Dopo la conclusione di importanti prove a grande cerca, nella stampa di quarant'anni fa, si potevano leggere i doverosi ringraziamenti ai concessionari ed ai proprietari per aver messo a disposizione i terreni dove si sono svolti anche gli allenamenti e le selezioni.
A seguire una specie di esortazione – appello ci sia consentito, con l'occasione, di parlare ai nostri politici, a tutte le Amministrazioni provinciali, Comitati ed organizzazioni venatorie, per segnalare quanto la cinofilia italiana abbia necessità inderogabile che queste zone di ripopolamento, riserve, oasi, siano moltiplicate e vi si possano effettuare, per qualche giorno all'anno, gare tanto importanti.
Nullo sarà il danno alla selvaggina, concorrendo cani corretti ed in periodo di caccia chiusa. Anzi, la selvaggina se ne avvantaggerebbe in esperienza.
Il problema si impone, quando si pensi che molti addestratori italiani, con enormi sacrifici e spreco di denaro, sono costretti ad andare ad allenare altrove.
Abbiamo in Italia grandi possibilità a condizione che si abbandoni la demagogia e si apprezzi il vero desiderio dei cacciatori che hanno il culto del cane da ferma.
... Come si può essere insensibili alle sacrosante aspirazioni cinofile! La cinofilia è sublimazione della caccia e tanto più un cacciatore è cinofilo, tanto più diventa un esteta e meno distruttore: proteggerà la selvaggina per godere nuove emozioni della ferma del proprio ausiliare, tendendo a partecipare alle piccole competizioni dapprima, per arrivare alle grandi.
Mi auguro che chi ha orecchi intenda il significato di questo mio dire e con leggi e provvedimenti appropriati si ammettano, nei comitati regionali, i cinofili, e si moltiplichino queste iniziative che risolveranno il grave problema della cinofilia in Italia.
Lo scritto è di Ernesto Coppaloni. A parte la forma, è proprio vero che sono passati così tanti anni?