Un bel giorno decisi di accettare con piacere l’invito fattomi dalla Provincia di Grosseto, quello di partecipare ad un corso di formazione per Selecontrollori addetti al contenimento delle specie selvatiche: cinghiale, volpe, nutria, corvidi e passeriformi. Furono quindici lezioni molto interessanti ed il tempo che gli dedicati fu davvero ben speso. Del cinghiale c’era rimasto ben poco che non sapevo, della volpe e della nutria ho apprezzato molto la biologia e l’etologia, mentre sui passeriformi e sui corvidi ho imparato tante cose, persino come si usa una trappola Larsen!! Poi, dopo che gli organi competenti della Provincia e dell’INFS ebbero esaminato i dati raccolti con le stime faunistiche, i censimenti, gli IKA e gli IPA (rispettivamente Indici chilometrici di abbondanza e Indici puntiformi di abbondanza), iniziarono gli abbattimenti selettivi. Interventi mirati al contenimento delle popolazioni selvatiche che in certe zone possono raggiungere una densità biotica e/o agro – forestale elevata. La caccia ai suddetti “nocivi” dovrebbe esercitarsi in estate, in un periodo abbastanza tranquillo, che non entra in competizione con altre attività venatorie e che quindi coinvolgerà molti entusiasti cacciatori. Siamo soltanto agli inizi e di lavoro da fare ce n’è parecchio, ma se c’impegneremo a dovere i risultati si faranno sicuramente vedere. Io ho contratto la febbre della caccia a palla a otto anni, quando mio nonno mi regalò la Diana 27 e ad oggi la temperatura corporea non mi è ancora scesa di un grado, anzi!! Così, come si è presentata l’occasione di poter praticare “seriamente” la caccia alla volpe, mi sono subito chiesto: con quale carabina e in che calibro?
Prima di parlare di armi e munizioni cerchiamo di conoscere meglio questo nobile selvatico: la volpe. Nome scientifico Vulpes vulpes E’ un carnivoro della famiglia dei canidi che ha una morfologia poco specializzata, tipica del predatore “generalista”. Può pesare fino a 10 kg, con dimensioni e colorazione del manto variabili in funzione dell’habitat in cui vive. Lo sapevate che la sua bella e folta coda serve da bilanciere durante l’inseguimento dei lepri e conigli, che durante la fuga cambiano repentinamente direzione? La volpe ha delle abitudini prevalentemente crepuscolari–notturne, con un picco delle attività durante le prime ore della notte. E’ un predatore opportunista e selettivo, che si nutre di prede “facili” (p. es. animali malati, deboli o domestici incustoditi) ed il suo ritmo di attività è strettamente legato al rapporto con l’uomo, dipendendone sia dal lato alimentare (si calcola che presso le discariche alla periferia di Londra ci sia una popolazione di circa seimila volpi), che per il contenimento della specie, non avendo predatori o competitori naturali come il lupo, il coyote, la lince o l’aquila. E’ un selvatico furbo e scaltro che rappresenta un grave pericolo per tutta la piccola selvaggina (anche se i cacciatori tedeschi dicono che un gatto domestico inselvatichito provoca più danni di cinque volpi!!).
Studi molto approfonditi hanno dimostrato che è inutile procedere con massicce opere di ripopolamento di selvaggina stanziale (starne, fagiani e lepri) se prima non si è intervenuti drasticamente sul contenimento delle volpi. Quando ero bambino ricordo che in primavera mio padre e mio nonno, prima di dar il via ai “lanci” dei fagiani, cacciavano le volpi in grandi battute a cui partecipava tutto il paese. Oggi quelle simpatiche e folcloristiche “scampagnate” chi se le ricorda più? Un buon segugio da lepre o da cinghiale costa quanto un’utilitaria. Se chiedete al conduttore di muta di utilizzarla per una battuta alla volpe, quello come minimo vi spara. Molti cacciatori che la incontrano spesso neanche le tirano per non sprecare una cartuccia o magari per non rovinare il cane che l’ha scovata. Aborro, maledico e condanno qualsiasi tipo di esca avvelenata, per l’incolumità dei nostri ausiliari, degli altri selvatici e per la protezione dell’intero ecosistema. Per cacciare la volpe senza l’ausilio dei cani, l’unica valida alternativa è acquistare una buona carabina, munirsi di tanta pazienza e di tanta passione! Vediamo insieme quali caratteristiche dovrebbe avere una buona arma rigata per la caccia di “contenimento” alla volpe.
La predona offre un bersaglio di piccole dimensioni che, oltre i cento metri, non è certo alla portata di tutti. E’ un selvatico sospettoso e “nervoso” che raramente avremo completamente fermo per più di pochi secondi. Per colpirlo è necessario disporre di un’arma estremamente precisa, di un ottimo appoggio e di una buona pratica che ci consenta di prendere la mira e di sparare velocemente. La volpe va appostata in prossimità delle tane o dove ci sono delle tracce di transito e/o di presenza come: orme, escrementi, resti di pasto ecc. Anche l’uso di esche accuratamente predisposte potrebbero essere un’ottima soluzione, ma non è di tecniche di caccia che vogliamo parlare in questa occasione.
