Ancora oggi, nell’era della meccanica perfetta, dell’High Tech, degli acciai inox, dei materiali sintetici e dei calibri ipertrofici, quando partecipi a una grande battuta al cinghiale puntualmente vedi che oltre ai raffinati express e alle immancabili semiautomatiche, alcuni cacciatori impugnano anche delle carabine a leva stile “Old Western”. E questo secondo me è un fatto positivo, perché la carabina a leva è un’ottima arma da caccia, nata quasi due secoli fa come un’arma da sopravvivenza che poteva essere pronta all’uso, e quindi salvarti la vita, in una frazione di secondo con un rapido e fluido movimento di una sola mano. Nonostante la carabina a leva sia sempre stata abbinata al nome di Oliver Winchester, quella che invece ha sempre meglio rispecchiato le caratteristiche che dovrebbe avere un arma da caccia è sicuramente la bella Marlin modello S calibro 444, messa a punto da John Malone Marlin (sembra su disegno di L.L. Hepburn) nel lontano 1949. Marlin, per progettare la nuova arma, ovviamente partì dalla carabina modello 336 calibro 30.30, 35 Remington (1894), che già possedeva un chiavistello di chiusura molto robusto, la finestra d’espulsione laterale e il castello predisposto per ricevere l’attacco per l’ottica. Ma nella 444 S J. M. Marlin apportò alcune sostanziali modifiche, come allungare la canna a 24” (610 millimetri), dotarla di una micro rigatura (Micro Groove) a 20 principi, accorciare il serbatoio tubolare a due terzi della canna atto a contenente cinque cartucce, modificare il calcio a pistola, dotarlo di calciolo antirinculo e di mire metalliche particolarmente curate, più adatte ad un uso venatorio. A dimostrare la bontà del progetto basti vedere che, a distanza di così tanto tempo, quella semplice, robusta e funzionale meccanica è rimasta tuttora invariata. Infatti, se il successo ottenuto dalle carabine a leva Marlin nel mondo deriva da molti fattori, il più importante è proprio l’estrema semplicità e l’assoluta affidabilità del loro funzionamento. Nella Marlin 444 la sequenza delle operazioni di apertura e di chiusura dell’otturatore, di espulsione del bossolo sparato, di armamento del cane, d’incameramento della successiva cartuccia, viene eseguita manualmente tramite una breve corsa di una leva situata al di sotto del castello solidale con il guardavano.
LA MECCANICA: A differenza di molte altre carabine a leva, la Marlin ha adottato un otturatore cilindrico che, comandato dalla leva mediante un’appendice incastrata sul corpo, scorre nella sua sede-guida in modo perfettamente rettilineo. La chiusura avviene con un singolo chiavistello scorrevole verticalmente, che va ad incastrarsi sul retro dell’otturatore. Questo comporta un movimento abbastanza lungo della leva (circa 90° con una corsa dell’otturatore di 70 mm), che è però facilitato dall’ottima ergonomia sia dell’impugnatura sia della leva vera e propria. Il cane viene armato dal moto retrogrado dell’otturatore e va ad impegnarsi direttamente sulla leva di scatto comandata dal grilletto. L’alimentazione è la classica adottata da tutte le armi di questa categoria, ossia mediante elevatore-interruttore a bilanciere. La cartuccia, spinta dalla molla del caricatore tubolare, viene a trovarsi sul cucchiaio elevatore che, sotto l’azione della leva, prima la solleva e poi ne assiste la corretta cameratura. L’arma dispone di un validissimo sistema si sicurezza che impedisce spari accidentali se l’otturatore non è completamente chiuso e/o se la leva di comando non è perfettamente impugnata. L’estrattore è a gancio, costruito in semplice e robusta lamiera a T, ed è posto con un collarino entro una fresatura dell’otturatore. L’espulsore è su molla laminare incastrata nella parte sinistra della culatta. Il serbatoio è tubolare come quello dei comuni semiautomatici a canna liscia e può contenere cinque cartucce. Sempre come i semiauto, anch’esso svolge la funzione di tutore dell’astina.
