Nel nostro Paese la tradizione venatoria ha origini antichissime. Credo di non sbagliarmi se dovessi affermare che in tre famiglie su cinque c’è un cacciatore (o c’è stato!) e possiedono almeno un’arma in casa. A me sembrano usanze sane, genuine, popolane e soprattutto che non hanno mai danneggiano nessuno, paradossalmente neanche la selvaggina cacciata.
Ma allora perchè dobbiamo vergognarci di nominare nel quotidiano le parole: Armi, Caccia e Cacciatori? Per paura di essere additati come gentaccia, criminali sanguinari, deviati psicologicamente o peggio ancora? Ogni anno in Italia si tengono delle fiere di settore dai nomi più fantasiosi: EOS, ora HIT, Caccia Village, Game Fair e per fortuna a Longarone (provincia di Belluno, Alto Veneto quasi al confine con l’Austria!) hanno ancora il coraggio di chiamarla Caccia, Pesca & Natura.
Mi sono sempre domandato perché dobbiamo vergognarci di essere quello che siamo e di chiamare con il loro vero nome le nostre passioni. Mi risulta che l’Onorevole Pietro Fiocchi, ricandidato e fortunatamente rieletto al Parlamento Ue nelle liste di Fratelli d'Italia, durante un comizio elettorale sia stato messo alla gogna per un manifesto che lo ritraeva con un fucile impugnato per promuovere un evento popolare a favore della caccia! Ma in che Paese viviamo, ma soprattutto che fine faremo? Ai tempi di mio padre e prima ancora di mio nonno, soltanto essere possessore di un Porto d’Armi era una GARANZIA di serietà e perbenismo, oggi invece, se vai in Questura o al Commissariato per fare il rinnovo del P d A devi entrare in punta di piedi e parlare a bassa voce per non farti sentire da chi sta richiedendo il passaporto per non correre il rischio di essere subito aggredito come criminale o peggio come un assassino. Che i Cacciatori siano brava persone, purtroppo indifese, è una triste realtà!
I cacciatori e gli appassionati di armi in generale sono dei poveri Cristi che hanno avuto la sfortuna, o la fortuna secondo i punti di vista, di aver contratto una passione atavica, indescrivibile, travolgente, che non è molto ben vista da tanti. Una passione “molto condizionata”, perché, per poterla praticare, diciamo in santa pace (perché non sempre è così), occorre essere muniti di un regolare Porto d’Armi, che, come recita la legge: “Può essere rilasciato a Discrezione del Dirigente competente”, non è nemmeno un diritto. E con questo ho detto tutto! Che significa? Che tutto dipende dalla discrezionalità del Dirigente e che il Porto D’Armi ad uso venatorio te lo possono negare anche se ti sei sempre comportato correttamente? E pensare che in molte nazioni del mondo i cacciatori vengono un po’ considerati come una specie di Guardia Nazionale, di custodi della democrazia, protettori della pace.. da noi invece no!
Siamo ritenuti dei reietti, degli individui di serie B alla mercé di tutti, che possiamo essere attaccati in qualsiasi momento della giornata, anche solo per il piacere di farlo. Ma si può vivere così? Sempre col terrore che, se durante una riunione di condominio alzi la voce, il tuo vicino telefona ai Carabinieri e ti fa sequestrare tutte le armi? Non solo, oggi che i matrimoni durano pochi anni, che nessuno delle nuove generazioni festeggerà mai le nozze d’argento e figuriamoci quelle d’oro, appena ti separi, quella che credevi fosse l’amore della tua vita, potrebbe sfruttare la tua passione per rovinarti o peggio ancora per ricattarti.
Nei nostri boschi - purtroppo - si trova di tutto: lavatrici, sanitari, materassi, vecchi mobili, per non parlare delle migliaia di bottiglie di plastica. Non mi risulta che nessuno esistano pene severe per avere abbandonato in una foresta incontaminata che so, magari un frigorifero. Se invece un cacciatore lascia cadere un bossolo senza poi raccoglierlo, scatta una pesante sanzione, comminata dai solerti volontari di qualche associazione pseudo-ambientalista.
E’ normale tutto ciò? Sembra che in Italia le cose stiano cambiando, in meglio o in peggio lo sapremo presto, per ora non ci resta che sperare che i nuovi legislatori abbiano più in simpatia che in antipatia una ristrettissima comunità di poveri appassionati che, nonostante tutto, riescono ancora a tenere duro abbracciati alle loro tradizioni! Il fatto è che, conti alla mano, noi cacciatori siamo rimasti quattro gatti i cui voti politici evidentemente non interessano più a nessuno, perché comunque andrebbero a personaggi schierati nei vari partiti precostituiti. Sarei molto curiosi di vedere se un bel giorno nascesse un vero partito dei Cacciatori, degli amanti delle armi e delle sane tradizioni! A quel punto dovrebbero ascoltarci davvero! Concedetemi un ultimo appello a”Non mollare mai!
Marco Benecchi