Marcel ROLAND (1879-1955), squisito letterato e naturalista francese, nato nel sud della Francia, ha pubblicato nel 1947 “Canti di uccelli e musiche di insetti” (tradotto in Italia da Remo Costanzi nel 1951).
Di fronte ai misteri della natura si chiede quale sia il vero posto dell’uomo. Nella prima parte di tale libro, il Roland guida i lettori nel mondo cinguettante degli uccelli che ci allietano con i loro concerti, ci divertono con i loro movimenti, ci offrono le lezioni della loro industriosità, sono per noi compagni e maestri a un tempo. Marcel ROLAND s’accosta, a uno a uno, a molti uccelli fra i più cari all’uomo per il canto melodioso, per le abitudini di vita che li rendono suoi compagni, per gli enigmi che la loro esistenza offre all’osservazione… e inquadra questi suoi bozzetti nel vasto sfondo della foresta.
Non me ne voglia oggi Marcel Roland se mi sono permesso di rileggere tale libro interpretandolo in un senso più attuale: la foresta è l’Italia, gli uccelli sono i vari politici a capo dei vari partiti che si propongono per le prossime elezioni del 25 settembre.
Marcel Roland scrive: " …invece di perder tempo a chiacchierare occorre dir subito ciò che era la mia foresta in passato e poi venire a ciò che ne hanno fatto… l’ho conosciuta veramente bella, vasta e profonda, era ancora una foresta quasi regale, dove i cacciatori inseguivano il cervo e incalzavano il cinghiale…passarono gli anni, la foresta fu venduta, smembrata, divisa in rettangoli e in ognuno di quei rettangoli sorse una casetta. Sotto il morso dei denti la foresta canta un lamento cadenzato che ha il singhiozzo di una marcia funesta".
Ecco la foresta Italia oggi, l’Italia delle Regioni, dei collegi elettorali, dei tanti candidati dai denti ben affilati.
Scrive ancora il Roland: il popolo fremente e chiacchierino degli uccelli riempie la foresta di gridi e di battiti d’ali…
Ed ecco il popolo degli uccelli che abita la foresta, esattamente come lo descrive il Roland.
Il MERLO NERO (Matteo Salvini, Lega): vecchio compagno della nostra fanciullezza, con il suo abito da cerimoniere, il becco dorato, l’occhio fisso che par non veda e vede benissimo; ora di corsa sul terreno come un topo, ora in volo a freccia, ora immerso in fondo alle sue alcove di rovi… in interminabili meditazioni da vecchio filosofo.
Il FRINGUELLO (Matteo Renzi, Italia Viva): è classificato dai naturalisti nell’ordine dei passeracei, ciò che in stretta logica lo definirebbe un uccello essenzialmente migratore, un nomade, un errante che “passa” per essere altrove l’indomato… questo Arlecchino alato che riunisce nel suo piumaggio il bluastro, il color vinoso, il marrone, il bianco… la femmina costruisce il nido mentre il marito vigila in prossimità, pronto al combattimento contro gli importuni.
L’USIGNOLO (Silvio BERLUSCONI, Forza Italia): la fama dell’usignolo deve molto all’uomo, e, tra gli uomini a una particolare categoria, ai poeti, che sanno ben manipolare la Storia Naturale… l’usignolo è tanto conosciuto che il suo ritratto diventa quasi una cosa trita… attorello simpatico, musicista perfetto… ciò che distingue l’usignolo dai rivali di altre specie è la straordinaria potenza della sua voce… e poi sa utilizzare in pieno i suoi mezzi fisici… è naturalmente dotato per la musica.
La CAPINERA (Giorgia Meloni, Fratelli d’Italia): il canto della capinera forma un arabesco continuo; è un cicaleccio di donna chiacchierina che si perda in spiegazioni. E la voce è molto più debole di quella dell’usignolo; obbedisce alle leggi della migrazione.
Il PETTIROSSO ( Luigino Di MAIO, Impegno Civico): …quando si trova bene in qualche posto sia perché vi abbondi il cibo, sia per qualunque altra ragione, vi si stabilisce…però durante l’inverno si avvicina alle dimore umane, e da qui nasce una fiduciosa familiarità che dirama i cuori più duri… non tollera nessun concorrente nelle vicinanze, nonostante il suo cattivo carattere ha solide qualità.
Il CODIROSSO (FRATOIANNI o BONELLI?, Alleanza Verdi Sinistra): sul codirosso non ho da dire granchè…pare che il codirosso non pensi a nulla ma a un tratto si butta giù come un esperto paracadutista, si ferma di colpo nel tuffo, risale con un’impennata sapiente e va a rimettersi sul suo osservatorio, avendo nel becco un insetto acchiappato al volo…ha questo di comune col pettirosso: che ama la vicinanza degli uomini, canta come gli detta il capriccio, quando canta fa udire una voce gradevole ma priva di ampiezza.
Il CARDELLINO (Beppe GRILLO, Movimento 5 Stelle): dimostra tra gli alati, qualità veramente singolari. E’ un cantore d’alta classe, quando vuole. Ed è peccato che i colori vivaci del pagliaccio facciano dimenticare in lui l’artista. Il cardellino è il Grock degli uccelli. Il suo canto leggiero, aereo, è una cascata di perle gettate su un cristallo. Dura poco, ma riprende immediatamente, e il vento porta via con sé quelle agili frasi che l’uccello segna nel cielo spiccando improvvisamente il volo…predilige allo stato libero per i semi di canapa e di papavero…
Il CIUFFOLOTTO (Enrico LETTA, PD): gola e ventre rosso fuoco tendente allo scarlatto; testa nera; parte superiore del corpo grigio-fumo; le ali dello stesso colore ma con un po’ di bianco all’estremità delle remiganti. Dal lato morale esso possiede le qualità che apprezziamo in un amico: è fiducioso e assai affezionato. Fedele come il contadino alla terra dove si è stabilito; il ciuffolotto non emigra.
La RONDINE (Emma BONINO Europa): chi non ama le rondini? Sono, si può dire, i soli uccelli che godono del rispetto unanime, e che abbiamo rinunziato a mettere in gabbia. La rondine non canta…quel cinguettio confuso che essa articola, sia volando sia ferma, somiglia al cicalare di una donnetta alla fontana o al mercato.
Il CUCULO (Giovanni TOTI, Noi Moderati): canta, se si può adoperare questo termine, sorvolando sia stando fermo. Certo il suo grido non è un canto nel vero senso della parola, ma ha tuttavia qualche rapporto con la musica perché partecipa alla sinfonia della foresta dove il suo richiamo, gioioso per alcuni, funebre per altri, ravviva il silenzio maestoso dei grandi boschi. Solo il maschio canta.
Marcel ROLAND conclude: …e che la vita ricomincia sempre; che sotto la pena e la sofferenza, v’è sempre della gioia. E, ascoltandoli, io fantastico pensando alla primavera che tornerà.
…e io, che non so più per chi votare, spero di non finire in un autunno devastante, con la foresta/Italia definitivamente distrutta.
Pino Lanata