Desidero precisare che la nostra rubrica si occupa esclusivamente di caccia e di tutto quello che gravita intorno al suo mondo. Per questo motivo ho sempre cercato di trattare armi e munizioni specifiche per un impiego venatorio. Questa volta però devo fare un’eccezione, perché voglio dedicarmi ad un calibro nato e “deceduto” come militare, che soltanto in rare occasioni è stato camerato in armi sportive da caccia. Mi sono sentito in dovere di dedicargli il nostro tempo perché è stato il protagonista assoluto di ardue esplorazioni, di grandi colonizzazioni e di mille battaglie per quasi un secolo. Questo calibro è il 303 British.
Il 303 British merita tutta la nostra attenzione perché, assieme all’8 x 57 JS Mauser e al 30.06 Springfield, è una delle munizioni che in assoluto ha abbattuto più selvatici al mondo. Dal Polo sud al Polo nord, dalle savane africane alle giungle indiane e in tutti gli angoli del globo, sotto i suoi colpi sono caduti un’infinità di animali selvatici, anche pericolosi, e persino i pachidermi. Dai primi del novecento la stragrande maggioranza dei cacciatori utilizzava, per scelta o per opportunità, armi di origine militare piuttosto che quelle neonate sportive, molto più care e di difficile reperibilità. Il .303 inglese è stato il fedele compagno dei soldati e dei cacciatori anglofili per almeno tre generazioni, fin dove è arrivata la tentacolare espansione coloniale del Grande Impero britannico. Verso la seconda metà dell’ottocento le famose Giubbe Rosse di Sua Maestà erano tutte armate con i Martini–Henry calibro .450.
Quei fucili monocolpo con chiusura a blocco cadente si erano dimostrati abbastanza affidabili per le tecniche di guerra di allora, avendo sconfitto molti eserciti e contribuito alla decimazione sistematica delle tribù africane degli Zulù e dei Matabele, ma con la comparsa delle armi a ripetizione manuale a più colpi e delle munizioni in calibro ridotto e veloci, le mediocri prestazioni del Martini calibro .450 costrinsero gli inglesi a sviluppare un armamento individuale più valido e moderno. I tecnici incaricati dal governo britannico focalizzarono il loro interesse sul calibro d’ordinanza elvetico: il 7,5 Schmidt & Rubin, e lavorando su quel modello impiantarono alcuni prototipi di munizioni con diversi tipi di propellenti e di palle fino ad arrivare al definitivo calibro .303 British (.311 millesimi di pollice pari a 7,89 millimetri). La nuova munizione aveva un bossolo cilindrico conico Rimmed con collarino lungo 56 millimetri ed era in grado di spingere una palla da 215 grani a testa tonda con incamiciatura in rame-nikel alla velocità di 600 metri al secondo. Correva l’anno 1892 quando il .303 British divenne il calibro d’ordinanza del regio esercito.
Dopo ben quattro anni di studi e di modifiche, era finalmente pronto il nuovo impianto balistico che avrebbe armato per decenni tutti i soldati britannici ed i loro alleati. Nel 1914 fu ancora migliorato, portando il peso di palla a 174 grani e riuscendo a spingerla alla ragguardevole velocità di circa 744 m/s. Quel caricamento con polvere vermicolare nota come “Cordite” venne denominato MK VII.
Una delle munizioni più discusse in calibro .303 British fu senz’altro quella progettata in India nell’arsenale di Dum Dum. La famosa palla espansiva dai noti effetti terrificanti venne prima costruita con una piccola porzione di piombo esposto e successivamente con la punta bucata Hollow Point. Le cartucce “Dum Dum” furono distribuite in tutta fretta ai reparti inglesi per porre rimedio ad una serie d’inconvenienti manifestati durante la repressione dei ribelli Thugs. Alcune testimonianze riportate sui libri di storia raccontano che quando quei fanatici barbuti armati di scimitarra s’avventavano contro i nemici, magari anche corroborati da massicce dosi di sostanze stupefacenti, spesso erano necessari quattro o cinque colpi di 303 incamiciato per riuscire a fermarli! Con le nuove munizioni espansive il risultato fu ben diverso, ma esse furono proibite abbastanza velocemente dalle comunità internazionali per lo scempio che facevano sui corpi dei caduti.
Il primo fucile d’ordinanza calibro .303 British fu il Lee-Metford, su progetto dell’americano James Paris Lee, ma fu ben presto sostituito da un nuovo modernissimo fucile costruito negli arsenali Enfield, dotato di caricatore bifilare da dieci colpi, di una rigatura della canna particolarmente accurata e dall’azione più veloce mai concepita. I fucili Lee-Enfield sono stati prodotti in diverse varianti (gli SMLE: Short magazine Lee Enfield, n° 1 MK III, n° 1 MK V n° 4 MK I e I (T), MK II, n° 5 MKI Jungle Carbine) in milioni d’esemplari, ed hanno armato tutti i soldati del Regno Unito, del Commonwealth e del neonato Stato d’Israele fino al 1957, anno in cui il .303 fu sostituito dal 7,62 NATO (alias 308 Winchester).
