Ma perché si devono continuamente mistificare i fatti nelle battaglie ecologiche e ambientaliste? Una causa giusta non ha mai bisogno di bugie per essere sostenuta, caso mai servono argomentazioni convincenti.
Prendiamo l’esempio recente della LIPU nella sua perenne battaglia contro la caccia (una causa persa per tante ovvie ragioni sociali e, soprattutto, filosofiche: i cicli vitali sul pianeta terra). Si stanno opponendo contro le modifiche alla nuova legge sulla caccia in discussione al Parlamento.
Libera l’associazione di portare avanti le proprie idee di contrarietà (e qualche ragione magari ce l’hanno), ma perché scrivere «gli uccelli migratori sono a grave rischio allargando le già ampie leggi sulla caccia»? In realtà sono ben poche le specie di uccelli migratori cui è consentita la caccia. Quindi era il caso di dire quali specie sarebbero a rischio secondo la LIPU, non far credere che tutte siano a rischio a causa della caccia (perché è questo il messaggio recepito dai più).
E perché scrivere: «gli uccelli verrebbero abbattuti durante il delicatissimo periodo delle migrazioni pre-riproduttivo»? Tutta la stagione di caccia è pre-riproduttiva, e quando ha inizio il vero periodo riproduttivo la caccia sarebbe consentita solo per pochissime specie. E allora era il caso di dire quali specie erano a rischio, non far credere che tutte le specie migranti lo siano.
E perché scrivere «si andrebbe a caccia sette giorni su sette», che sarebbe vero, ma dando la falsa impressioni di una torma di cacciatori che 24 ore su 24 ore per sette giorni siano lì pronti a sparare, mentre lo sarebbe solo per alcune ore e solo per alcuni cacciatori. In fondo, se ci si riflette, i cosiddetti giorni di pausa venatoria sono una bischerata: non hanno alcun senso, visto che poi nei giorni successivi e precedenti si caccia.
Quello che va stabilito è il periodo di caccia, senza questo go & stop che non ha alcun senso per la fauna (lo è solamente nella nostra immaginazione), ed ha il solo scopo di voler ridurre in tutti i modi possibili la possibilità ai cacciatori di cacciare!
In merito Annamaria Procacci dell’ENPA, intervenuta alla Camera per contestare la proposta di legge, ha sostenuto: «vorrei citare il nodo della sicurezza, tanto spesso invocata: di quale sicurezza possiamo parlare a garanzia dei cittadini se vengono addirittura abolite le due giornate di silenzio venatorio- il martedì e il venerdì-previste dalla 157, che non sono solo una garanzia di respiro per gli animali selvatici, ma anche una garanzia di serenità e di libero movimento per chi fa turismo in natura, per chi fa escursioni in bici, per chi raccoglie funghi.
Non basta l’elenco di tutti i cosiddetti “incidenti” in cui vengono coinvolte persone disarmate da parte di chi imbraccia un fucile?» E’ il caso allora di ricordare che è da quando si caccia che anche si pratica il turismo escursionistico e la raccolta dei funghi, e che gli incidenti di caccia che ella cita si sono sempre verificati a danno degli stessi cacciatori e non già degli altri fruitori della natura.