LO SCATTO: Lo scatto non è certo leggero, intorno ai 2.400 grammi, ma molto netto e senza incertezze o impedimenti. Credo che sia uno dei migliori da me provati in armi a leva. Il cane compie un arco di caduta relativamente breve (circa 60°) con una velocità di caduta media. C’è da dire che durante una ripetizione veloce del colpo, il tiratore deve stare molto attento a non ferirsi il dito indice con il grilletto.
MATERIALI: La carcassa, il sistema di chiusura, il gruppo scatto e il sottoguardia-leva sono tutti in acciaio al Cromo-Molibdeno ad alta resistenza, lavorato internamente per asportazione di truciolo. Le molle sono in acciaio armonico e l’otturatore è al Nikel-Cromo.
LE MIRE: Gli organi di mira sono costituiti da una tacca a foglietta abbattibile, regolabile in elevazione e di un mirino fisso a laminata, dotato di grano di ottone fissato mediante incastro trasversale su zoccolo.
LA CALCIATURA: La calciatura della 444 S è un inno all’efficienza e alla semplicità. E’ costruita in due pezzi, in noce americano di buona qualità. Il calcio si smonta svitando due viti: una posta sul prolungamento della culatta e l’altra posta nel sottoguardia. L’astina può essere rimossa dalla canna semplicemente allentando le due viti che si trovano nella cravatta metallica che la tiene solidale al serbatoio tubolare. Non è presente nessun tipo di orpello né tanto meno zigrino e, detto tra noi, potevano risparmiarci il caratteristico inserto bianco tra la coccia in materiale plastico e il legno. Molto comodo il calciolo in morbida gomma ventilata della Pachmayr, che aiuta molto quando si sparano cartucce abbastanza “toste” e/o quando s’indossano indumenti leggeri.
FINITURE: L’arma, per essere commercializzata sia negli USA sia in Europa a prezzi competitivi, è fin troppo rifinita. Presenta una finitura delle superfici ottima e una brunitura di tutto rispetto. Molto piacevole è la doratura del grilletto, come la scelta della venatura dei legni. L’otturatore è tirato a lucido e le sedi delle tanti viti esposte, sono molto ben eseguite. Ripeto, per essere un’arma da “caccia” che rientra nella fascia media di mercato è costruita con grande maestria.
IMPIEGO PRATICO: Le potenzialità balistiche della carabina Marlin 444 sono eccezionali. L’arma ha dimostrato di funzionare perfettamente sia con le cartucce originali sia con quelle ricaricate. La palla che meglio esalta la munizione è quella da 240 grani, perché capace di sviluppare energie alla bocca di tutto rispetto. Quindi non c’è da meravigliarsi se per la caccia al cinghiale in battuta il 444 Marlin risulta molto potente ed a volte abbastanza distruttivo. Dato che la cartuccia cal. 444 è intrinsecamente molto precisa, se dotiamo l’arma di sistema di mire idonee, le sue capacità di raggruppamento anche a distanze medio–lunghe (fino a 150 metri!) sono notevoli. Per le prove ho usato diverse munizioni, ma i migliori risultati li ho ottenuti con la seguente ricarica: palle originali Remington da 240 grani SP o Hornady XTP spinte da 49 grani di polvere Norma 200 e innesco CCI Large Rifle 200. Con esse non ho mai avuto problemi a fermare coriacei cinghiali ed anche grossi daini, sempre se tirati entro i cento metri e ben colpiti. Ovviamente occorre una forte crimpatura. Come ho avuto occasione di dire spesso nei miei articoli sulla caccia al cinghiale, le moderne palle da caccia calibro .44 millesimi di pollice (10,9 mm) hanno dimostrato una buona efficacia anche su capi di taglia sostenuta, e in particolare di lavorare egregiamente sia contro grandi ossa sia contro grosse masse