Il “British” rientra come prestazioni nella categoria dell’8 x 57 JS Mauser e del 30.06 Springfield, e, analogamente, in buone mani si è fatto ben valere anche sul terreno di caccia. E’ stato largamente usato nei caricamenti Eley-Kynoch espansivi (con palle da 150 grani spinte a 823 m/s e con palle da 215 grani spinte a 625 m/s) contro tutte le specie selvatiche del continente africano, di quello indiano e del Nordamerica. Impiegando munizioni militari perforanti sono stati abbattuti anche bufali, rinoceronti ed elefanti. Uno dei più grandi cacciatori professionisti della storia, il famoso “White Hunter” Alexander Lake, nei suoi libri di caccia grossa racconta di aver sempre utilizzato per tutte le cacce il suo fidatissimo Enfield calibro .303 con ottimi risultati e senza che gli abbia mai fatto rimpiangere calibri superiori. Va comunque ricordato che Lake era un tiratore eccezionale e che poteva contare su tutti i dieci colpi contenuti nel caricatore del suo n°1 MK V.
Attualmente viene usato ancora soltanto da alcune guide canadesi, australiane e sudafricane, mentre in Italia non credo esista qualcuno che vada in giro per i boschi armato con un calibro simile. Il .303 ha una certa popolarità soprattutto per l’enorme quantità di fucili ex ordinanza in ottimo stato che ancora è possibile reperire nelle armerie. Sono stati distribuiti oltre quattro milioni d’esemplari di fucili Lee-Enfield e per questo motivo molte case produttrici di munizioni hanno tuttora in catalogo il .303 British.
Come già accennato, esistono pochissime carabine sportive che non siano derivate in qualche modo dalle vecchie ordinanze. La Remington costruì qualche carabina ad otturatore scorrevole–girevole in questo calibro, la Winchester ci camerò il modello 95 a leva, belle armi vennero costruite dalla Parker Hale e grandi nomi dell’industria armigera inglese come Holland & Holland, Lancaster, Armi & Navy e Manton crearono addirittura dei pregiatissimi express in .303. Oggigiorno il glorioso calibro inglese ha soltanto un valore prettamente storico, non è più idoneo né per un impiego venatorio né per quello sportivo. D’altronde il fascino che suscitano i vecchi SMLE allo sparo, con le loro belle calciature alla bocca e i loro lunghissimi alzi per il tiro fino a 1300 iarde (1183 metri!!), è innegabile. Quindi sono convinto che chi ha la fortuna di possederne uno in ottimo stato, si diverta parecchio a bruciarci qualche scatola di cartucce, che purtroppo non sono certo a buon mercato. Le munizioni commerciali attualmente reperibili sono quasi tutte configurate per un ipotetico impiego venatorio e quindi utilizzano materiale di primissima scelta.
Il caricamento originale più potente è l’Hornady Light Magnum con palla da 150 grani SP che raggiunge gli 860 metri al secondo. Chi ha intenzione di utilizzare il suo Enfield frequentemente, magari di produzione H. & H., è bene che ricorra alla buona ed economica ricarica casalinga. Dies e Shel holder sono comunemente reperibili, i bossoli nuovi li distribuiscono ancora la Winchester, la Remington e la Norma. Se ne trovate qualcuno di origine militare è bene che abbia l’innesco unifocale (Boxer) e non bifocale (Berdan), altrimenti si corre il rischio di rompere l’ago decapsulatore del Die. Per gli inneschi sono sufficienti i Large Rifle Standard. La scelta di palle calibro .311-.312” non è certo eccezionale ma comunque sufficiente: se ne possono trovare di peso variabile dai 100 ai 215 grani e in diverse configurazioni. Per un uso sportivo o semi agonistico (per le gare di ex ordinanza) degne di nota sono le ottime Sierra Match da 175, grani, le Hornady FMJ da 174 grani e le Woodleigh Weldcore PP da 174 grani. Come nostra abitudine elencheremo alcune dosi di ricarica estrapolate dai migliori manuali specializzati. Mai come in questo caso devono essere considerate come MASSIME, perché non possiamo conoscere a priori quali sono le condizioni dell’arma nella quale verranno provate. Chi volesse usarle per uno studio proprio è bene che parta da dosi inferiori di circa il 10%.
Sulla diffusione della caccia a palla in Italia non si discute. Quattro cacciatori su cinque hanno in rastrelliera una carabina, e questo è un bene. Quel che sarebbe ancora meglio è che tutti mantenessero anche un certo allenamento nell’uso della canna rigata. Io sono convinto che per prendere familiarità con questo genere di armi, una bella ed onestissima ex ordinanza, con i suoi costi veramente contenuti, potrebbe esserci veramente di aiuto.
Marco Benecchi