Una battuta di caccia al cinghiale si svolge con una moltitudine di cacciatori e con l’ausilio di un gran numero di cani, in un territorio molto esteso, spesso addirittura di centinaia di ettari. A volte impegna i cacciatori per tutto l’arco della giornata, dall’alba al tramonto. Durante queste cacciate può capitare che, mentre in una zona infervorano le canizze e si susseguono gli abbattimenti, dall’altro versante del monte non si riesca a sentire niente, neanche gli spari. Chi pratica la battuta sa bene che comunque si deve stare sempre all’erta e con il fucile imbracciato, fin quando il suono del corno non ne decreta la fine. Le poste normalmente vengono assegnate per “meriti” o per sorteggio.
Quelle per merito si assegnano di solito nelle piccole squadre, a quei cacciatori che, dimostrata la loro abilità con un’alta media di abbattimenti, si sono guadagnati la fiducia di tutti gli altri componenti della squadra che senza pregiudizi permettono loro di appostarsi nei punti migliori. Le poste per sorteggio si assegnano di regola , nelle grosse squadre o durante le grandi battute, mondane tramite biglietti, palline numerate o per semplice conta, con lo scopo di non penalizzare o di favorire nessuno ed evitare spiacevoli disguidi e malcontenti. Dove e come piazzarle lo decide il Capo Caccia a suo insindacabile giudizio. Quando ad un cacciatore viene dato un tratto di bosco da sorvegliare, è come se ad un militare venisse affidata una “consegna”. Si tratta di una responsabilità molto seria per due motivi: prima di tutto per il fattore SICUREZZA.
E’ superfluo sottolineare e ricordare che in battuta si caccia in tanti e che si usano armi potenti. Un calibro medio da carabina ha una gittata di qualche chilometro, mentre le normali palle asciutte in piombo calibro dodici, se colpiscono un tronco, un sasso o uno specchio d’acqua con una determinata angolazione, hanno dei rimbalzi impossibili e spesso imprevedibili. Quindi prima di tirare il grilletto bisogna stare molto attenti a DOVE e a che COSA si spara, perché nel bosco non ci sono soltanto i cinghiali, ma anche uomini, cani ed altri selvatici, magari protetti, come daini e caprioli. Inoltre non dobbiamo dimenticare che la “Posta” ha la responsabilità ed il dovere di abbattere i cinghiali che cani, canai e braccaioli, con coraggio e tanta fatica, cercheranno di spingergli contro. Se ci s’impegna a partecipare ad una battuta collettiva lo si deve fare con serietà e con passione, cercando di mantenere un comportamento eticamente corretto e non tralasciando qualsiasi accorgimento utile al buon esito della battuta stessa. Detto ciò, ora dobbiamo cercare di chiarire un piccolo dilemma: serve o non serve l’immancabile radioliona appesa al collo di 99 cacciatori di cinghiali italiani su 100? Pratico la caccia al cinghiale da quando avevo una decina di anni, con mio padre, forse irresponsabilmente, che mi portava con lui rendendomi partecipe della battuta, mandandomi a strillare in qualche fosso o per un campo e MAI, né io né lui, abbiamo sentito la necessità di un simile accessorio.
Oggi, se un cacciatore dimentica a casa la carabina e/o le cartucce se ne fa una ragione e non s’arrabbia neppure, mentre se dimentica la radiolina si dispera, quasi si strappa i capelli! Strano vero? Personalmente non comprendo questo fatto perché io non la uso da anni e quando la usavo lo facevo solo sporadicamente. Non ho niente contro questo accessorio elettronico, che se fosse usato bene sarebbe anche da ritenersi utile, ma non lo uso perché la ritengo più dannoso che pratico. Dannoso perché l’auricolare m’intralcia nei movimenti, mi disturba il peso e l’ingombro dell’antenna e poi il sentire continuamente un vociare (diciamo pure un pochino sgradevole!) in un orecchio m’impedisce di concentrarmi al massimo su cosa invece succede all’interno della macchia, più precisamente nel tratto di bosco che ho davanti, quello che mi è stato assegnato di presidiare. Per quanto riguarda “la comunicazione - i contatti” con il Capocaccia e con il Capocanaio, semmai dovessi averne bisogno, utilizzerei il telefonino (non ha caso ho due SIM) oppure farei alla vecchia maniera, tramite il passaparola sussurrato tra le poste oppure gridato da un monte all’altro.
