Da tempo covavo il desiderio di intervistare un lupo.
Tramite Radio Bosco avevo lanciato un messaggio di invito per un incontro. Nulla purtroppo per tanto tempo.
Recentemente però, sempre tramite Radio Bosco, ho scoperto che nella notte del solstizio d’inverno al Passo del Chiodo sul crinale tra la Val d’Aveto e la Val Taro si era tenuto un grande raduno di lupi, presenti diversi branchi, ognuno con l’esemplare Alfa. L’argomento in discussione era soprattutto la programmazione della imminente stagione riproduttiva e la necessità di dotarsi di una organizzazione stabile per tutelare la loro attività e sopravvivenza.
La discussione pare che sia stata molto ampia e partecipata; ululati e abbai sono risuonati per tutta la notte mettendo in serio allarme i pochi abitanti di Costapelata, Villa Neri, Alpicella, Gavadi, Casoni e Amborzasco.
In tale riunione è stato deciso di eleggere un Delegato Sindacale che potesse intrattenere rapporti seri con gli umani.
E così mi sono permesso di inviare tramite il mio solito buon amico, l’Allocco Ghiriberto, un messaggio vocale a tale delegato per ottenere un incontro; purtroppo mi è stato subito rifiutato perché sono un cacciatore e sono di Chiavari. Il delegato ha spiegato infatti che poteva tollerare il fatto che ero un cacciatore onesto che sapeva bene che il lupo è particolarmente protetto, ma assolutamente non accettava che fossi di Chiavari, Città che per anni ha pagato “un luparo” e che elargiva ricca taglia per ogni lupo abbattuto, la cui testa veniva inchiodata alla porta della Città.
Allora ho contattato la Volpe FRED (2), molto più astuta e preparata dell’Allocco, ha saputo spiegare meglio che a Chiavari ormai i lupi erano ben accetti, soprattutto nella zona del Palasport e di San Terenziano ove il pasto poteva essere abbondante grazie ai tanti cinghiali e caprioli che vi pascolavano giorno e notte.
… e così ho ottenuto di poterlo incontrare nella notte del primo quarto di luna di dicembre, sul sentiero che da Case del Monte conduce alla “Pussa du lu” vicino alle rocche del Monte Cucco, un sentiero di crinale dal quale tutto si può fiutare; il punto preciso: la base del grande traliccio dell’alta tensione.
Partito da Chiavari con la mia vecchia Panda autocarro, ho raggiunto Case del Monte verso le 22; ben attrezzato con nodoso bastone di legno, con torcia frontale, con due bombolette di spray al peperoncino, con una sirena per allarme sonoro; nello zainetto solo un taccuino e matita; niente telefonino; mi sono incamminato lungo il ripido sentiero con tanti scalini troppo alti, lentamente, ansimando, con il cuore in gola anche per la paura che comunque tale incontro incuteva; di notte, da solo, lontano da ogni civile abitazione.
Dopo circa 30 minuti sono arrivato nel punto concordato; spengo la torcia; un silenzio impressionante; nessun segno di vita; una leggera nebbia rendeva il tutto ancora più misterioso.
Tremavo dalla paura pensando che se fosse stato un tranello avrei fatto proprio una brutta fine; forse nessuno avrebbe mai più trovato i miei resti.
Mentre queste riflessioni mi agitavano ancor più, vedo lungo il sentiero a pochi passi da me due punti luminosi giallastri che lentamente si avvicinano; intuisco la sagoma di un animale; è lui? Non faccio in tempo a cercare di capire che un terribile ululato scuote il silenzio e subito con voce quasi suadente si presenta.
Sono Bernardo, il pronipote di Ligabue (1), sono qui, in qualità di Delegato Sindacale dei lupi del Parco dell’Aveto e di tutto l’entroterra chiavarese, per l’intervista concordata.
Ascoltando tali parole il mio cuore si è calmato, ho preso fiato e fiducia e così ho “sparato” la prima domanda:
• Quanti sono gli iscritti che rappresenti?
BERNARDO: questo non te lo dirò mai!; tanti hanno tentato di contarci, ma noi siamo più intelligenti di voi umani, sappiamo confondervi bene spostandoci per chilometri e chilometri; abbiamo un home-range enorme che solo noi conosciamo; sappiamo complicare bene le nostre tracce camminando in fila indiana sulle orme di chi ci precede; e ormai sappiamo anche eludere le vostre fototrappole che abbiamo censito scrupolosamente per tutelare la nostra privacy.
PINO: bene, comunque sono convinto che ormai siate tanti se non tantissimi; tutti parlano o sparlano di voi; tante richieste di danni per predazione di animali domestici; Guercino, rappresentante sindacale dei cinghiali, è in agitazione per i troppi prelievi da parte vostra dei piccoli cinghialini; caprioli e daini hanno dovuto abbandonare i loro pascoli tradizionali per rifugiarsi vicino alle case o addirittura in città.
BERNARDO: voglio farti presente che io sono un lupo vero della specie” canis lupus italicus”; guarda la punta della mia coda: è nera; ho occhi gialli dorati; la macchia golare bianca; ho orecchie dritte triangolari a base larga non lunghe; sono puro, non devi confondermi con cani rinselvatichiti o randagi che stanno rovinando la nostra reputazione. Io sono un carnivoro; dovrei mangiare almeno tre chilogrammi di carne al giorno; so bene che non devo distruggere le mie fonti alimentari e così caccio una preda per volta, non faccio stragi. Io sono al vertice della catena alimentare, elimino animali vecchi e malati e durante la stagione venatoria anche quelli feriti dai cacciatori. Certamente per anni siamo stati favoriti dalla presenza di tanti caprioli che avete gestito veramente bene in modo da favorire l’abbondanza di piccoli.
