Una volta chi amava immortalare le proprie avventure sulla carta Kodak doveva portasi dietro una buona macchina fotografica, che spesso poteva diventare addirittura un’attrezzatura di primaria importanza del cacciatore ed in particolare di quello che pratica la caccia a palla. Perché non credo che sia mai esistito un appassionato seguace di Diana che prima di partire per una battuta importante non abbia controllato la sua bella attrezzatura cine-foto. Quella con cui spera d’immortalare per sempre una preda abbattuta in un angolo remoto del mondo.
Ma riuscire a scattare qualche foto decente non è facile come sembra, specialmente se poi ci farebbe piacere vederla pubblicata (come spesso accade!) sui social o su una rivista specializzata. Ma quante sono le immagini che veramente meritano di essere archiviate come delle vere e proprie piccole opere d’arti? Poche, perché spessissimo, in particolare dopo la concitazione di un abbattimento, ci si dimentica delle regole basilari della fotografia e soprattutto di quelle sul rispetto dell’etica venatoria. Intendiamoci bene, io non sono né un fotografo professionista, né un esperto in comunicazione, quindi non pretendo di educarvi sull’uso di una macchina fotografica digitale o, meglio ancora, di un IPhon d’ultima generazione, ma voglio soltanto darvi qualche piccolo consiglio su come scattare delle foto ad uso “venatorio”. Mi reputo abbastanza competente in un paio di materie perché le ho studiate, approfondite e praticate appassionatamente ed assiduamente per tutta la vita, ma quando devo fare qualcosa che conosco poco, chiedo mille e più consigli ha chi ha più esperienza di me. Quindi, mi sembra ovvio che, quando iniziai ad appassionarmi di fotografia, mi rivolsi a diversi amici e ad alcuni fotografi professionisti, per farmi spiegare bene le nozioni fondamentali e soltanto dopo ci misi anche qualcosa di mio. Il cacciatore – fotografo deve tenere conto di molti altri fattori oltre alla luce, all’esposimetro, alla messa a fuoco, al grandangolo, allo zoom, al macro, ai megapixell, ecc. Come ad esempio il posizionare correttamente il selvatico abbattuto in modo serio e dignitoso, stando bene attenti a non riprendere tracce di sangue e/o brutte ferite, che nel paesaggio inquadrato non ci sia qualche oggetto sgradito come tralicci dell’alta tensione, casali, strade, recinzioni, fili spinati, ecc. E’ molto importate anche la posizione che il cacciatore deve assumere vicino alla preda, perché di questo voglio trattare, cioè di come va scattata una foto ad un animale catturato, non di come si fotografa un fiore, albero, un ruscello, un amico addormentato o un cane sdraiato sopra ad un mantello di loden. Il cacciatore in posa con la preda che avrà abbattuto con impegno ed onore, non deve mai assumere una posa da conquistatore né tanto meno da giustiziere o da macellaio. Lo so che per molti è una sofferenza non mettere il piedino sulla carcassa dell’animale, ma chi ha quelle tendenze, lo pregherei di trattenersi perché, credetemi, non c’è cosa peggiore da vedere! Poi “paese che vai, usanze che trovi”.
In Spagna la tradizione vuole che una capra Hispanica abbattuta vada fotografata tenendola ben salda per la collottola, come in Maremma si usa immortalare i grandi solenghi con la bocca aperta, per metterne in risalto le difese. Caprioli, camosci, mufloni, daini e cervi andrebbero sempre fotografati distesi sul fianco dove è uscita la palla (oppure sull’altro lato se la pallottola è stata trattenuta), con la testa girata perpendicolare alla groppa. Il cacciatore non deve stargli né sopra né di fianco, ma dietro a debita distanza, in modo che con la sua mole non “sovrasti” il selvatico.
Ho visto delle foto con dei cacciatori sopra ad un alce da farlo sembrare grande come un daino! Se il cacciatore si posiziona abbastanza indietro rispetto alla preda abbattuta, la fotografia è più bella perché il soggetto in primo piano viene messo in risalto. Per lo stesso motivo è bene che il cacciatore sia in ginocchio se non addirittura seduto. Un bel sorriso non guasta mai, purché non eccessivo o sguaiato. Scattare una bella fotografia può essere fonte di grande soddisfazione, perché oltre a rimanere un bel ricordo materiale da tenere gelosamente come ricordo e da mostrare a parenti ed amici con orgoglio, può essere una vera e propria forma di arte. Sempre a patto di farlo in modo serio e rispettoso. Il problema del cacciatore – fotografo è che spesso i due ruoli sono in contrasto tra loro.
Specialmente quando si caccia da soli, oppure quando si è accompagnati da guide semi-indigene o da pseudo amici che a volte s’impegnano meno del dovuto, chissà, forse per un pizzico di gelosia verso chi desidera archiviare un bel ricordo! Tutte le volte che mi è capitato di cacciare in qualche remoto angolo di mondo, per riuscire a recuperare quattro foto decenti dovevo convincere il mio accompagnatore (improvvisatosi entusiasta fotografo!) a scattarne qualche decina. I cacciatori che si portano dietro una piccola macchina fotografica sono ormai una vera e propria rarità, mentre un buon telefonino dotato di multicamera ce l’hanno praticamente tutti e usarlo è abbastanza semplice.
Meglio impostarlo in Alta Risoluzione, specialmente quando si devono scattare delle fotografie all’alba o al tramonto con scarse condizioni di luce. Consiglio di farle sia con il flash sia senza, per stare più tranquilli. Non dimenticate di pulire, con una pezzuola specifica oppure con un semplice fazzolettino, la lente dell’obiettivo e di stare attenti se tra il fotografo e il soggetto da fotografare non ci siano rami o arbusti che potrebbero alterare sia la messa a fuoco automatica sia l’immagine definitiva.
Marco Benecchi