muscolari, determinando vaste aree di influenza accompagnate da elevate percentuali di arresto. Comunque, stando a quel che dicono i nostri colleghi d’Oltreoceano, le moderne carabine a leva Marlin calibro 444 sono perfettamente in grado d’insidiare qualsiasi selvatico dalla mole di un cane della prateria a quella di un alce, di un grizzly, di un bisonte e così via. Nel nostro ben amato Paese, fino a pochissimi anni fa la carabina a leva veniva utilizzata da un numero veramente esiguo di appassionati soltanto nelle battute al cinghiale, mentre oggi, visto che in molte riserve private vanno di moda le “Monterie” alla spagnola, dove oltre al Re della Macchia è possibile tirare anche a cervi, daini e mufloni e che si sta sempre più sviluppando la caccia in girata-guidata e alla cerca (magari con un buon cane limiere), la carabina a leva potrebbe essere veramente un’ottima scelta. Infatti é corta, leggera, maneggevole, pratica, funzionale ed anche, perché no, economica. Purtroppo, per quanto il suo leverismo possa essere ben fatto e rifinito, affinché la ripetizione dei colpi sia abbastanza veloce il cacciatore che vuole usare una carabina a leva le deve assolutamente dedicare molta più pratica di quanto magari ne dedicherebbe a una semiautomatica o ad un express. La Lever Action la vedrei indicata anche per braccaioli e canai che, essendo costretti a muoversi nel folto, spesso sono costretti a scaricare e ricaricare le loro armi tutte le volte che devono attraversare ambienti particolarmente difficili ed angusti. Se durante le battute avessero con loro una Marlin 444 scarica ma con belle cartuccione nel serbatoio, potrebbero scorrazzare tranquilli per i boschi nella più completa sicurezza, ma avrebbero la possibilità di diventare armi letali in una frazione di secondo. Per ultimo mi sento in dovere d’informare i nostri lettori (perché non credo che lo facciano né i costruttori né gli armieri!) che le vecchie Marlin hanno bisogno di un’accurata taratura delle mire metalliche prima di poter essere utilizzate seriamente a caccia.
Marco Benecchi
SCHEDA TECNICA
Costruttore: Marlin Firearms Company • P.O. Box 1871 • Madison, NC 27025 • Tel. 800-544-8892
Importatore – Distributore Paganini spa via Regina Margherita Torino
Modello: 444 S
Tipo: carabina da caccia a ripetizione a leva
Impego specifico: caccia in battuta in ambiente molto fitto.
Arma adatta anche per la difesa abitativa
Funzionamento: con movimento a leva
Chiusura: mediante traversina verticale
Calibro: 444 Marlin (10,92 x 55 R)
Canna: in acciaio speciale trattato termicamente lunga 610 mm – 24”
con microrigatura (brevetto Micro Grove) destrosa a 12 principi con twist (passo) un giro in 8”
Sistema di percussione: indiretto, a mezzo cane estero su percussore flottante
Alimentazione: caricatore tubolare posto sotto la canna dalla capacità di 5 cartucce
Congegno di scatto: ad azione singola, diretto con peso di circa 2.400 gr.
Estrattore: a gancio laminare a fascia sulla testa dell’otturatore
Espulsore: fisso laterale ad incastro
Mire: tacca di mira abbattibile regolabile nei due sensi (altezza e deriva). Mirino montato su zoccolo regolabile in deriva
Castello: predisposto per il montaggio di ottica da mira, con 4 fori filettati 6/48” UNS
Congegno di sicurezza: Sicura al grilletto, alla leva, al percussore e mezza monta del cane.
I modelli più recenti sono provvisti anche di sicura manuale a traversino
Calciatura: E’ in due pezzi e in noce americano. Senza zigrino, con calciolo Pachmayr.
Sono previste le magliette portacinghia a sgancio rapido
Peso: 3,400 kg ca.
