"Una legislazione restrittiva non è quindi sufficiente a garantire la sicurezza per i cittadini. Può avere ovviamente degli ottimi risultati nella riduzione dei crimini ma va integrata da altri provvedimenti volti a migliorare il benessere generale della comunità." Lo scrive su liberopensiero.eu Marcella Esposito, esperta di diritto internazionale. Un affermazione basata su dati che dimostrano come il problema italiano attribuito alla detenzione di armi non si risolve inasprendo le norme, ma - appunto - migliorando il benessere della società.
Due considerazioni al riguardo. La prima: la detenzione delle armi in Italia è molto più bassa della media europea. Questa la "classifica": Finlandia in testa, col 38%; segue la Svizzera (27%), poi la Norvegia (26%) e l’Islanda (24%), davanti nell'ordine a Grecia, Svezia, Portogallo, Austria, Belgio, Germania e Italia. Per contro, in Olanda ne detengono il 5% e nel Regno Unito il 6%. Sono, questi ultimi paesi, esenti da suicidi e omicidi? L'Islanda ha un tasso di criminalità tra i più bassi al mondo, mentre nel Regno Unito si registra una preoccupante ondata di crimini violenti.
La seconda: quello che succede in Italia non si risolve nè incrementando la liberalizzazione del possesso delle armi, peraltro già rigorosamente regolamentato, nè caricando di ulteriore burocrazia e penalizzazioni i cittadini che per usi legittimi intendono possedere un'arma, soprattutto per uso di caccia e sportivo.
Pertanto, chi -aldilà degli schieramenti politici - volesse evitare soluzioni demagogiche ma affrontare seriamente il problema, s'impegni davvero a ridurre se non A eliminare gli squilibri sociali, individuali, psicologici che affliggono queste nostre comunità.
Alberto Novelli