Ma non solo, se si vuole limitare le giornate di caccia, allora si dovrebbero anche limitare le giornate di raccolta funghi e di turismo escursionistico, perché se, come sostiene la Procaccia, la fauna deve godere «garanzia di respiro per gli animali selvatici», questo dovrebbe valere anche pe il disturbo da parte di chi «fa escursioni in bici e pratica ala raccolta dei funghi». Peccato che siano proprio questi a protestare quando se ne propone il controllo e la limitazione! Quindi, i cacciatori sì limitati, gli escursionisti e i fungaioli no: due pesi e due misure che fanno a pugni con la democrazia e i diritti di tutti i cittadini! La Procacci si è poi lamentata del fatto che i cittadini che si oppongono alla caccia siano «costretti anche a pagare di tasca propria le procedure di infrazione» quando ricorrono contro la caccia, però silenzio sul fatto che i cacciatori pagano di tasca propria il diritto di praticare la caccia, mentre non pagano nulla gli escursionisti e i raccoglitori di asparagi, erbe, frutti di bosco, funghi e tartufi, i cui ultimi, peraltro, con cifre irrisorie raccolgono prodotti a casa altrui! Non è la prima volta che lo sosteniamo: richiedano, gli animalisti e i naturalisti, di essere a loro volta tassati per il loro diritto a praticare il mondo naturale per ludico piacere; perché solo allora potranno avanzare pretese contro gli impedimenti della caccia! Tornando all’argomento principale, perché far credere che la cattura di uccelli, anche abusiva e quindi condannabile, di specie selvatiche per rifornirsi di richiami viva sia un pratica fatta da tutti ed ovunque, quando di fatto è una pratia limitata a pochissime zone d’Italia e per pochissimi cacciatori? Quando la vera critica che si vuole fare è l’aspetto animalista del come questi uccelli vengono tenuti in cattività, giustamente condannabile, ma non per questioni venatorie ma solo etiche e umanitarie, come peraltro lo è per tutti gli animali tenuti in cattività: un mercato mantenuto vivo proprio dagli animalisti, ma sul quale la LIPU non dice nulla. Perché scrivere che con i cambiamenti di legge proposti «i danni agli uccelli sarebbe gravissimo e renderebbe ancora più difficile una situazione già di forte sofferenza, per via, ad esempio, delle crisi degli habitat naturali». In realtà è proprio la crisi degli habitat naturali che oggi minaccia tutti gli uccelli e non solo quelle poche specie cacciabili. E per questo bisognerebbe battersi, ma non per impedire la caccia a quelle poche specie ancora cacciabili. Altrimenti è mero animalismo e basta, visto che sono i cambiamenti sociali del mondo rurale che hanno fatto sparire tante specie di uccelli o li hanno ridotte numericamente. La caccia vi incide minimamente o per nulla. E allora va anche bene per chi ci crede, ma lo si dica e senza mistificazioni!
Non sarebbe stato meglio e più giusto per la LIPU argomentare le ragioni del perché della loro opposizione ai suddetti punti? In fondo, se la verità è la loro, e la loro è anche la ragione, erano queste le cose da far risaltare nella raccolta firme di opposizione, anziché farlo mistificando i fatti per cercare di convincere a tutti i costi la gente. Sono, queste, pratiche tipiche delle dittature politiche, e non è una cosa bella che le adottino le associazioni ambientaliste.
È giusto difendere gli uccelli, ma prendersela solo con chi gli spara legittimamente, quando l’uccisione è solo una minimissima parte del reale problema della loro sparizione e/o riduzione numerica, significa essere guidati e condizionati da solo spirito animalista, con l’occhio rivolto solo all’aspetto che più interessa, che sarà anche umanitario, ma non c’entra nulla con la conservazione della Natura e dei suoi valori, ed anzi spesso la si contrasta proprio con tutte le buone intenzioni: non sono poche le specie e fauna e flora a rischio di estinzione a causa di interventi umanitari sulla fauna fatta dall’uomo, erigendosi al di sopra del Creatore!
La biodiversità NATURALE la si salva anche con la caccia, ed anzi, la si mette a rischio e, in tali casi, anche la si distrugge proprio opponendosi alla caccia! Questo per dire che non tutte le ragioni degli anticaccia possiedono il crisma di democraticità e rispetto di propri diritti come loro pretendono, e che se la caccia va meglio regolamentata come pretendono loro ma anche come pretendono i cacciatori, è il caso che anche l’escursionismo naturalistico, la raccolta dei funghi ecc. e, perché no?, il mercato animalista che porta a tenere in cattività per tutta la vita, dalla nascita alla morte, milioni di piccoli animali cosiddetti “di compagnia” lo dovrebbe e con non pochi divieti e restrizioni, e proprio per la difesa della biodiversità naturale non poco danneggiata proprio dalle loro animalistiche ed egoistiche passioni!
Franco Zunino
(Segretario Generale Aiw)