Una delle prime cose che ho imparato sin da giovanissimo cacciando con la carabina, è che se non tiri con un buon appoggio ne metti ben poca di selvaggina in pentola! Non voglio annoiarvi descrivendovi le innumerevoli posizioni di tiro consigliate dalle enciclopedie, dai manuali, dalle riviste e dagli innumerevoli neo o pseudo esperti figli dei social, ma vorrei soffermarmi soltanto su quelle che, in base alla mia esperienza, ritengo veramente valide. Le tecniche di caccia a palla in Italia le ho praticate e ri-praticate più o meno tutte, inoltre ho girovagato parecchio anche nelle foreste europee, del Nord America ed asiatiche. In poche parole “qualche colpo l’ho tirato”.
In tanti anni dedicati a correre dietro a selvatici, molto spesso più furbi di me, le posizioni di tiro che mi hanno dato le soddisfazioni maggiori sono state sostanzialmente tre: il tiro con un treppiede alto regolabile portatile, quello dall’altana e stando appoggiati sullo zaino o con l’ausilio di un bipiede tattico. Sono convintissimo che esistono dei cacciatori talmente bravi da saper sparare a mano libera (beati loro) in ginocchio, con due bastoncini uniti da un elastico, appoggiati ad un coltello piantato ad un albero, sulle robuste spalle dell’accompagnatore o addirittura sul binocolo ma è fuori discussione che la massima precisione si ottiene con l’arma ben ferma su un solido appoggio. Un treppiede metallico regolabile in altezza è indubbiamente un valido compagno del cacciatore a palla; è indispensabile durante la “Pirsch”, dove spesso si deve sparare veloci a breve distanza e in terreni coperti, come si faceva una volta con l’Alpenstock.
Il tiro dall’altana sopraelevata non è facile come sembra. Le riserve di caccia che gestisco o con cui collaboro sono tutte attrezzate con delle ottime postazioni fisse ma è proprio da quei comodi capanni che ho assistito alle più clamorose padelle, perché spesso esperti cacciatori di montagna e/o di pianura, abituati come sono a tirare appoggiati sugli zaini o con i bipiedi, hanno avuto grosse difficoltà a mantenere ferma la loro arma sull’unica, esile traversina. Dall’altana tutto sembra più facile: come l’avvistamento e la valutazione dei capi da abbattere, gli immancabili scambi d’opinione con l’accompagnatore ed infine il tiro, ma credetemi, non sempre è così. I selvatici “veri” lo sanno che dove c’è un appostamento potrebbe esserci anche un cacciatore. Quindi quando usciranno in pastura o saranno costretti ad attraversare uno tratto aperto nelle sue vicinanze lo faranno con molta cautela e circospezione. Il tiro allora dovrà essere abbastanza veloce e preciso ed il cacciatore dovrà stare molto attento a non urtare con la carabina le pareti dell’altana, a posizionare correttamente l’astina (né troppo avanti né troppo indietro) e a trovare un buon appoggio anche al calcio dell’arma. Non mi stancherò mai di ripetere che nel tiro a lunga distanza l’appoggio posteriore ha la stessa importanza di quello anteriore.
Ad un selvatico si deve tirare con l’arma perfettamente immobile, non dico come quando l’abbiamo tarata in poligono sul cavalletto o sul “Rest” ma che ci vada almeno molto vicino. Tra la calciatura ed il bordo della feritoia è sufficiente metterci il cappello, la giacca o un semplice panno e non la mano debole (quella che non impugna l’arma), che vedrei meglio nell’aiutarci a sorreggere il calcio piuttosto che l’astina. Se siete destri dovrete trovare dove appoggiare saldamente il gomito destro, mentre se siete mancini cercherete di fare viceversa sul lato opposto dell’appostamento. Ho lasciato per ultima la posizione di tiro che ritengo migliore, quella che usano (o che dovrebbero usare) tutti quelli che si apprestano a tirare a lunghissima distanza: appoggiati ad una roccia o completamente sdraiati in terra, con l’arma ben affossata in un morbido zaino o con l’ausilio di un bipiede tattico. E’ la posizione di tiro che garantisce i risultati più soddisfacenti e su questo credo di trovarci finalmente tutti d’accordo. Consente alla nostra arma una stabilità quasi assoluta e se è precisa, se conosceremo esattamente la distanza che ci separa dal bersaglio e se sapremo dominare l’emozione, ben difficilmente falliremo il colpo.
