Specialmente dopo l’apertura generale della caccia, cosa c’è di più bello del girovagare per una grande armeria e di vedere quanti cacciatori stanno per acquistare una carabina semiautomatica?
Un’arma bella, funzionale e potente da prendere possibilmente nuova, ma se si ha la fortuna di trovarne una in buono stato, perché no, anche usata va bene. E’ bello notare quante persone (forse perchè hanno seguito anche i miei consigli!) si sono finalmente convinti che, per dare la caccia al Re della Macchia con un pizzico di grinta in più, è giunta l’ora di sostituire il vecchio fucile a canna liscia con una carabina, un express o un combinato. Vi ho detto quel che è bello “vedere”, ma non quello che invece sarebbe bello “sentire” pronunciare al banco delle armerie.
Cosa? Soltanto alcuni piccoli ma fondamentali consigli, che tutti gli armieri dovrebbero dare e che invece soltanto pochi di loro elargiscono ai clienti quando vendono un fucile ed in particolare un’arma rigata. Se una persona acquista un semiautomatico d’ultima generazione, a volte, ma non sempre, l’armiere di turno gli chiede con che lunghezza di canne lo vuole, con che strozzatura lo preferisce e se magari desidera modificare piega e deviazione. Tutto qua, nient’altro! Perché ambedue gli interessati alla transazione, sia il venditore sia l’acquirente, danno per scontato che l’arma è in grado di sparare perfettamente con qualsiasi tipo di munizione. Ma per un’arma rigata le cose non sono così semplici, anzi, sono piuttosto complicate. Io, ad esempio, conosco pochissimi armieri che hanno l’accortezza, la serietà e l’abitudine di consigliare ai loro clienti di NON ANDARE a caccia con una carabina nuova SE PRIMA non HANNO CONTROLLATO (l’ideale sarebbe di farlo insieme!) COME SPARA! Lo so che è affermazione molto grave e me ne dispiace, ma la mia coscienza di cacciatore m’impedisce di tacere su una realtà così importante e troppo spesso sottovalutata: come sono montati e soprattutto su come sono tarati gli organi di mira di quasi tutte le carabine in commercio.
Ed in particolare proprio di quelle istallate sulle armi da battuta, perché se in una Bolt Action ad otturatore scorrevole girevole le mire metalliche potrei addirittura ritenerle superflue, su una carabina semiautomatica destinata al tiro a breve–media distanza contro animali in movimento, l’apparato di mira deve essere ben tarato se vogliamo usarlo con profitto sul terreno di caccia.
Ho deciso di “sollevare il polverone” dopo aver visto che troppi cacciatori danno per scontato che un’arma appena uscita dalla fabbrica dovesse per forza essere perfetta sotto tutti i punti di vista. Una volta un mio amico mi rimproverò di averlo convinto a prendere una carabina e per colpa mia di averci subito sbagliato un paio di cinghiali. Era deciso a ritornare immediatamente al calibro dodici e di ritenere la sua esperienza da “carabiniere” soltanto una brutta parentesi, allorché gli chiesi se prima di vendere o di ridare indietro la carabina potevo provarla anch’io. “L’arma è precisissima! Ci ho disintegrato una montagna di sassi e polverizzato diverse bottiglie!” disse quasi con orgoglio! Quella era una frase preconfezionata che avevo già sentito mille volte. Così mi feci dare ugualmente in prestito la sua semiauto ed andai al poligono a provarla. A trenta metri di distanza sparava venti centimetri in basso e una quindicina a sinistra! Quando lo dissi al mio amico e gli mostrai la rosata lui giurò di non aver mai toccato né la tacca né il mirino (entrambi regolabili) ed io gli credetti tranquillamente, perché la sua arma aveva lo stesso problema che avevo riscontrato in molte altre della stessa categoria.
A questo punto c’è da precisare due cose. Primo che se una carabina non è venduta con la rosata di prova (firmata dal collaudatore e con ben specificato, oltre alla temperatura anche l’altitudine, il grado di umidità, il tipo di munizioni utilizzato, ecc), tacca di mira e mirino sono sicuramente stati tarati in un modo molto approssimativo, con l’ausilio di un raggio laser, di una dima, o di chissà quale altro strumento. Secondo, il costruttore dell’arma quando regola alzo e mirino non può certo sapere in anticipo che tipo di munizione noi sceglieremo per andare a caccia. Fino a cinquanta metri di distanza, il punto d’impatto di una palla da 150 grani calibro 308, 30.06 o 300 WM non è molto differente da quello di una palla da 200 grani, ma una lieve differenza c’è sempre. E poi c’è anche il modo, tutto personale, d’imbracciare l’arma, dell’allineare tacca e mirino e di quanto pallino siamo abituati a guardare, di quanto ci hanno consigliato di affossare nella V o invece di quanto dobbiamo farlo “galleggiare”. E’ raro trovare due o più tiratori che imbracciano e sparano nello stesso modo. Quindi, tutte le volte che acquisteremo un’arma nuova (e ripeto, anche usata, se troviamo una vera occasione) sarà nostro dovere controllare (e sarebbe obbligatorio da parte di chi l’ha venduta) se spara bene e procedere alla taratura degli organi di mira.
Oggigiorno la quasi totalità delle carabine da battuta hanno sia la tacca sia il mirino regolabili; con pochissimo sforzo possono essere posizionati a nostro piacimento in funzione della distanza di tiro, della munizione scelta e della tipologia dell’impianto. E’ sottinteso che una tacca larga abbinata ad un mirino molto vistoso in fibra ottica sarà insuperabile nel tiro istintivo, ma no di certo nel tiro mirato da buona distanza. Lo stesso vale anche per gli express, per i fucili slug e per le carabine ex ordinanza, tutte armi che siamo sempre più abituati a vedere impugnate dai moderni cinghialai.
Marco Benecchi