Credo che quattro cacciatori su cinque possiedano un almeno cane. Io ne ho quattro, ma conosco anche chi ne ha addirittura … trenta! E con quello che costano oggi i mangimi, almeno quelli buoni, non c’è tanto da stare allegri, specialmente di questi tempi. Ma come diceva mio nonno.. a mali estremi estremi rimedi.
Ovvio che i nostri cani devono essere trattati, se non proprio come dei componenti del nucleo familiare, almeno come dei buoni parenti stretti e quindi alimentarli nel modo giusto è un nostro dovere come un loro diritto. Non dovremmo mai fargli mancare tutta l’alimentazione e le vitamine necessarie alla loro salute ed efficienza sul terreno di caccia e senza dimenticare che sono principalmente carnivori.
Chi pratica la caccia alla grossa selvaggina come caprioli, daini, cinghiali e cervi dispone sempre di una buona quantità di ottima carne da poter essere cucinata per i nostri ausiliari, ma c’è anche un altro alimento che ha contribuito e renderci quello che siamo e che moltissimi snobbano: il pane!
Una volta venni invitato da un amico a caccia di camosci in Piemonte. Durante il tragitto mi perseguitò di telefonate dicendomi di non mangiare troppo perché la moglie stava preparando una succulenta cena e voleva che io e mia moglie ci sedessimo a tavola con molto appetito. Quando il mio amico era stato a caccia da me in Maremma, mia moglie Nadia gli aveva fatto mangiare gli spaghetti allo scoglio, la frittura di pesce e la zuppa di crostacei, quindi immaginavo che anche lui avesse fatto per noi qualcosa di sublime, di veramente speciale. Invece, quando arrivammo a casa suo affamati il giusto, ci toccò una scodella di salsa riscaldata da una candela dove inzuppare delle verdure crude.
La famosa Bagna Cauda! Ok, se quella era la loro specialità, abbiamo ovviamente dato soddisfazione alla cuoca, ma quando mi permisi di chiedere “anche” un pezzetto di pane (io che lo mangio persino coi cioccolatini!), a tavola si scatenò il finimondo: “Marco, non dirmi che voi mangiate il pane!”.
Scusate, ma secondo me, anzi secondo tutti i miei antenati, il pane è sempre stato e sempre sarà alla base della catena alimentare. Invidio chi riesce a farne a meno, io ci ho provato ma non ci sono riuscito. Lo stesso vale per i miei cani, per le mie galline, per i miei merli e addirittura per i miei fagiani e per le gazze vive che uso nelle trappole Larsen. Perché, nonostante non faccia mancare loro il “dovuto”, gli piace integrare l’alimentazione con del sanissimo pane nelle tipologie più disparate. Devo ammettere che, dopo aver speso davvero una fortuna in mangimi, integratori e in alimenti specifici vari per i miei animali domestici, una boccata di ossigeno me l’ha data un mio amico fornaio quando un bel giorno, quasi per caso, mi regalò un paio di sacchi pieni di ottimo pane, che volendo avrei potuto utilizzare anche in casa. Era per lo più misto, di ogni formato e tipo, da quello integrale all’arabo azzimo! Preziosissimo pane che, opportunamente trattato, quindi prima messo al sole per evitare che ammuffisca, poi tritato, bagnato oppure dato da mangiare duro, è ottimo come alimento di supporto, infatti non conosco un animale che non lo mangi con piacere.
E’ chiaro che un cane da caccia non è paragonabile né ad una gallina né ad un maiale, ma i miei setter e il mio Jagd Terrier uno o due panini secchi al giorno se li sgranocchiano volentieri. Per non parlare poi di tutti gli altri animaletti sopraelencati. Inoltre c’è da considerare un altro importantissimo discorso, che quel pane, se non lo avessi preso io, sarebbe andato sprecato, buttato alla discarica! Voi non potete immaginare quanto se ne spreca in un grosso forno industriale, non parliamo di chili, ma di quintali! Poterlo recuperare è davvero un bene sia per la collettività sia per le nostre tasche.
Per ritornare al connubio pane – cani da caccia & company, non dico né pretendo che pane, pizzette e affini possano mai sostituire un ottimo mangime bilanciato specifico per ausiliari nel bel mezzo della stagione venatoria, assolutissimamente no, ma, specialmente durante il periodo primaverile – estivo, i carboidrati che ci vengono “regalati” dal nostro amico fornaio dovremmo utilizzarli al meglio, sentendoci orgogliosi di farlo.
E’ chiaro che … come dice uno dei più vecchi e azzeccati proverbi più conosciuto al mondo: “Se vuoi che una amicizia si mantenga …. Che una mano vada e una venga!” Se in casa avremo tanto pane da gestire e da utilizzare, un po’ come la moglie di Fantozzi quando si era innamorata del Fornaio Abatantuono, anche al nostro amico benefattore non dovrà mai mancare il necessario per il ragù e per lo spezzatino!
Marco Benecchi