Cacciare il cervo, il più nobile dei selvatici europei, in pieno bramito nella meravigliosa terra magiara è una delle forme di caccia più belle ed emozionanti che esista! Credetemi, è un’esperienza unica, meravigliosa, specialmente poi se condivisa con un figlio. Quella che mi appresto a raccontarvi è la bellissima avventura che hanno vissuto i miei carissimi amici Viterbesi Massimo e suo figlio Corrado in Ungheria. Io e Massimo abbiamo più o meno la stessa età , quindi è un veterano della caccia con una lunga carriera sulle spalle, avendo abbattuto tanti selvatici, sia da piuma sia da pelo, girovagando in lungo e in largo per i monti nazionali ed esteri, ma anche Corrado, nonostante la giovane età , già vanta una notevolissima esperienza di caccia al camoscio in alta montagna e di altri ungulati in giro per l’Europa. Come ho già ricordato in molte altre occasioni, tutte le nostre spedizioni in Ungheria sono sempre organizzate da Là szlò Keresztes, che sa sempre organizzare battute a misura per ogni cacciatore e per ogni esigenza. Poi, quando si tratta di soddisfare “gli amici degli amici” la disponibilità e l’impegno del simpatico Là szlò diventano totali. Massimo però, per questa occasione, ha voluto togliersi anche una piccola soddisfazione. Da fedelissimo telespettatore del canale digitale di SKY Caccia & Pesca, ha deciso di cimentarsi anche lui nella produzione di un filmato con l’aiuto di un paio di bravissimi cameramen di collaudata bravura. Dapprima Là szlò s’è dimostrato restio a portarsi dietro “una carovana di persone” come da lui stesso definito l’eterogeneo, nutrito gruppo, poi invece è stato ben felice di godere della bella compagnia offerta dell’allegra comitiva. Ma veniamo alla caccia e alle caratteristiche morfologiche del selvatico che un buon cacciatore “dovrebbero sempre conoscere” prima di apprestarsi a dagli la caccia. Il cervo appartiene al superordine ungulati; ordine: artiodattili; sottordine: ruminanti; famiglia: cervidi; sottofamiglia: cervini; genere: cervus; specie: Cervus elephus; sottospecie: C. E. Hippelaphus. Se ne conoscono ben 9 sottospecie, di cui due sono presenti in Italia: il cervo nobile europeo e il cervo sardo (Cervus elephus corsicanus). Il peso di un capo adulto varia dai 70 agli 85 chilogrammi per le femmine e dai 150 ai 250 Kg per i maschi. E’ un selvatico particolarmente forte e robusto, dotato di possenti fasce muscolari e di una consistente ossatura. I cervi si sono evoluti in migliaia di anni acquisendo delle caratteristiche che a ragione lo hanno trasformato nel vero signore delle foreste europee. Non a caso viene chiamato “nobile”. E’ un pascolatore intermedio che si adatta molto bene ai vari ambienti, proprio per la sua flessibilità alimentare. Protagonista indiscusso per secoli delle grandi battute reali e mondane, è un selvatico talmente importante e rappresentativo che molte città europee hanno dei nomi che sono ispirati dal suo: Cervinia, Hirshemberg, Hirshenweld, Hirshenbrun (in Germania), Sarvas (in Ungheria), senza contare molti paesi inglesi e francesi che derivano da deer o cerf. Non dimentichiamo che un bellissimo cervo apparve anche a Sant’Umberto, con un crocefisso in mezzo al trofeo!
La conformazione fisica del cervo è quella classica del corridore, molto indicata per quei selvatici che prediligono gli spazi aperti, ma con il passare del tempo il suo carattere schivo e le sue abitudini crepuscolari e notturne lo hanno relegato a vivere quasi esclusivamente nel folto dei boschi. Viste le caratteristiche fisiche e strutturali del cervo, un buon calibro in grado di abbatterlo pulitamente dovrebbe avere un’energia compresa tra i 2600 e i 3000 joule a cento metri, più o meno la potenza che possiedono quasi tutti i moderni medi calibri da carabina. Massimo e Corrado erano armati con una bella carabina Blaser R 93 Professional calibro 308 Winchester equipaggiata con un cannocchiale 16 x 50 con reticolo illuminato e di cartucce assemblate dal sottoscritto con le ottime palle Hasler Ariete Round Nose da 159 grani. Ogive che si sono dimostrate micidiali, come vedremo più avanti.
