Ogni volta che vengo invitato a partecipare ad una battuta di caccia al cinghiale in una zona nuova, con un'altra squadra di colleghi cinghialai, magari in un’altra Regione, il mio primo pensiero è sempre: chi sarà il Capocaccia? Quella persona a cui, nel bene o nel male, dovrò la mia vita per tutta la durata della cacciata, senza se e senza ma. Perché chiariamo subito una cosa, il Capocaccia è il responsabile di tutto in assoluto, dalle questioni giuridico - organizzative - legali alla sicurezza di cacciatori e ausiliari ed anche dell’esito finale di tutta l’azione venatoria.
In una squadra di cinghialai “seria e ben organizzata” non dovrebbe esistere né la democrazia né i sindacati, perché il solo a decidere cosa fare e quando farlo è sempre e soltanto il Capocaccia! Magari assistito e consigliato da alcuni validissimi “Vice”, ma da noi si usa dire: “Troppi galli a cantare non si fa mai giorno!”. Capisco che avere un ”Capo” non piace a nessuno ma in una coalizione pochissimo eterogenea, composta da una moltitudine di soggetti di tutte le età e di tutte le estrazioni sociali, la mano ferma di un Leader carismatico è fondamentale. Ovviamente un vero Capo ascolta tutti i consigli che gli possono venir dati, dal neofita neoiscritto nella squadra al componente anziano ultrasettantenne, ma poi TUTTE le strategie da adottare affinché la battuta riesca bene, senza intoppi né incidenti, spetterà soltanto a lui deciderle.
Che caratteristiche deve avere un bravo Capocaccia? Innanzi tutto deve possedere una passione per la caccia in battuta al cinghiale pressoché assoluta. E per assoluta intendo che quasi tutti i Capocaccia che ho conosciuto nella mia vita non hanno mai praticato nessun’altra forma di caccia che non sia stata la caccia al cinghiale in battuta. Il Capocaccia gli dedica tutto il suo tempo libero trecentosassantacinque giorni l’anno, dal primo di gennaio al 31 di dicembre. A prescindere dagli obblighi da rispettare per motivi legislativi, la buona riuscita di una braccata è condizionata da tanti elementi, e solo con l’ausilio di cacciatori esperti si può ottenere il massimo risultato. Il Capocaccia deve possedere una profonda conoscenza del territorio, dei cinghiali, delle loro rimesse e delle vie di fuga preferenziali, in base alla stagione ed all’andamento climatico. Nelle ore diurne i cinghiali si rifugiano in zone molto variegate e, allo stesso modo, durante la notte spesso decidono di percorrere diversi chilometri per andare a cibarsi. In una giornata piovosa è sempre meglio cercare i cinghiali in zone dove c’è tanta roccia affiorante, nei periodi molto freddi difficilmente si rimettono nelle zone battute dal vento, e così via. Poi c’è il discorso della tracciatura e della disposizione delle poste. Sono due elementi essenziali della braccata vera e propria.
Un buon Capocaccia deve saper individuare dei cacciatori-tracciatori e coordinarli al meglio, in modo da poter aver un quadro completo degli spostamenti degli animali già nelle giornate precedenti alla cacciata. La mattina della braccata si alza prima degli altri, va sulla zona prescelta e comincia a ricostruire la trama dei segni lasciati dai cinghiali durante la notte come: grufolamenti, uso degli insogli, grattatoi, orme, etc. Talvolta si fa aiutare da un conduttore di un buon cane, per assicurarsi che le tracce siano fresche di rimessa e non della sera prima. Questo lavoro è essenziale per costruire una vera e propria mappa immaginaria (a volte anche consultando Google Maps!), che sarà utile in seguito per la disposizione corretta delle poste, per lo schieramento dei bracchieri e per l’individuazione delle ipotetiche lestre.
Al Capocaccia spetta il compito tedioso, ma indispensabile, di compilare i registri di caccia e di ricordare a TUTTI i partecipanti alla battuta le regole fondamentali di sicurezza e di educato comportamento . Nella disposizione delle poste bisogna considerare sempre la direzione dei venti e un buon Capocaccia sa persino in quale direzione soffieranno durante tutto l’arco di tutta la giornata e non basandosi sulle previsioni del tempo, ma in base alla sua decennale esperienza. Ricordatevi che i cinghiali non muoiono mai “a vento cattivo”, cioè quando la brezza tira alle spalle del cacciatore di posta verso l’interno della cacciata. In queste condizioni, nonostante quel che si crede, un cinghiale percepisce la presenza dei cacciatori appostati anche da distanze considerevoli e non se ne vuole avvicinare anche se forzato.