Lunghezza totale: 1100 mm
Materiali: culatta, gruppo scatto e sottoguardia con leva tutto in acciaio al CR-Mo. L’otturatore è al Nokel - Cromo.
Il calibro 444 MARLIN
Il 444 Marlin fu progettato nel lontano 1964 dai signori Thomas Robinson e Artur Burns, rispettivamente direttori dei reparti Ricerca-Sviluppo e Metallurgico della Marlin, per essere camerato nelle omonime carabine con funzionamento a leva “Lever Action”. L’idea dei progettisti fu quella di fornire ai cacciatori nordamericani un’arma leggera, maneggevole, compatta e di grande potenza, con cui cacciare i selvatici di grossa mole in terreno boschivo e coperto. Col tempo però, il provvidenziale collarino Rimmed e le eccellenti doti balistiche trasformarono il 444 Marlin nella munizione ideale per la caccia al cinghiale, tanto che oggi è uno dei calibri più amati e richiesti proprio negli express da battuta. Esistono versioni discordanti sulle sue origini. Il suo bossolo è sorprendentemente simile a quello del calibro 44 Van Houten Super, a sua volta ideato da E.B. Van Houten e da “Lucky” Wade di Phoenix, derivato dal bossolo della 30–40 Krag semplicemente allargandone il colletto. Altri sostengono invece che lo sviluppo del bossolo cilindrico del 444 Marlin sia avvenuto partendo da uno semi-finito calibro 30.06 (tanto per cambiare!!), ad opera di Burns e di un tecnico della Remington, Earl Larson. Quel che è certo, grazie appunto all’interessamento di Larson, è che la Remington iniziò finalmente la produzione commerciale del 444 con una palla da 240 grani ( 730 metri al secondo e circa 400 chilogrammetri di energia alla bocca!) e successivamente con un’altra da 265 grani (660 m/s e relativi 350 kgm). Secondo me il calibro 444 Marlin (10,91 mm) alla fin fine non è altro che un comunissimo 44 Remington Magnum con il bossolo allungato da 32,5 mm a 56,52 mm. Infatti, con pochi accorgimenti, è possibile ricaricare il 444 con i Dies del 44 RM e viceversa. La 444 Marlin è una vera “Proprietary Cartridge”, cioè una cartuccia sviluppata e messa in commercio dalla Remington espressamente ed esclusivamente per la carabina Marlin. Soltanto di recente la munizione è stata liberalizzata ed anche la Hornady, finalmente, ha messo in commercio nuovi caricamenti in calibro 444 Marlin, sia in versione normale sia versione Light Magnum, che generano energie alla bocca veramente impressionanti. Come già detto, il 444 Marlin è stato concepito per la caccia a tutta la grossa selvaggina del Nord America, wapity, orsi ed alci compresi. In Africa è stato usato anche sulle grandi antilopi e persino contro i leoni, sempre con ottimi risultati. Nei boschi nostrani, le corte e tozze palle calibro .444, dal coefficiente balistico non certo elevato perché condizionate dall’ogiva a testa piatta (Flat Point, come viene imposto alle munizioni usate in serbatoi tubolari), quando raggiungono velocità sostenute sono indubbiamente ottime anche per il più grosso, scorbutico e coriaceo dei cinghiali. Quelle palle possiedono tutte le caratteristiche che dovrebbero avere le munizioni per la caccia: nel folto e in battuta sono lente e pesanti, hanno una struttura robusta ed un profilo che le rendono poco deviabili dalla vegetazione ed inoltre sono sufficientemente precise e generano una potenza adeguata. Io, che di armi in calibro 444 ne possiedo due (ovviamente una carabina a leva Marlin 444 S e uno splendido Express giustapposto versione Extra Lusso, costruitomi con passione e tanto amore dai Fratelli Redolfi di Manerbio (BS)), ho sempre utilizzato cartucce ricaricate
Marco Benecchi