La caccia al cervo in bramito e una delle forme di caccia più belle, più emozionanti e più carica di tradizione in assoluto. Anche se corro il rischio di risultare noioso a forza di ripeterla, va ricordata la famosissima frase pronunciata dal conte ceko (o austroungarico come lo definisce ancora un mio caro amico!) Paul Pallfy, nel suo libro “Mezzo secolo di caccia”, dove racconta che: “Non contava gli anni che gli rimanevano da vivere, ma quante stagioni di caccia al bramito gli potevano ancora essere concesse”. Una frase che la dice tutta su quanto possa essere appassionante questa caccia.
La zona di caccia scelta per il cervo era una delle più belle e ricche di selvaggina di tutta l’Ungheria e si trova a sud-est del grande lago Balaton. Quelli sono territori molto suggestivi, dove all’alba e al tramonto non è affatto raro intravedere imponenti trofei ondeggiare eterei nelle fitte nebbie provenienti dal grande lago. Dopo aver preso visione della struttura alberghiera e presi accordi precisi sui personali menù, Massimo e Corrado, il loro accompagnatore di nome Josef e due cameramen, decisero di fare subito una prima uscita serale eccitatissimi e con grandi aspettative. Il primo a dover tirare, neanche a dirlo era il giovane Corrado, già pronto sul fuoristrada dell’accompagnatore con la sua bella Blaser tra le gambe! Dopo aver percorso pochissimi chilometri, parcheggiarono a ridosso di un canneto grande alcuni ettari e Josef, un po’ in inglese un po’ a gesti, spiegò che i cervi dormivano nel suo interno, ma che all’imbrunire sarebbero usciti per andare a pascolare nella zona adiacente l’altana dove si sarebbero appostati. Non so come ma il nutrito manipolo di persone riuscì a prendere posizione senza fare troppo rumore, con Josef, Corrado e Matteo e un video operatore che salirono sopra la postazione soprelevata. Massimo e l’altro addetto alle riprese dovettero accontentarsi di rimanere sotto l’altana per ovvi motivi. Tutti impugnarono i binocoli in attesa che il sole tramontasse ed appena il colore del cielo passò dal blu cobalto al grigio piombo, ecco che nel prato antistante, a poco più di un centinaio di metri di distanza, apparvero come d’incanto alcune femmine di cervo seguite da…. un imponente maschio. Era davvero bellissimo! Corrado non è certo famoso né per la sua pazienza né per la sua lentezza! Così, in men che non si dica, aveva già il grosso cervo nel centro del suo mirino ottico. Josef , col binocolo incollato agli occhi, si limitò a pronunciare un breve frase che al contempo fu anche l’autorizzazione al tiro: “Grande cervo Kapital. 10 -11 kg di trofeo!" Il colpo partì subito dopo ed il grosso selvatico, accusato vistosamente l’impatto del violento proiettile Hasler da 159 grani, si accasciò dopo aver percorso solo pochi metri. L’entusiasmo fu immediato e generale. Roba da non credere. Corrado aveva conseguito “il cervo della sua vita” dopo neanche un paio d’ore di caccia! Credo che il destino di quel grande selvatico fosse già segnato da molto, molto tempo.
Weindmansheil! Davvero non ho mai capito come fanno gli ungheresi ad essere così veloci nei…. Pettegolezzi! Mentre stavano porgendo i dovuti onori all’imponente cervo e al cacciatore che lo aveva abbattuto, Là szlò telefonò a Massimo e a suo figlio per complimentarsi del risultato conseguito. In Ungheria, più che in qualsiasi altro posto al mondo, “Radio Bosco” ha un’efficienza e una velocità eccezionale! Quando si cacciano prede così importanti un cacciatore può concedersi al massimo di abbattere un solo capo, così, il mattino seguente, a Corrado toccò passare la Blaser R 93 Professional al padre augurandogli, quasi a malincuore, una stentata, anche se sincera: Buona Fortuna. Cosa volete …so’ ragazzi!
