Sono fermamente convinto che in qualsiasi campo l’esperienza si acquisisce principalmente facendo molta pratica “sulla propria pelle”, ma è anche bene far tesoro dei consigli degli altri, sempre se “la fonte” sia sincera ed attendibile. Io per motivi di tempo non frequento né bar e né circoli di cacciatori e quando vado in armeria ho sempre una fretta del diavolo, ma dopo una battuta di caccia al cinghiale mi fa sempre piacere ascoltare i racconti dei miei compagni di avventura. Questo perché, indipendentemente se i colpi sono andati a segno o meno, è quasi una tradizione che tutti i cacciatori spendano volentieri due parole sui loro tiri.
Non dimentichiamo che nelle battute al cinghiale, più che in ogni altra forma di caccia, ogni singolo colpo è una storia a sé e quasi mai uno è uguale all’altro. Quando allo sparo segue l’abbattimento siamo tutti contenti, quando il selvatico si allontana incolume ci si resta male ma poi passa, se un cinghiale si allontana ferito è nostro dovere cercare di porre fine alle sue sofferenze e di recuperarne la spoglia, ma quante volte ci è capitato di non aver tirato perché eravamo impreparati o perché lo abbiamo fatto maldestramente troppo presto? Io per la caccia al cinghiale ho adottato un proverbio: “Ogni occasione lasciata è un’occasione persa!”.
Anch’io dopo trent’anni di “Cacciarella” faccio ancora qualche stupidaggine ed proprio per questo motivo che mi permetto di stilare una lista di cose che durante una battuta andrebbero fatte, come quelle che assolutamente non andrebbero fatte. Cominciamo dal principio, da quando il Capocaccia vi avrà assegnato la vostra bella posta. Prima che questo si allontani per ripetere l’operazione con il cacciatore successivo, non vergognatevi di chiedergli come intende svolgere la battuta e di segnalarvi dove posizionerà il prossimo cacciatore.
Questo va fatto per due buoni motivi: per conoscere alla perfezione dove “dovrebbero trovarsi” i vostri vicini di posta (purtroppo c’è sempre chi si muove!) e per conoscere il fronte della bracca. Parecchie volte mi è capitato di vedere che, quando non si sentivano canizze, il mio “vicino” guardava verso mare mentre io ero rivolto verso monte! Per sicurezza, per buona educazione ma anche per evitare spiacevoli equivoci è bene accordarci sempre con i nostri vicini di posta sui rispettivi angoli di tiro.
Non c’è cosa più spiacevole di tirare ad un cinghiale in due o, peggio ancora, quando il nostro “vicino”, in preda ad un raptus omicida spara addirittura al “nostro” cinghiale per “finirlo” mentre è già a terra immobile! Non scandalizzatevi di quel che dico perché, purtroppo, sono cose che succedono con troppa frequenza. Se avrete la fortuna di avere dei vicini di posta seri e competenti non dovrebbero esserci problemi, sarà sufficiente accordarvi fin dove tirerete e voi e fin dove tireranno loro, ma se avrete a che fare che delle persone impulsive e/o poco pratiche, vi consiglio di stare molto attenti quando si avvicinerà la canizza. Specialmente se siete appostati ai margini di un campo o di una tagliata “dell’anno” che permette una notevole visibilità, a volte può capitare che, quando un cinghiale esce dal fitto e viene dritto verso di voi, un provetto cacciatore quattro poste più in là cominci a tirargli con la sua bella carabina dotata di ottica! Se poi il cinghiale lo abbatte, lo rimanda indietro, lo fa deviare o lo accelera come un missile che gliene importa!
Lo so che è difficile trattenersi quando un bel solengo va tranquillo senza cani dietro alla posta accanto, ma ricordate che potrebbe accadere anche il contrario e quindi le regole non scritte della caccia al cinghiale impongono che ogni cacciatore debba tassativamente tirare soltanto al selvatico che viene dritto verso di lui, o almeno nel suo raggio d’azione predefinito con i compagni di posta.
Ora che abbiamo chiarito sul “quando”, concentriamoci sul “come” tirare. Indipendentemente se saremo appostati sopra a dei palchetti o a terra, 90 volte su 100 la nostra posta si troverà o lungo uno stradone (carrareccia, cessa tagliafuoco, troncatura di macchia, ecc) o ai margini di un campo. Il tiro di solito oscilla dai cinque ai cinquanta metri e contro un selvatico in avvicinamento. I vecchi cacciatori hanno sempre raccomandato di lasciar avvicinare il cinghiale il più possibile prima di tirare, ma loro erano abituati alla doppietta a cani esterni caricata a pallettoni o con la palla “Segatori”.