Ma queste sono esigenze piuttosto rare, sporadiche, come se dovessi chiamare aiuto per soccorrere un cane ferito oppure un compagno di caccia che ha avuto un incidente o si è sentito poco bene. Non mi sognerei mai e poi mai prendere il telefono o la radio per chiedere come sta andando la battuta oppure se “Mario o Alfredo” hanno tirato al cinghiale. Quelli sono discorsi che si possono, anzi che si devono fare a fine cacciata, intorno al fuoco e con mezzo bicchiere di vino rosso in mano. Comunicare in tempo reale un abbattimento o una padella non è certo una notizia da condividere con tutti i partecipanti alla battuta! Quando il colpo sarà andato a segno con successo sarà sufficiente scacciare i cani con garbo per rimandarli dai proprietari- conduttori, viceversa se dovessimo aver fallito allora dovremo adoperarci per impedire ai cani di uscire dalla cacciata, e no di certo con l’ausilio della radio. Quando ancora usavo la radiolina era un continuo: “Paolo ha padellato! Io invece ne ho ucciso uno bello! Mario scherza e ride alla posta vicino mentre io sono vigile e attento!” Tutte queste chiacchiere, oltre ad essere sterili ed inutili disturbano i cacciatori di cinghiali che invece preferiscono ascoltare solo le canizze e i sussurri del bosco! La caccia in battuta è una cosa seria, che potrei definire anche addirittura intima a dispetto di quel che si creda. Poi c’è anche da considerare anche un’altro fattore molto importante: il lavoro dell’intera bracca, di cani e canai, che in certi casi rischiano persino la vita per mandare i cinghiali verso le poste, che a volte invece di essere pronte e concentrate stanno a giocherellare con le radio. Molti cacciatori, non dico tutti, le usano per raccontarsi le barzellette, per aggiornarsi sul calciomercato, per confrontarsi sulle scelte balistiche e per discutere di tante altre stupidaggini inutili, specialmente durante i periodi morti della battuta, proprio quando i vecchi solenghi girano silenziosissimi in cerca di un varco dove poter forzare lo schieramento. Tralasciando le nostre stravaganze logistiche, vorrei ritornare al compito principale del cacciatore appostato durante una battuta, che è quello di cercare di abbattere il cinghiale nel miglior modo possibile e per farlo ci vuole un’arma potente, ben tarata, caricata con la munizione giusta, no di certo una radiolina munita di auricolare!
Spero che con queste poche righe possa aver toccato un problema molto attuale, quello del rispetto tra TUTTI i partecipanti alla battuta di caccia! Permettetemi ancora un ultimo consiglio, a caccia bisogna essere sempre molto attenti senza mai abbassare la guardia, neanche quando siamo sicuri che nel bosco non ci sia neanche un animale. Dobbiamo verificare il vento, curare le nostre limitate attrezzature, concentrarci sui punti dove “dovrebbe” arrivare il cinghiale e tenere d’occhio le poste vicine. Ricordatevi che il cinghiale si abbatte con l’UDITO prima che con qualsiasi altro senso! E visto che di orecchie, più o meno malandate, ne abbiamo soltanto due, ostruirne una con un vociare incessante di parole più o meno inutili, non è certo il massimo! Ci sarebbe da ricordare ancora, perchè in moltissimi se ne dimenticano, che la prima e l’ultima raccomandazione che fa un buon Capocaccia è quella di stare zitti alla posta, e questo dovrebbe valere anche per le chiacchierate, più o meno sottovoce, alle radio.O no?
Marco Benecchi