La volpe è sempre stata il simbolo dell’astuzia. Ha tutti i sensi formidabili ed un istinto atavico che gli permette di percepire il pericolo anche a distanze elevate. In Maremma i vecchi cacciatori c’insegnavano che se durante una battuta al cinghiale una volpe attraversava la nostra posta, dovevamo stare molto attenti perché dallo stesso “trottoio” sarebbe arrivato anche il cinghiale. Questo perché negli anni si è visto (forse saranno state soltanto delle coincidenze?) che il Re della macchia si fida molto dell’istinto primordiale della scaltra predatrice.
Ed eccoci finalmente arrivati alle armi. Per la caccia alla volpe sarebbero molto indicate le carabine Bolt Action ad otturatore scorrevole girevole dotate di canna pesante o semi-pesante (heavy-bull barrel), le cosiddette “Varmint” per intenderci. Pesano un qualcosina in più ma ti ripagano ampiamente con le loro eccellenti caratteristiche. Anche i Kipplauf monocanna ed i basculanti misti come combinati e drilling potrebbero andar bene, specialmente per la caccia alla volpe. Ognuno può usare quel che vuole, in base ai propri gusti personali, ma mi raccomando di regolare lo scatto della nostra arma al minimo consentito. Poi quel che conta, oltre alla precisione della carabina, è la nostra abilità nel saperla sfruttare. E’ inutile disporre di uno strumento precisissimo quando poi sul terreno di caccia non riusciamo a tenerlo fermo. Anni fa ho conosciuto un ragazzo che nel portafoglio non aveva le fotografie della moglie e del figlio, ma una serie di splendide rosate che si vantava di aver fatto in poligono. Le mostrava a tutti finché un bel giorno decisi di portarlo con me a caccia di caprioli. Ne sbagliò subito uno a cinquanta metri di distanza!!! Dobbiamo allenarci a sparare bene soprattutto in campagna oltre che in poligono. Io purtroppo non ho l’esperienza del caro Mario Tortora nel “Varminting”, ma spesso mi sono cimentato anch’io nella caccia ai corvidi e a qualche volpe con la canna rigata. Ho sempre utilizzato un kipplauf Zanardini calibro 5,6 x 50 R Magnum o una Remington 700 BDL in calibro 243 W, ambedue immancabilmente dotati di bipiede Harris.
Viste le dimensioni di una volpe adulta, per poterla insidiare con successo dobbiamo essere in grado di piazzare velocemente il nostro colpo in un cerchio di quattro centimetri di diametro a cento metri di distanza. Per la scelta della munizione direi che tutti i calibri compresi tra i 5,6 (a percussione centrale) ed i 6 millimetri vanno più che bene. Conosco anche chi usa il 17 Remington e il 22 Hornet ! Nella suddetta categoria rientrano: il 222 Remington, il 223 Rem., il 22-250 Rem., il 224 Weatherby Magnum e il 220 Swift; fino ad arrivare come limite massimo al 243 Winchester. Tra i calibri europei ottimi sono il 5,6 x 50 Magnum, il 5,6 x 52 R e il 5,6 x 57. In armi basculanti ammetterei anche il 6,5 x 57 con palla blindata. Per la scelta del tipo di palla c’è da fare qualche precisazione. L’etica venatoria imporrebbe di usare dei proiettili completamente incamiciati, per non ridurre in “poltiglia” il piccolo selvatico, ma in quel caso il tiro dovrebbe essere estremamente preciso. Ho esperienza diretta di volpi soltanto “impanciate “ da palle solide che si sono allontanate senza essere più recuperate.
Quasi tutti i suddetti calibri montano una serie infinita di proiettili, che vanno dai cosiddetti ”explosivi” a quelli completamente blindati. I primi danneggiano notevolmente la preda (anche se in estate la carcassa di una volpe non ha nessun valore, né trofeistico né tanto meno culinario), ma la fermano 90 volte su 100, mentre le seconde, salvo rari casi, uccidono senza provocare vistose ferite. Esistono anche delle normali Soft Point che potrebbero rappresentare un buon compromesso. Spetta a noi decidere quali usare, magari consultando anche il “parere” della nostra arma!
E le ottiche migliori quali sono? Tedesche, austriache o americane vanno tutte benissimo, purché siano di ottima marca. Per la scelta dell’ingrandimento, se lo vogliamo fisso non è il caso di scendere sotto gli 8 x.; ma indubbiamente per la caccia alla volpe l’optimum è un’ottica variabile a forte ingrandimento che ti consenta di tirare agevolmente a tutte le distanze (max 200 metri!) Buoni i 2,5 – 9 x 42, i 2,5 – 10 x 50, i 3 – 12 x 50 (56) e per i veri specialisti la scelta migliore è un 6 – 24 x 50. Occhio al reticolo, che sia fino mi sta bene, ma ricordatevi che si spara quasi sempre all’alba o al tramonto!
Tanti anni fa la Provincia pagava una cifra irrisoria al cacciatore che rendeva una coda di volpe, chissà se in futuro ci offriranno almeno un caffè?
Marco Benecchi