White Hunter, Professional Hunter, Outhfitters, Cacciatore Professionista, Cacciatore Esperto, Guardiacaccia, Guida o semplice Accompagnatore, chiamiamoli come vogliamo, ma ci riferiamo sempre alla stessa categoria di persone; a quegli uomini che hanno fatto della caccia la loro ragione di vita e spesso una vera e propria professione. Il Cacciatore Esperto o Professionista che dir si voglia, è un personaggio che sta ritornando molto di moda in questi ultimi tempi, vuoi per il proliferarsi delle agenzie che organizzano viaggi venatori, vuoi per l’importanza che sta ricoprendo la caccia di selezione e quella di contenimento anche in zone particolarmente protette. Sono sempre di più i distretti appenninici ed alpini che obbligano i cacciatori alle prime armi a farsi accompagnare da un cacciatore esperto per un determinato periodo di tempo. Ma come deve essere un cacciatore esperto per potersi definire tale? Per essere addirittura considerato un professionista? Che caratteristiche dovrebbe avere? Quali capacità?
Innanzi tutto, secondo me, deve essere un cacciatore con la “C” maiuscola, vero, poliedrico e dotato una grandissima esperienza in molte, se non in tutte le tecniche di caccia. Sarebbe troppo bello e soprattutto troppo facile fregiarsi del grado di “Cacciatore Esperto” quando si ha soltanto una piccola infarinatura sulla caccia al capriolo e al daino e in un determinato territorio. Il Professional Hunter per eccellenza è sempre stato il cacciatore bianco che operava, e che opera tutt’ora, nel continente africano. Una figura mitica, carica di fascino e sinonimo di grandissima professionalità, ma sempre circondata da una miriade di aiutanti. Un PH che si rispetti ha un aiutante che lo sveglia la mattina, uno che gli prepara la colazione, forse anche uno che lo aiuta a vestirsi. Poi ha l’autista, diversi tracciatori, una o più guide apripista, un portatore di fucile e una squadra di manovali che all’occorrenza sappiano fare di tutto, dal preparargli in quattro e quattr’otto un bait, un appostamento fisso, al cambiargli una ruota al fuoristrada. Ovviamente devono essere anche in grado di fargli il filo al coltello da caccia, pulire i selvatici abbattuti e scuoiarli per la preparazione dei trofei e dei Cap naturalizzati. C’è da dire che quando la situazione si fa pericolosa il White Hunter imbraccia il suo bell’express calibro 470, 500 o 600 Nitro, inforca lo Stetson bordato con una striscia di pelle di zebra e fa il suo dovere. Per le piccole, futili cose delega sempre qualcun’altro.
Alla faccia del professionismo! Io, quando accompagnavo (ora lo faccio molto meno!) cacciatori in varie aziende faunistiche della Maremma laziale e toscana (Vacchereccia, Montebello, Fantone, Forane, Lago Acquato, Marchi, Monte Santo, ecc), oltre a conoscere il territorio come le mie tasche e buona parte dei selvatici presenti nella zona per “nome”, controllavo lo stato delle strade, pulivo i sentieri, conoscevo la collocazione delle pozze d’acqua, costruivo e restauravo altane, sapevo con esattezza quali erano gli appostamenti migliori a seconda della stagione e dell’orario, consigliavo all’amico–cliente quale arma, ottica, attacchi, calibro, munizione usare e dove indirizzare il colpo. Pulivo il selvatico abbattuto, ne sezionavo la spoglia secondo esigenza e provvedevo alla preparazione del trofeo, sia in bianco sia per consegnarlo al tassidermista. E magari, se riuscivo a liberarmi per qualche ora, taravo carabine, studiavo una ricarica oppure facevo fare un giro ai setters a fagiani e beccacce o addestravo gli Jagd Terrier sui cinghiali.
Lo avete letto il libro del grandissimo Adelio Ponce de Leon: “Dall’allodola all’elefante”? Ecco, secondo me un vero cacciatore professionista dovrebbe essere in grado di sapersi destreggiare bene in tutte le situazioni possibili, se non proprio dall’allodola al grande elefante, almeno dal fringuello al nobile cervo. Laszlo l’ungherese, Simone “Black” Giacomelli, Stefano De Amicis, Aliaksandr Hancharou il bielorusso, Pablo lo spagnolo, così tanto per fare qualche nome, sono tutti dei grandi cacciatori professionisti, con una lunghissima esperienza di caccia sulle spalle, sia alla piccola selvaggina sia a quella ai grandi selvatici, e che sanno fare da soli tutte le cose che vanno e devono essere fatte sul terreno di caccia. Sanno destreggiarsi come tracciatori, come scuoiatori, come macellai, come tiratori, come veterinari, come guide, come meccanici e in tante altre cose imprevedibili che potrebbero condizionare una battuta di caccia. Dobbiamo ammettere che i patch che ornano camice e pile con i più disparati appellativi (Guida Alpina, Accompagnatore Esperto, Conduttore, ecc) sono molto simpatici e graziosi, ma devono essere meritati. Oggigiorno conseguire un attestato in campo venatorio è abbastanza facile, basta seguire un corso tenuto da un Tecnico Faunistico (esperto?) senza fare più di due–tre assenze, dimostrare la nostra abilità al tiro al poligono ed il gioco è fatto. In men che non si dica ci si ritrova Selecontrollore, Accompagnatore, Cacciatore Esperto. Ma cosa significa la parola “esperto”?
Una volta io ed un mio amico incontrammo una persona che ci tenne inchiodati su un marciapiede per un’ora per elencarci le fantastiche doti del suo presunto cane beccacciaio. Spazientito dal suo monologo mi permisi di chiedergli quanti anni avesse il suo “wonderdog”, il suo cane delle meraviglie e lui con grandissimo orgoglio, neanche parlasse del suo primogenito, rispose:. “Quasi un anno e mezzo”! Quando seppi, per giunta, che era anche maschio (i maschi fino a tre–tre anni e mezzo giocano ancora come dei cucciolini!), gli risposi che stava raccontando un mucchio di stupidaggini e me ne andai. Ci aveva fatto perdere fin troppo tempo. L’esperienza, in tutti i campi, si acquisisce soltanto con la pratica, meglio se tantissima e fatta nel tempo. Facendo tesoro anche di quella degli altri, ma soprattutto vivendola sulla propria pelle, nel bene e nel male. Ecco perché non si possono consigliare per la caccia ad un selvatico un calibro ed un tipo di palla se si sono provati soltanto quelli. Non si può adottare per tutte le tecniche di caccia la stessa strategia perché magari conosciamo soltanto quella.
Ho avuto la fortuna ed il piacere di cacciare con grandissimi specialisti di caccia al camoscio, come con altri competentissimi in quella al cervo al bramito, al capriolo al fischio, al cinghiale in battuta e all’aspetto, al cedrone al canto, all’orso al carnaio, all’alce alla ferma, ecc, ma mi è capitato di cacciare molto meno con dei professionisti veramente competenti nella caccia a tutta la selvaggina.
Marco Benecchi