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mar13 13/03/2023
1. Non c’è nulla di peggio che il desiderio di scoprire qualcosa, per poi scoprirlo. Di solito ci si lascia trascinare dall’entusiasmo, che ci acceca! Prendiamo l’esempio della femmina di gatto filmata con due cuccioli nel 2021 nell’Appennino genovese. Notizia diffusa ed esaltata come supposta “gatta selvatica europea” o “gatto dei boschi”. Peccato che probabilmente si tratti piuttosto di un gatto soriano inselvatichito o, al massimo, un ibrido; comunque più vicino al domestico che non al Felis silvestris. Peccato, appunto. Comunque, prima o poi lo si avvisterà un vero gatto selvatico in Liguria, visto che la popolazione dell’Appennino (soprattutto centrale e meridionale) è in evidente crescita e gli spostamenti verso nord inevitabilmente giungeranno anche nel genovesano e nel savonese. La “scoperta” è cosa diversa; deve presupporre la sopravvivenza di gatti selvatici originari, cosa che non è avvenuta (e prova ne è il nessun ritrovamento dopo le uccisioni degli ultimi esemplari ormai certi, quasi cento anni or sono); e qualsiasi avvistamento che oggi si possa fare, sarà sempre un “ritorno” e non una “scoperta”.
2. Gli orsi della famigerata “Fossa di Campoli” (famigerata perché è una spettacolare dolina: che la realizzazione di un recinto per contenervi degli orsi a scopo turistico, ha comportato il suo deturpamento – col consenso delle autorità competenti, il che è tutto dire!) hanno ucciso una delle femmine, che evidentemente gli altri non hanno mai accettato, visto che si tratta di orsi provenienti in tempi diversi e (si dice) da varie parti dell’Albania; e costretti a convivere nella fossa. Animalisticamente è certamente una perdita, ma visto che si tratta di orsi non autoctoni, scientificamente non rappresenta alcun danno (se non per la sottospecie originaria). Fortunatamente pare che gli esemplari siano stati tutti sterilizzati, perché nel malaugurato caso di una fuga (l’orsa Sonia, morta nel dicembre scorso – notizia tenuta, quindi, a lungo nascosta per ragioni mai spiegate! –, era già riuscita a fuggire una volta!) sarebbero potuti divenire un inquinamento genetico della popolazione autoctona dell’orso marsicano. Grave comunque il fatto che ai visitatori da anni si stia facendo credere che di orsi marsicani si tratti, mentre andrebbe ben illustrata (o lo si è già fatto?) la loro reale provenienza ed il motivo umanitario perché dall’Albania li si è voluti relegare in quell’antica dolina di Campoli Appennino.
3. Intanto in Trentino, in Val di Sole (laterale Val di Rabbi) un escursionista è stato nuovamente aggredito da un orso, e morso alle braccia e alla testa. Anche in questo caso, forse stimolato a farlo dalla presenza di un cane che accompagnava la persona. Come non andare col pensiero alla similare aggressione avvenuta al Parco Nazionale d’Abruzzo lo scorso autunno? Aggressione quest’ultima, ostinatamente messa in forse dalle autorità del Parco in quanto fatto insolito e molto scomodo, specie a danno dell’attività turistico-escursionistica. Purtroppo, invece, entrambi i fatti sono veri. Ma, soprattutto grave è quello del Trentino, in quanto non è il primo caso ed è ancora una volta prova di come conseguenza primaria del fatto non sia tanto il turismo (che c’è sempre stato) quanto la presenza di orsi di carattere diverso e più aggressivo degli originali trentini, ormai geneticamente fusisi con gli esemplari importati dalla Slovenia per “rinsanguare” il nucleo di pochi esemplari rimasti; e, così, geneticamente fatti del tutto sparire! Perché oggi l’orso delle Alpi non è più l’antico orso del Trentino – che mai aveva aggredito con tanta facilità e frequenza i turisti –, ma è un orso sloveno che possiamo solo più definire alpino: cioè l’orso che piano piano andrà a ripopolare tutta la cerchia alpina, dal Friuli alla Liguria. Forse la fretta è stata una cattiva consigliera, ed effettuare un ripopolamento graduale e limitato come stanno facendo i francesi nei Pirenei, sarebbe stato più saggio; anche e proprio per cercare di salvare la stirpe originale, oggi definitivamente sparita. Purtroppo, altrimenti hanno voluto fare gli studiosi che si sono occupati della reintroduzione.