Personalmente, da diversi anni ho abbandonato la posizione di tiro sullo zaino a favore di quella con il bipiede tattico. Ognuna delle due tecniche di tiro ha i suoi pro ed i suoi contro, tocca a noi scegliere quale utilizzare in base alle nostre esigenze, alle nostre abitudini e alle nostre preferenze. Sparare con l’arma appoggiata sullo zaino è molto comodo e di facile acquisizione; spesso è sufficiente il solo zaino a fornire all’arma sia l’appoggio anteriore sia quello posteriore, ma purtroppo non è perfettamente stabile al cento per cento. A volte può essere sufficiente il nostro respiro (per non dire l’affanno) a muovere leggermente l’arma.
Il bipiede invece è più impegnativo come sistemazione e come regolazione, è penalizzante se dobbiamo sparare verso l’alto e, proprio in funzione alla sua rigidità, può farci perdere dei secondi preziosi per “livellare” il reticolo. Se trascuriamo questi piccoli difetti e impariamo ad usarlo correttamente, il bipiede è un accessorio veramente eccezionale e insostituibile. L’appoggio anteriore è garantito saldo ed immobile dal piccolo accessorio metallico, mentre per quanto riguarda il posteriore possiamo mettere sotto al calcio uno spessore di fortuna (come una pietra, un pezzo di legno, un provvidenziale rialzo del terreno, ecc) oppure il pugno della mano libera che, a secondo di quanto lo stringiamo o lo rilassiamo, alza o abbassa la linea di mira.
Chi ha avuto la fortuna di cacciare in Slovenia, in Croazia o meglio ancora in Ungheria, sarà sicuramente rimasto impressionato dal numero di altane presenti sul territorio. Percorrendo l’autostrada da Lubiana a Budapest se ne contano a centinaia! Io, quando le vedo, sorrido sempre! Capisco che il Centro–Est Europa è un po’ la culla della caccia a palla nel mondo, ma noi in Maremma, per quanto riguarda gli appostamenti, siamo molto più pratici ed oserei dire anche un pochino più furbi. Più pratici perché costruire una robusta altana e mantenerla in perfetto stato comporta un grosso impegno sia fisico sia economico. Più furbi perché è difficile pretendere che un selvatico venga in pastura proprio davanti al nostro appostamento fisso, anche se predisposto di governi, mangiatoie e/o saline. In Maremma abbiamo inventato le “Altane Maremmane!”. Le splendide, meravigliose, insuperabili, pratiche, economiche: rotoballe di paglia. Niente di meglio per sparare a tutte le distanze, e da posizionare strategicamente dove vogliamo, quando servono e dove abbiamo avvistato dei selvatici in precedenza; dulcis in fundo, si integrano perfettamente con l’ambiente circostante, essendo totalmente ecosostenibili.
Personalmente ritengo le rotoballe come il miglior appostamento-appoggio per cacciare caprioli, daini e cinghiali in Selezione. Offrono la giusta copertura sia visiva sia olfattiva e poi consentono un appoggio per sparare, degno di un vero e proprio bancone da poligono di tiro. Sono ormai da tanti anni che i proprietari dei terreni dove abitualmente caccio hanno preso la splendida abitudine di lasciarmi sui loro campi (sempre su mia indicazione!) una o più rotoballe da utilizzare per scopi venatori, anche perché, se poi avrò successo nella caccia, anche loro avranno la loro giusta ricompensa!
Per concludere vorrei ricordare che è nostro dovere ricontrollare spesso anche la taratura dell’arma, abituarci a tirare nelle diverse condizioni di vento e di luce e fare la necessaria pratica a sparare in tutte condizioni che potrebbero presentarsi sul terreno di caccia.
Marco Benecchi