I cinghiali di solito, una volta scovati, tenderanno a ritornare da dove sono venuti, e quindi il Capocaccia dovrà prevedere tutte le possibili strade che potrebbero prendere per tentare d’intercettarli con successo. Piazzare bene le poste è un Arte che richiede una certa precisione, per ovvi motivi di sicurezza, ma anche per massimizzare l’esito della braccata. Un altro dei compiti gravosi che spetta al Capocaccia (ma non tutti lo fanno!) è quello di accompagnare personalmente ogni singola posta per indicargli con precisione dove fermarsi e ricordargli come dovrà comportarsi senza possibilità di incomprensione. Gli spiegherà dove potrà e dove non potrà sparare per motivi di sicurezza e/o di cortesia coi compagni di braccata. Le poste normalmente vengono assegnate per “meriti” o per sorteggio. Quelle per merito si assegnano di solito nelle piccole squadre, a quei cacciatori che, dimostrata la loro abilità con un’alta media di abbattimenti, si sono guadagnati la fiducia di tutti gli altri componenti della squadra, e senza pregiudizi si permette loro di appostarsi nei punti migliori.
Le poste per sorteggio si assegnano di regola nelle grosse squadre o durante le grandi battute tramite biglietti, palline numerate o per semplice conta, con lo scopo di non penalizzare o di non favorire nessuno ed evitare spiacevoli disguidi e malcontenti. Dove e come piazzarle lo decide il Capocaccia a suo insindacabile giudizio.
Quando ad un cacciatore viene dato un tratto di bosco da sorvegliare, è come se ad un militare venisse affidata una “Consegna”. E’ superfluo sottolineare e ricordare che in battuta si caccia in tanti e che si usano armi potenti. Un calibro medio da carabina ha una gittata di qualche chilometro, mentre le normali palle asciutte in piombo calibro dodici, se colpiscono un tronco, un sasso o uno specchio d’acqua con una determinata angolazione, hanno dei rimbalzi impossibili e spesso imprevedibili. Quindi prima di tirare il grilletto bisogna stare molto attenti a DOVE e a che COSA si spara, perché nel bosco non ci sono soltanto i cinghiali, ma anche uomini, cani ed altri selvatici, magari protetti, come daini e caprioli.
Quando decidiamo di partecipare ad una battuta collettiva, dobbiamo partire consapevoli che saremo il piccolo tassello di un grande puzzle e per quel giorno il Capocaccia sarà in tutto e per tutto il nostro Dio. Dopo che vi verrà assegnata la posta, prima che il Capocaccia si allontani per piazzare la prossima, chiedetegli se in quella zona è possibile pulire le linee di tiro oppure no. Perché non dobbiamo dimenticare che ogni bosco o macchia ha una storia a se e spesso anche un proprietario privato, a cui potrebbe dar fastidio che una moltitudine di persone gli modifichino l’habitat del suo terreno senza il suo consenso.
State tranquilli che anche in questo caso il Capocaccia saprà darvi tutte le indicazioni necessarie su come comportarvi. Ho visto che nel bosco e peggio ancora nell’intricatissima macchia mediterranea avere la maggiore visuale possibile può fare la differenza se poter tirare ad un cinghiale oppure no. E’ chiaro che non bisogna “potare” tutte le piante che abbiamo intorno, ma è sufficiente eliminare qualche ramo che impedisce di scoprire bene quelle zone che in base alla nostra esperienza riteniamo “strategiche”. Su come un cacciatore dovrebbe star di posta ci sarebbe da scrivere un libro intero, ed io non ho la voglia di scriverlo come voi non credo avreste la voglia di leggerlo, ma affinché vada tutto bene, per il verso giusto credo sarà sufficiente attenersi a tutte le raccomandazioni che avremo avuto dal Capocaccia.
Sappiamo tutti che sono stati fatti una infinità di corsi per abilitare cacciatori Esperti, Selecontrollori, Conduttori di canni da traccia, Conduttori di cani Limieri, vari tipi di guardie e guide e tanto altro ancora, ma non mi risulta invece che abbiano mai organizzato dei corsi per abilitare anche dei Capicaccia. Vi siete mai domandati il perché non li hanno mai fatti? Ma è semplice: perché Capocaccia si nasce…non si diventa!
Marco Benecchi