4. Trump colpisce ancora! Chi semina vento raccoglie tempesta, dice il proverbio. Solo che la tempesta rischiamo di raccoglierla noi, perché il Servizio dei Parchi Nazionali sta esaminando una proposta dell’allora governo Trump che prevedeva tutta una serie di possibilità venatorie affatto etiche nell’ambito di molte Riserve Nazionali (similari ai Parchi Nazionali) ed Aree Wilderness che hanno scatenato l’opposizione del mondo ambientalista americano (e, forse, contribuito anche a far perdere le elezioni a Trump!). Ora, dato che siamo in America e non in Italia, dove la democrazia regna ancora sovrana, la pratica sta facendo la sua strada a prescindere dal cambio di linea politica governativa, e il National Park Service che le aveva respinte è stato costretto di riproporle su nuova istanza del governo Trump. Quindi la proposta la ha regolarmente portata avanti, e dovrà nuovamente pronunciarsi in merito; ma non prima di aver sentito il parere dei cittadini (sul quale anche l’AIW si è espressa!). Ecco cosa prevedono le norme di Trump in merito alla caccia agli animali predatori nelle succitate aree protette. Valutino gli italiani se quel personaggio, almeno dal punto di vista ambientalista, meritava o meno di essere confermato alla Presidenza di quel paese!
• Uccidere femmine di orso e cuccioli nelle loro tane;
• Adescamento, a scopo di uccisione, di orsi bruni e neri con carne di macelleria;
• Uccidere lupi e coyote con i cuccioli nelle tane durante la stagione della riproduzione;
• Sparare ai caribù dalle barche o dalla riva mentre attraversano laghi o fiumi;
• Praticare cattura ed uccisione di predatori mediante trappolaggio;
• Usare i cani per facilitare la caccia agli orsi.
Il famoso Presidente cacciatore e conservazionista, Theodore Roosevelt, oggi sarebbe stato il primo a rifiutare tali forme di caccia, come dimostra il fatto di quando si rifiutò di sparare il colpo letale ad un orso ferito, braccato dai cani, e anche preso al laccio e legato ad un albero per evitare che potesse fuggire. Fatto che poi portò alla creazione e diffusione mediatica dei famosi Teddy Bear, bambolotti di peluche che tanto successo ebbero tra gli animalisti!
5. Prosegue la polemica tra l’AIW e la Provincia di Savona in merito alla scandalosa gestione forestale della Riserva Regionale dell’Adelasia consentita al Comune di Cairo Montenotte per finalità commerciali (mascherate da “gestione” sentieristico-turistica e di “miglioria forestale”). Una nuova circostanziata lettera è stata inviata a tutte le autorità competenti, in questo caso con richiesta agli uffici nazionali competenti del Comando Generale dei Carabinieri Forestali di un’inchiesta in merito, in quanto competenti e responsabili nei confronti dell’Europa almeno per quanto riguarda la parte della Riserva Regionale ricadente nella omonima Zona Speciale di Conservazione.