PINO: ma allora vuoi la medaglia di benefattore dell’ecosistema ligure?
BERNARDO: certamente; io gratuitamente vi risolvo tanti problemi : controllo gratuitamente la peste suina africana, elimino daini, caprioli e altri piccoli mammiferi; se capita predo anche qualche cane vagante, più o meno rinselvatichito. Sono “il migliore”, rispettatemi!
PINO: rispettarti? Fino a un certo punto! La tua cattiveria è ben conosciuta; devi essere processato perché hai eliminato le capre del Groppo Rosso, del Masappello, del Monte Cucco, di Giacopiane; hai ucciso vitelli e puledri; ovunque hai sbranato pecore, nei recinti e fuori, e non sei mai sazio!
BERNARDO: basta con queste falsità; non sono così stupido da eliminare le mie fonti di cibo; io “gestisco” altri distruggono e mi danno la colpa. Noi lupi, e ripeto noi lupi, non uccidiamo senza ragione; uccidiamo solo per vivere, per dare da mangiare ai nostri compagni più vecchi, deboli, malati e invalidi.
… e si mette a ringhiare.
Mi riprende la paura: l’ho offeso! Sono in pericolo? Allora “sparo” subito la domanda di riserva:
• Cosa ne pensi del “progetto Lupo” del Ministero dell’ambiente e della Regione Liguria?
BERNARDO: ottimo, veramente ottimo; ha consentito la nostra espansione; oggi avete un marchio di qualità; la nostra presenza è elemento di eccellenza faunistica.
PINO: non ne sono assolutamente convinto.
…e si rimette a ringhiare, poi abbaia; intorno a me vedo, solo allora, tanti occhi gialli che mi circondano.
Per mia difesa, con voce calma, gli ricordo il patto di non belligeranza che aveva stipulato con San Francesco e che quindi era giunto il momento che mi illustrasse le rivendicazioni approvate.
BERNARDO: certamente, eccole
• onorare la memoria dei lupi uccisi dagli umani creando un monumento/sacrario in località Casun de Gaie, vicino a Villa Garba, in Val d’Aveto, ove è stato pugnalato nel 1930 l’ultimo vero lupo dell’Appennino genovese.
• aumentare i controlli per impedire l’utilizzo improprio di prodotti per l’agricoltura creando bocconi avvelenati e trappole varie;
• eliminare recinzioni con i “pericolosi pastori elettrici” (che brutta parola) e tutte quelle diaboliche protezioni che impediscono la libera circolazione degli animali domestici;
• favorire l’allevamento di vacche limousine che partoriscono in solitaria nel bosco, facilitando la predazione del vitello;
• consentire la libera circolazione dei cavalli anche lungo le principali strade; più incidenti ci sono più animali feriti o morti da mangiare;
• favorire la caccia fotografica con corsi e conferenze, imponendo però ai fotografi di pagare una tassa di concessione governativa per accedere ai terreni privati (i cacciatori pagano per questa ragione ben 173, 16 euro);
• Istituire un “fondo per il sostentamento del lupo” finanziato con i proventi della tassa di concessione governativa suddetta e con una addizionale sui redditi provenienti dallo sfruttamento di noi lupi ; foto, video, escursioni organizzate a pagamento a noi non rendono nulla; tanti si sono arricchiti sfruttandoci senza nessun rispetto e senza il nostro consenso;
• vietare la macellazione di agnelli e capretti, soprattutto nel periodo pasquale, acquistandoli vivi dai pastori, a prezzo calmierato, per liberarli poi sul Monte Aiona e sul Monte Ramaceto, per il nostro supermercato self-service.
E così dopo questa lunga elencazione di rivendicazioni, lanciando un ultimo lugubre ululato si è avviato lungo il sentiero passandomi molto vicino, con la coda bassa tra le gambe, invitandomi a portare il suo saluto alla Volpe FRED, dicendo che era la sua unica vera amica; lo seguivano almeno altri sette o otto esemplari, tutti con la coda bassa.
Ho riacceso la torcia; l’allocco appollaiato sul traliccio mi ha salutato mentre la civetta in lontananza faceva sentire la sua voce gioviale.
Lentamente sono ritornato verso la mia Panda, meditando, emozionatissimo per il piacevole incontro dopo tanta paura; successivamente ho contattato Radio Bosco per diramare a tutti gli organi competenti le rivendicazioni di Lupo Bernardo, sperando di poterle presentare anche al Ministro dell’Agricoltura Lollobrigida (Lupa Meloni permettendo).
Pino Lanata
1- Ligabue , un lupo raccolto ferito in Provincia di Parma nel febbraio 2004, curato, rilasciato munito di radiotrasmettitore, ha percorso circa 1200 chilometri lungo la dorsale appenninica; trovato morto a febbraio 2015 nelle Alpi Marittime a 217 chilometri di distanza in linea d’aria dal luogo di cattura.
2- FRED è una volpe di montagna descritta meravigliosamente da Stefano Unterthiner in un libro del 2004 edito da Musumeci.