Massimo, era si emozionato al punto giusto, ma molto meno del suo amatissimo figlio. Dopo il solito, breve tragitto in fuoristrada, raggiunsero un’altana posizionata strategicamente in modo da poter intercettare i grandi cervi durante i loro spostamenti che era ancora notte fonda. La situazione era davvero magica, spettrale. Una fitta, umida nebbia li avvolgeva completamente mentre tutt’intorno a loro era un continuo bramire di cervi. La riserva che li ospitava era davvero ricchissima di grandi selvatici. Appena ci fu luce a sufficienza, ecco che nello strappo della vegetazione che avevano davanti iniziò a sfilare il solito, caratteristico trenino di cervi, che quasi sempre inizia con una vecchia femmina per poi concludersi, novanta volte su cento, con un imponente maschio che conduce al pascolo il suo Harem. Quello che si presentò a Massimo, Josef e Matteo nella bruma mattutina doveva essere addirittura più grande di quello abbattuto da Corrado, ma forse per la direzione del vento o forse per il fatto che la distanza era davvero esigua, il cervo avvertì subito il pericolo eclissandosi con un elegante salto nel folto della foresta. Tutti si dispiacquero per l’occasione mancata, ma riuscirono ugualmente a godersi il resto della mattinata in quel posto davvero idilliaco. Su mio consiglio sfruttarono la pausa per andare a visitare lo splendido museo della caccia di Vadaszti Szechenyi a Zsigmond, dove un famoso cacciatore ungherese di nome Hidvégi Béla con un gruppo di soci, con uno sforzo titanico, sia fisico sia economico, insieme ad un abilissima équipe di tassidermisti, sono riusciti a creare un’imponente raccolta faunistica e per poterla esporre è stato necessario costruire di sana pianta un vero e proprio museo di molti metri quadrati. Hidvégi Béla è stato uno tra i pochissimi cacciatori al mondo ad avere raccolto quasi trecento esemplari cacciabili nei cinque continenti ed averli fatti naturalizzare “Full Mount”, praticamente interi. Sì, avete capito bene, ogni selvatico è stato preparato a grandezza naturale, dal piccolo volatile al grande elefante africano e sapientemente esposto in diorami a tema raffiguranti i territori dove vivevano in libertà .
Come accade per tutte le cacce da appostamento, la sera si ripeté praticamente tutta l’azione del mattino, ma al contrario. Massimo, Corrado, Josef, Matteo e l’altro cameramen presero posizione in una magnifica zona che il sole era ancora alto, per poi mettersi comodamente ad aspettare fiduciosi e in perfetto silenzio il tramontare del sole. Personalmente ho sempre tirato ai cervi in cattivissime condizioni di luce, sia al mattino molto presto sia la sera a notte inoltrata, ma quando la riserva di caccia è davvero ricchissima di animali e quando l’estro è proprio all’apice, può accadere di veder uscire dal bosco il cervo giusto anche in pieno giorno. Evidentemente Josef era preparato a questa eventualità perché, nonostante l’ora, fece provare a Massimo un paio d’imbracciature sulle scomode assi trasversali dell’altana consigliandogli di rimanere sempre all’erta. Passarono poche decine di minuti che nel prato apparve un gruppo di cervi: un harem composto da cinque–sei femmine seguite come da copione dal gran sultano! Josef, visibilmente eccitato, pronunciò veloce tre parole: “Kapital, beautiful Kapital”! Poi l’esperienza e la professionalità presero il sopravvento. Il bravo guardiacaccia impugnò il suo telemetro Leica per comunicare la distanza a Massimo disegnandola virtualmente su una tavola: duecentosettanta metri esatti! Che potrebbero sembrare non tantissimi, ma decisamente molti per tirare ad un cervo di quell’importanza da un’altana traballente. Purtroppo (si fa per dire!) Massimo è un imprenditore di successo e quindi, oltre a trarre molte soddisfazioni dal suo lavoro, ha anche un’infinità di responsabilità ed impegni da svolgere. Così decise di tentare il tiro in modo da risolvere nel più breve tempo possibile quella meravigliosa avventura. Per prepararsi al tiro si prese tutto il tempo necessario, e quando finalmente il colpo partì, la palla impiegò un paio di secondi per raggiungere il bersaglio! Il cervo, colpito perfettamente al centro della spalla, s’impennò, scalciò poi corse fin dentro il bosco per scomparirvi. Seguirono i soliti complimenti, grandi pacche sulle spalle, grandi abbracci, ampi sorrisi e forti strette di mano, Massimo si concesse anche una sigaretta. Poi, dopo aver aspettato una decina di minuti, tutti insieme andarono sull’Anshuss per controllare. Purtroppo il cervo non era dove speravano che fosse e il recupero fu possibile farlo soltanto l’indomani con l’ausilio di un buon cane da sangue. Fortunatamente il grande cervo non aveva percorso molto strada. Anche questo fa parte della caccia! La palla Hasler Ariete RN da 159 grani aveva colpito con precisione il punto mirato e svolto molto bene il suo lavoro, ma duecentosettanta metri di distanza sono molti per un selvatico di oltre duecentocinquanta chilogrammi, credo che un altro tipo di palla non sarebbe stata capace di fare meglio.
Ecco, questa è la fedele cronaca di una breve, ma intensissima avventura vissuta in terra magiara da Massimo e Corrado, da un padre e da un figlio accomunati dalla stessa, infinita passione… quella per la caccia a palla!!
Per chi volesse vedere anche un piccolo video di questa magica avventura….
Marco Benecchi