6. E prosegue anche la polemica con la direzione del Parco Nazionale d’Abruzzo in merito alla gestione dell’Orso marsicano, a seguito dei fatti relativi all’ultima “ciaspolata” organizzata dal CAI nel febbraio scorso, quest’anno respinta dal Parco e fatta spostare su un diverso itinerario e zona, come viene precisato in una lettera indirizzata all’AIW (respingendo però, o, piuttosto, cercando di farlo, altre critiche alla gestione turistica e, in particolare, alla non volontà di provvedere alla chiusura turistica dei rifugi dove la presenza turistica arreca disturbo all’orso, a partire proprio da quello ormai famigerato ancorché fatto passare per ecologicamente virtuoso, della località La Cicerana, e da quello ex novo, e similare, della località Terraegna). Così come si cerca di smentire la famosa dichiarazione del direttore del Parco, che gli orsi in fondo vivono meglio fuori dal parco! L’AIW ha risposto confutando le spericolate “arrampicate sugli specchi” delle autorità del Parco nel cercare di presentarsi come organismo ligio agli interessi difesa dell’orso marsicano; ma di fatto assai più sensibile a non “disturbare” l’economia turistica.
7. Ma questi studiosi di WolfAlps che da anni campano (sinistra o destra al potere, nulla è cambiato!) su inutili studi e ricerche sul Lupo in Piemonte e Liguria, hanno mai indagato sugli anni storici delle prime segnalazioni per capire da dove arrivarono i fantomatici lupi “abruzzesi” che, non avendo le ali, né utilizzando l’autostrada, saltarono centinaia di chilometri per andarsi a posizionarsi prima sul versante francese delle Alpi e poi nel cuneese? O sono come gli studiosi abruzzesi dell’orso marsicano che tutto hanno indagato meno che sulle ragioni per cui negli ultimi decenni si è creato il fenomeno degli orsi “problematici”? Boh! Chette’frega, dicono a Roma? Franza o Spagna pur che se magna! A proposito, se incontrate dei lupi nei boschi “basterà parlare a voce alta o battere le mani per farli allontanare”: saggezza antica pagata in soldoni dalle casse europee col consenso delle Regioni!
8. Se ci voleva ancora una prova che all’epoca del passaggio dello storico Wilderness Act (Legge per la difesa delle zone selvagge) il National Park Service fu tra i più tenaci oppositore di questa legge che toglieva ai dirigenti e gestori dei Parchi Nazionali ogni potere decisionale su vasti spazi naturali ed integri dei loro Parchi, oggi ce l’abbiamo. In Alaska, nel famoso Glacier Bay National Park (designato in Area Wilderness quasi al 90%!) con la scusa di ricerche e di favorire il turismo, si vorrebbero realizzare varie iniziative in contrasto con la famosa legge. Ovviamente gli si sta opponendo il movimento Wilderness, che richiede il rispetto integrale di quanto stabilisce la suddetta legge. Sarà interessante vedere come andrà a finire. In ogni modo, sono fatti come questi che dimostrano come la gestione dei Parchi Nazionali non debba essere soggetta agli uomini (autorità, delegate dalle leggi, come avviene da noi), ma dal Parlamento, che unico rappresenta la volontà del popolo. E questo nel 1964 ha stabilito il Wilderness Act; una legge come poche o nessuna che esprime il valore e il senso di una vera democrazia compiuta. E forse proprio per questo, mai imitata da alcun’altra Nazione al mondo! Si sa, i politici cercano sempre di tenersi le mani libere per i loro maneggi… in nome del popolo!
9. Povero Juan Carrito, morto a causa dell’uomo e ora trasformato in un simbolo degli errori dell’uomo, come fossero positivi! E’ successo a Pescina, paese della Marsica che diede i natali allo scrittore Ignazio Silone, ma che da oggi sarà ricordato piuttosto per un murale del bravo artista di strada Antonello Di Stefano dedicato all’orso Juan Carrito. Peccato che anziché una critica alle ragioni della sua morte, le abbia evidenziate ed esaltate, quasi fosse stata cosa sana e corretta per l’orso cibarsi dei rifiuti dell’uomo! A quando un’artista di strada che ci ricordi l’antico mondo rurale di Juan Carrito? Ad esempio, un orso marsicano che sgranocchia pannocchie di mais in un “Recito Finamore”, con sullo sfondo le sue antiche foreste?
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