Oggi i tempi sono cambiati. Seguendo i loro consigli, mi è capitato che per far avvicinare il più possibile il cinghiale, quello alla fine mi “avventava” o mi vedeva e fuggiva da un’altra parte. Quando un animale corre di punta il tiro risulta più facile perché non occorre dargli nessun anticipo, ma se arriva leggermente sfiancato, anche utilizzando una carabina di media potenza sparare un tantino avanti è d’obbligo. Se un cinghiale esce dal bosco ad un’ottantina – settanta metri e viene spedito verso di noi, quando è a trenta - venti metri è bene mirarlo accuratamente e lasciare partire il primo colpo. Farlo avvicinare ulteriormente potrebbe essere più dannoso che utile.
Un cinghiale lanciato in corsa raggiunge facilmente i sessanta chilometri orari, quindi se non riusciamo a fermarlo col primo colpo gli altri dovremo tirarglieli facendo i dovuti calcoli. Va mirato almeno un metro avanti al muso, a meno che non siate dei provetti tiratori che riescono a spostare velocemente il fucile mente sparano.
La carabina ha innumerevoli pregi, ma purtroppo non uguaglierà mai il brandeggio e l’imbracciatura del fucile che usiamo dal primo giorno che abbiamo preso la licenza. Al contrario, se invece siamo appostati lungo una cessa all’interno della macchia, dovremo cercare di averlo bene in vista prima di tirare il grilletto. Purtroppo le palle spinte ad alta velocità hanno un acerrimo nemico: la vegetazione. Se prima di colpire il bersaglio trovano sulla loro strada frasche o grossi rami potrebbero facilmente trasformare un abbattimento netto e pulito in una clamorosa padella. Nella penombra del sottobosco non sempre è facile avere una buona visuale sia dell’animale sia della vegetazione che lo circonda, quindi anche in quel caso il tiro deve essere molto preciso.
Come ho avuto modo di affermare in altre occasioni, durante una battuta “media” in cui partecipano una cinquantina di cacciatori ed altrettanti ausiliari il tiro al cinghiale non è mai eccessivamente difficoltoso. La muta di solito trova il branco, lo smuove e lo mette in fuga. Può capitare che i cinghiali partano tutti assieme oppure che si sbranchino e lo stesso vale per la muta. Dopo poco tempo dalla “levata” dalla lestra i selvatici prendono parecchia strada ai cani e dopo la foga iniziale tentano di distanziare gli inseguitori procedendo con un’andatura più tranquilla, per risparmiare energie e per scegliere bene la via di fuga. Il cinghiale in movimento ha tutti i sensi all’erta e sceglie con cura la strada da percorrere.
Quando arriva in prossimità delle poste (do per scontato che siano state schierate a “vento buono”!) qualcosa la percepisce sempre e quindi procede con circospezione. Se il cacciatore appostato è un veterano sa bene che prima che il cinghiale salti lo stradone farà uno stop per accertarsi che non ci sia pericolo. Quello è il momento migliore per spedirgli la palla risolutiva. Mai tirare ad un cinghiale quando attraversa la linea delle poste ed è praticamente impossibile sparargli dopo che l’ha già attraversata.
Lo stesso discorso vale anche per quando vi troverete appostati in un campo, rammentando l’eccezionale potenza e gittata della vostra arma. Per la larga gli “stop” sono meno frequenti, ma non rarissimi. Nella caccia al cinghiale bisogna sfruttare sempre “l’attimo fuggente”, quei pochi secondi che il selvatico offre quando si ferma per ascoltare e/o per fiutare il vento o quando procede con un’andatura contenuta. Il problema è proprio saper cogliere quell’attimo, saper intuire quando conviene sparare subito o quando è meglio aspettare, e questo si acquisisce soltanto col tempo e con la pratica.
Non credo sia necessario ricordare che nella caccia in battuta l’avere “un faccia a faccia” con il Re della macchia è un privilegio riservato a pochi e quando si ha la fortuna di averlo dobbiamo essere in grado di sfruttarlo a nostro favore. Vorrei concludere con un piccolo consiglio: controllate che la vostra arma sia sempre precisissima e quando crederete che un cinghiale è a tiro e che avrete buone possibilità di abbatterlo tentate tranquillamente il tiro, sempre nel rispetto di chi vi sta accanto e delle più elementari norme di sicurezza. E’ meglio sbagliare o ferire un selvatico quando ancora è in cacciata piuttosto che dopo che è uscito dall’accerchiamento.
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