Dopo che il neo selecontrollore avrà ottenuto la sua bella abilitazione per poter esercitare la caccia di Selezione agli ungulati, gli sorgerà, o almeno dovrebbe sorgergli, un grosso problema: dove andare a praticarla? Un’affermazione del genere potrebbe far sorridere qualcuno, ma credetemi, non è così, perché trovare delle belle zone di caccia ricche di selvaggina, comode da raggiungere, adatte alle nostre esigenze logistiche e poi sceglierne una, non è semplice come potrebbe sembrare. Cercherò di spiegarmi meglio, non dovremo dare per scontato che andremo a caccia dove ci piacerebbe andare senza prima aver considerato alcuni importantissimi fattori. In primis la zona andrà ovviamente scelta in base alla presenza di selvatici, perché è inutile praticare la caccia dove c'è poco movimento di animali, ma anche in funzione della conformazione del terreno.
Dovrà essere scelta una zona comoda da raggiungere, comoda per smacchiare il selvatico abbattuto e soprattutto comoda anche per … sparare. Infine ci sarà da considerare il fattore più importante nella caccia a palla alla grossa selvaggina, la direzione il vento. Dovremo cercare una zona dove poter cacciare con qualsiasi brezza, in modo di poterci piazzare a Nord, a Sud, a Est o a Ovest secondo esigenza, senza dover rinunciare all’uscita. Per poter sparare comodamente ci vuole l’inclinazione giusta del terreno, possibilmente con il tiratore in posizione leggermente soprelevata, che offra ottimi appoggi naturali alla nostra arma. Quindi durante i primi sopralluoghi andranno cercati grossi tronchi caduti, massi e pietraie, piazzole pulite soprelevate dove potersi sdraiare in terra per sparare sullo zaino o sul bipiede, perché è impensabile se non ridicolo tentare dei tiri a lunga – lunghissima distanza a braccio libero o con un appoggio precario. Perché non dovremo mai dimenticare che nella caccia a palla e nel tiro a lunga distanza di precisione il fattore determinante è sempre l’appoggio, che deve essere il più stabile possibile.
Possiamo disporre di armi precisissime, di calibri super prestanti e di sistemi di mira infallibili, ma se non potremo disporre di un appoggio stabile non saremo mai certi del buon esito del tiro. Voglio dare per scontato che ogni cacciatore a palla, selecontrollore e non, dovrebbe conoscere, se non proprio alla perfezione almeno abbastanza bene, le caratteristiche morfologiche e le abitudini del selvatico che si appresta a cacciare. Conosce però altrettanto bene anche il territorio dove andrà a cacciarlo? Nella caccia, ed in particolare in quella a palla, avere familiarità col territorio è spesso determinante. Un cacciatore serio e meticoloso dovrebbe sapere sempre in anticipo se la zona che ha scelto per cacciare è ricca di selvatici, da dove potrebbero arrivare in pastura e la strada che dovrebbero fare a ritroso per rientrare nel bosco. Dovrebbe sapere se nelle vicinanze c’è una riserva di caccia privata o una zona di ripopolamento e cattura, se ci sono corsi d’acqua poco o molto profondi, dei laghetti, delle paludi o delle colture particolari. Quante volte vi sarà capitato di dover aspettare invano un capriolo o un daino ai margini di una stoppia, vicino ad un campo incolto o in una tagliata? E vi sarete chiesti come mai, nonostante tutto, non siete riusciti ad avvistare nessun selvatico. Poi, da una esplorazione più accurata della zona avrete visto che a poche centinaia di metri da dove eravate appostati c’era un enorme prato seminato ad erbaio, o un campo di succulenti girasoli, oppure un bell’ uliveto appena potato. La caccia a palla, più di tutte le altre forme di caccia, va pianificata con largo anticipo, con costanza e con perseveranza. Non dobbiamo stancarci mai di controllare quanti e quali animali transitano nella nostra zona di caccia e se la natura del territorio resta sempre immutata, oppure se cambia in continuazione.
