per il gallo cedrone, tutti selvatici che vengono cacciati solo per il trofeo e che quindi devono essere poco danneggiati per poter essere imbalsamati con successo.
A parte gli impieghi venatori, la Hornet è una cartuccia piacevolissima e divertente da sparare su bersagli inanimati in tutte le più strane fogge, sui quali le piccole e fragili palle di 40 e 45 grani danno effetti esplosivi e spettacolari fino a 100 metri. Per quest’uso, la sua precisione e l’assenza di rinculo, così come lo scarsissimo rumore, si fanno molto apprezzare in campagna più che al poligono.
Di solito le canna delle armi camerate in 22 Hornet sono lunghe 600 mm (circa .24 pollici), più che sufficienti per consentire ai propellenti vivaci usati dalla Hornet di accelerare al meglio le piccole 40 e 45 grani. Ricaricare il 22 Hornet non presenta assolutamente problemi. I dies ricalibratori sono abbastanza facili da trovare anche se non sono prodotti da tutte le più note case produttrici. E’ scontato che un buon ricaricatore recuperi sempre i bossoli sparati, ma comunque si trovano sul mercato dell’usato. Gli inneschi da usare sono gli Small Rifle, ottimi: gli RWS 4033, i Federal 205, i CCI 400 e i CCI Bench Rest 4, mentre per la scelta dei propellenti dobbiamo ripiegare su quelli maggiormente disponibili sul nostro mercato, come: Vihatavuori N110, ICI Revolver N° 1, Bascheri & Pellagri M410, Norma R123, IMR 4227, Norma 200, Vectan Sp3, Hodgdon H110 e Winchester 296). Anche se il 22 Hornet rientra nella schiera dei calibri che “potrebbero montare” tutte le palle da 224 millesimi di pollice pari a 5,69 mm di diametro, originariamente adotta palle da .223” pari a 5,66 mm. I migliori costruttori di ogive hanno in catalogo proiettili specifici proprio per l’Hornet. Elencherò una tabella di ricarica con delle dosi da considerarsi come MASSIME. Devono essere raggiunte per gradi partendo da dosi inferiori. Indipendentemente dal tipo di palla scelta, la lunghezza complessiva della palla (OAL) è bene che non superi i 44,5 mm.
POLVERE DOSE (grani) PALLA (grani) VELOCITA’ (ft/sec)
Voglio concludere con un augurio. Chissà se in futuro il buon vecchio calibro 22 Hornet potrà mai ritornare a gironzolare per i boschi italiani? Camerato in carabina, kipplauf oppure in una pregiatissima arma combinata non ha importanza, l’importante è che chi vorrà utilizzarlo abbia la possibilità di farlo!
Marco Benecchi