Caro cacciatore, Presidente, associazione venatoria, riporto in questa lettera le mie riflessioni in questi giorni veramente tristi. Sono un giovane cacciatore della provincia di Bergamo, territorio che per tradizione vive di passione venatoria tramandata dai nostri nonni e dai nostri genitori.
Quelle stesse persone che hanno acceso nei nostri piccoli occhi amore per quest’arte, oggi stanno vivendo la loro battaglia più grande, allontanati dagli affetti e consegnati alla benevolenza di medici ed infermieri che lottano giorno dopo giorno contro questo nemico invisibile chiamato Covid-19.
I giorni passano,ma l’incubo purtroppo resta e continuamente perdiamo i pilastri della nostra comunità che hanno reso la città di Bergamo, e l’Italia intera, uno dei paesi più belli al mondo.
Sono ancora più orgoglioso di essere cacciatore, quando ho visto, e continuo a vedere, la grande solidarietà che il popolo delle doppiette è stato capace di mettere in atto, dedicando parte dei loro ricavati per lottare contro questa piaga. Una forza di solidarietà enorme, che dimostra che la nostra categoria è fortemente legataalle proprie comunità. Purtroppo dopo questa guerra tutto cambierà, niente resterà come prima.
Da anni se ne parla, forse troppi, e l’occasione non è mai quella giusta... ma oggi più che mai la nostra dirigenza deve essere capace di dimostrare lungimiranza, al fine di ricreare quella grande forza dimostratain questi giorni... uniti è possibile creare un’associazione nazionale di vera tutela e valorizzazione.
Dobbiamo farcela per il nostro futuro e per quello dei nostri figli, ma anche per tutte quelle persone che per anni hanno dedicato il loro tempo in tutte le associazioni, e che oggi questo maledetto virus ha portato via.
Chiedo con tutto il cuore questo sforzo: uniamo tutte le forze fisiche e materiali e diamo vita ad una realtà associativa unica, lasciando per sempre raggruppamenti di simboli, cabine di regia e tavoli sempre troppo deboli per le problematiche e le evoluzioni del nostro settore.
Serve una decisione coraggiosa, forte e responsabile, per garantire il futuro non di un’associazione oppure di un’altra ma per valorizzare al meglio una grande tradizione chiamata CACCIA.
Qui a Bergamo in questo periodo più che mai usiamo ilmotto “MOLA MIA” (NON MOLLARE), perché questo nemico verrà sconfitto, nella speranza che le cose non saranno mai più come prima ma MEGLIO di prima.
Vi chiedo in questo momento in cui tutto è “rallentato”di riflettere su queste mie semplici ma importanti parole e colgo occasione per inviare cordiali saluti.
Luca Mazzoleni