Quante volte vi sarà capitato che il bellissimo prato incolto, tutto disseminato d’erbetta fresca che avevate visto la settimana prima, ai margini del quale avevate costruito il vostro appostamento temporaneo, nel giro di due giorni è invece diventato un campo completamente arato con zolle alte più di mezzo metro! Situazioni simili sono tutt’altro che rare in Maremma, anzi, direi piuttosto frequenti. Quindi, cosa suggeriamo? Che tutte le volte che si avvicina una battuta di caccia importante, come può esserlo ad esempio anche l’apertura di settembre alla selvaggina stanziale, il monitoraggio delle zone di caccia dovrà essere preciso e costante fino alla vigilia del fatidico giorno. Sarà bene prepararsi anche a delle soluzioni alternative, se non vogliamo avere brutte sorprese. Affidare le sorti della caccia ad una singola zona sarebbe un grave errore. E’ auspicabile fare parecchi sopralluoghi in posti diversi, magari vicini tra loro, informarsi con i proprietari del terreno sulle loro intenzioni riguardo le colture in atto, gli sfruttamenti dei pascoli e controllare periodicamente che tutto proceda per il verso giusto. Dobbiamo consumare benzina e scarponi e sacrificare un po’ di sonno e di ferie se vogliamo prevenire e/o cercare di correggere spiacevoli imprevisti. Imprevisti che non sempre sono causati dell’uomo.
A volte può capitare che nella zona che avremo scelto per cacciare arrivi un’alluvione, che venga devastata da un incendio, che crolli una frana e così via. C’è ancora da ricordare una cosa a proposito dei pascoli. Gli erbai seminati a foraggio per ovini e bovini sono una delle più grandi incognite della caccia di selezione. E’ conveniente sceglierli come zone di caccia? A volte sì a volte no e non chiedetemi altro, perché non saprei rispondervi. Personalmente ho visto dei caprioli (più di uno) arrivare di corsa in un campo d’erba medica, subito dopo che il pastore aveva radunato e spostato il suo gregge. Altre volte invece, non mi è riuscito di vedere uscire un animale al pascolo in un lussureggiante prato, anche quando tutto intorno regnava la desolazione più nera. Dopo tanti anni di caccia non capisco cosa passi per la testa a un capriolo, a un daino a un cinghiale e quali siano i loro gusti culinari, cosa gli fa prediligere un nutrimento piuttosto che un altro nei diversi periodi dell’anno. Quindi non scandalizzatevi se vedete i “folletti rossi” in mezzo ai campi arati, nelle pinete, lungo le cunette delle strade o nei giardini delle case coloniche o i cinghiali in un centro abitato.
Ma torniamo alle zone di caccia. A volte possiamo avere dei problemi anche con le strade di accesso. Potrebbero diventare impraticabili per il fango, a causa di un tronco caduto di traverso o per uno smottamento del terreno. Simili contrattempi potrebbero impedire o ritardare il transito anche irrimediabilmente. Non di rado poi, i proprietari terrieri si svegliano al mattino ricordandosi che una determinata strada è di loro proprietà e che quindi non ci vogliono far passare più nessuno. Ci sono delle province italiane e dei distretti di caccia che tengono molto in considerazione l’operato dei selecontrollori e li favoriscono come possono. C’è chi addirittura autorizza i cacciatori a costruire degli appostamenti fissi (altane sopraelevate) nei terreni demaniali o di proprietà, ma ci sono anche dei privati che vedono la caccia di contenimento, ma anche tutte le altre forme in generale, come il fumo negli occhi e che non perdono l’occasione di boicottare il nostro operato.
Noi poveri appassionati di caccia a palla dobbiamo sempre fare i bravi ragazzi ed evitare spiacevoli quanto inutili discussioni. Prima dell’apertura della caccia dovremo sacrificarci e fare parecchie uscite in aperta campagna, per censire gli animali, per vedere quali sono le zone migliori per praticare la caccia, per controllare gli angoli di tiro delle nostre potenti armi ed anche per contattare i proprietari dei terreni e per convincerli che non arrecheremo nessun danno nelle loro terre. Per il resto.. un caloroso in bocca al Lupo a tutti.
Marco Benecchi