Le bancarelle degli ambulanti e i negozi di fruttivendoli espongono in questi tempi cassette piene di funghi, di solito porcini, che suscitano grande curiosità e interesse.
Un prelibato frutto della terra che insieme alla delizia per il palato offre qualcos’altro, il mistero della sua nascita e il rischio (molto lontano per chi compra dal commerciante) del veleno che si nasconde in alcune specie.
Il suo costo relativamente alto (almeno del prodotto di provenienza nostrale) rispetto al modesto valore alimentare ne fanno una delicatezza del gusto, di cui a volte siamo costretti a fare a meno. Ma il desiderio rimane, e nasce cosi, spesso e volentieri, la voglia di andarselo a procurare personalmente. Si assiste perciò a quei vistosi fenomeni di massa che a volte assumono toni da assalto alla diligenza.
E qui cominciano i problemi. Prima di tutto perché centinaia e centinaia di individui affollano prati e boschi senza un’idea precisa di ciò che vanno a cercare. Inoltre, perché il proprietario del bosco o del terreno su cui, si presume, si trovino i funghi può non gradire l’invasione incontrollata da parte di torme di sconosciuti, spesso privi della necessaria educazione naturalistica e del minimo rispetto per la cosa altrui. A volte, i porcini scarseggiano, allora si rovistano le selve palmo a palmo, si pesta, si tronca, si rovina e, succede, che per non tornare a mani vuote, si raccolgono specie di cui non siamo del tutto sicuri, si portano a casa, si mangiano e non di rado succede quel che succede: dolori addominali, lavanda gastrica. gravi disturbi, e anche di peggio.
Occorre perciò, se si vuole andar per funghi, acquisire una appropriata conoscenza e essere consapevoli di una serie di responsabilità verso gli altri e verso se stessi, senza le quali sarebbe meglio non avviarsi nemmeno nell’impresa. Non è solo leggendo che si può diventare dei bravi fungaioli. Ma intanto da qualche punto bisogna incominciare. La consultazione della sezione apposita su questo portale di Big Hunter, per esempio, può essere un buon inizio. Occorre poi confrontarsi con la realtà, fare esperienza, magari facendosi accompagnare da persone esperte.
Cominciare dall’ABC dei funghi, per poi, piano piano, approfondire. Il porcino, per esempio, nelle sue diverse specie (edulis, aereus etc) lo conoscono tutti; tutti sanno che è buono e non presenta alcun pericolo. Non tutti sanno invece che fra gli altri boleti (che - come il porcino - hanno la parte inferiore del cappello ricoperto di spore e non di lamelle), l’unico che può veramente recar danno all’incolumità di chi lo mangia è solamente il “satana”, simile al porcino ma col gambo tozzo e più o meno striato di rosso, come pure le spore. Al tatto e alla rottura diventa blu-verdastro; altri boleti, pur diventando scuri o bluastri quando si tagliano, sono ugualmente commestibili, con qualche riserva per il «lurido», che si può mangiare solo se ben cotto.
Il maggior pericolo lo nascondono invece i funghi con le lamelle e specialmente le specie che fanno parte della famigerata famiglia delle amanite. In particolare la mortale Amanita falloide, dal cappello verde chiaro. La piacevole eccezione di questa famiglia è rappresentata soprattutto dal delicatissimo (per aspetto e per sapore) ovulo buono (Amanita aurea). Lo si riconosce facilmente, perchè proprio come un uovo da giovane è racchiuso in una valva bianca: la cappella è di un terso color arancio e il gambo le lamelle e la “carne” sono giallo-chiaro, mentre l’altra amanita, la “muscaria”, con la quale i meno esperti la potrebbero scambiare, (dal cappello molto più vicino al rosso acceso) ha questi attributi di un inconfondibile bianco. Altro fungo dal sapore eccellente, che si può confondere con certe pericolosissime amanite o con altri funghi pure essi pericolosi, è la mazza da tamburo o bubbola, una cui varietà raggiunge dimensioni eccezionali. Grigio, marrone chiaro, dal cappello squamoso, ha un gambo esile e quasi cavo, le lamelle bianche o più o meno grigie a seconda della «vecchiaia»; l’elemento che la contraddistingue è l’anello al gambo, al quale - da giovane - si congiunge il cappello (dandole per questo la somiglianza a una «mazza da tamburo»). Quando il fungo è quello «buono», quest’anello è scorrevole lungo il gambo.
Per gli altri funghi – ce ne sono tanti, anche di buoni, basta ricordare il prataiolo, il finferlo o galletto, alcune russole - per una conoscenza sommaria rimandiamo come già segnalato al nutrito portale di Big Hunter, con la raccomandazione tuttavia di affidarsi, nei casi dubbi, a esperti fungaioli o, meglio ancora, agli uffici appositi delle ASL, che in questo periodo svolgono un lodevole servizio di assistenza preventiva.
La preghiera che ci sentiamo comunque di rivolgere a chi va per funghi, e in particolare ai cacciatori, che nel bosco sono di casa, è questa: rispettate la natura, rispettate le regole scritte e le usanze del territorio, non calpestate, non distruggete inutilmente i funghi che non raccoglierete, anche se li conoscete come velenosi. Ogni elemento del sistema contribuisce a un equilibrio che è importante conservare nell’interesse di tutti. Buon divertimento.
Redazione BigHunter Magazine