Vintage, economica, pratica ma anche efficace! La densità degli cinghiali in Italia ha superato di molto i limiti imposti dall’Ecosistema, tanto che gli Ambiti Territoriali di Caccia competenti sono stati costretti a promuovere dei corsi per preparare dei cacciatori esperti, necessari a contenerli.
Per cercare di ripristinare quegli equilibri che una volta erano mantenuti dai grandi predatori come l’orso, la lince, il lupo e le aquile, la caccia di contenimento deve essere “qualitativa” per sesso e classi d’età, ma in certi casi anche quantitativa.
Prelievi e abbattimenti servono a mantenere quel giusto rapporto che dovrebbe sempre esserci tra l’habitat, la fauna selvatica e soprattutto con l’uomo, intervenendo tutte le volte che ce n’è bisogno. Abbiamo assistito alla proliferazione del “Re della macchia mediterranea” anche in zone dove non era mai esistito, a volte con conseguenze molto gravi, sia all’Ecosistema sia alla viabilità nazionale. In natura, oltre al lupo che non ha concorrenti, dobbiamo considerare il cacciatore selecontrollore di cinghiali un mezzo molto importante per gestire questo prezioso capitale venatorio.
Ma non tutti i nuovi “Cacciatori a palla” hanno la giusta combinazione di passione, competenza e anche disponibilità economica per poter acquistare un’arma adatta al nostro scopo. Così, a mali estremi, estremi rimedi, ci si adegua sfruttando al meglio quello che abbiamo in casa. Praticamente come ha fatto un mio caro amico che, dopo essere divenuto Selecontrollore, ha deciso di rispolverare (nel senso letterale della parola, perché non usava l’arma da anni!) un vecchio, ma ancora validissimo, combinato Valmet calibro 12-308 Winchester.
Con il semplice montaggio ( ovviamente da parte del sottoscritto), di un buon cannocchiale, è stato possibile resuscitare un vecchio cimelio trasformandolo in una buona arma con cui praticare la caccia di selezione al cinghiale secondo le norme vigenti. Grazie alla disponibilità della vastissima gamma di accessori prodotti dalla ditta Contessa di Marcheno, è stato davvero facile montare l’ottica sul Valmet.
Dopo aver trovato un vecchio cannocchiale Zeiss 6 x 42 usato, siamo riusciti a recuperare un’arma che, tutto sommato, è in grado di soddisfare un cacciatore medio che non ha troppe pretese. Il combinato, data la sua struttura alquanto semplice, può essere realizzato partendo dalla bascula di un comune sovrapposto calibro 12 o 20. Che abbia le chiusure duplice Purdey, triplice Greener od anche la Kernsten poco importa, quel che conta è che siano estremamente robuste, ben fatte e con ottimi materiali. Grazie al giusto assemblaggio e alla perfetta foratura delle canne, quasi tutti i combinati sparano discretamente, ma riescono a raggruppare bene sul bersaglio soltanto il primo ed al massimo il secondo colpo.
Questo è un fenomeno comune a tutte le armi basculanti che montano più tubi (dalla lunghezza canonica di 600 - 610 millimetri) perché, appena la canna rigata si riscalda e conseguentemente si dilata, più colpi sparati in rapida successione tendono a colpire il bersaglio sempre più in alto del punto mirato. Combinati e drilling sono stati per decenni i fedeli compagni di molti cacciatori di montagna che con un singolo fucile, spesso acquistato con grandi sacrifici, potevano praticare contemporaneamente la caccia agli ungulati e quella alle pernici bianche, ai galli forcelli e alle lepri.
Non sono armi adatte a “bruciare” molte cartucce come di solito si fa nella caccia ai turdidi o ai colombi, ma se usate correttamente svolgono sempre egregiamente il compito che verrà loro assegnato. Il nostro Valmet è dei primi anni Ottanta, quando la nota Casa costruttrice d’armi finlandese Valmet OY di Jyvaskyla propose ai cacciatori di tutto il mondo, compresi quelli d’Oltreoceano (viste le camera ture in calibro 308 Winchester 30.06 Springfield), un fucile a canne sovrapposte unico nel suo genere, il modello 212 K.
Era un’arma da caccia veramente speciale, per diversi motivi; primo perché aveva degli accorgimenti meccanici particolari non ancora adottati da nessun altro fabbricante ma che in seguito qualcuno copiò; secondo perché prevedeva la possibilità di poter intercambiare tra loro diverse coppie di canne come: liscia-liscia (con varie lunghezze di tubi e diverse strozzature anche per uso sportivo); combinata liscia-rigata e rigata-rigata. Non dobbiamo poi dimenticare che quando si parla di armi da caccia prodotte in Scandinavia, si deve tener presente che sono destinate a essere utilizzate in ambienti e climi particolarmente rigidi, ostili e per cacciare prede importanti.
Quindi il cacciatore nordico, più di chiunque altro, deve poter disporre di armi affidabilissime, che sappiano svolgere egregiamente il proprio lavoro anche in condizioni estreme. Ai suoi tempi il Valmet 212 è stato davvero un ottimo fucile, pubblicizzato come un vero e proprio «sistema d’arma», come: “A gun for all Seasons”. Con il passare degli anni la Valmet venne assorbita dalla Tikk, che in seguito subì un accorpamento con la connazionale Sako per entrare definitivamente nella Grande Holding Beretta.
Non conosciamo il vero motivo di queste strategie di mercato, ma sta di fatto che il solo brevetto del fucile multicanna Valmet fu acquistato dalla CD-Europe Marocchi che ancora oggi lo produce con successo su licenza. Il CD-Europe Marocchi 512 S ha mantenuto le caratteristiche meccaniche e qualitative del vecchio 212 K, operando soltanto poche modifiche per alleggerire l’arma, per apportare migliorie (ove era possibile) per dare un ritocco alle linee estetiche e per ingentilirne la linea.
La bascula del Valmet è il cuore di tutto il sistema, è ottenuta partendo da un blocco di acciaio speciale ad alto tenore di cromo e molibdeno 25 Cr-Mo 4, lavorato per esportazione di materiale dal pieno e trattato termicamente per bonifica. La parte posteriore della bascula è stata allungata per formare il ponticello del grilletto e la coda, più una struttura intermedia che supporta l’insieme dei meccanismi di percussione.
Tutto ciò conferisce all’arma un’eccezionale robustezza, perché all’interno della bascula non esiste nessun meccanismo di chiusura del fucile. Questa funzione è invece demandata unicamente a un manicotto mobile posto davanti alla chiave d’apertura e da essa comandato. E’ un sistema di chiusura geniale, molto semplice e funzionale, che ha permesso ai tecnici della Valmet d’ottenere un duplice risultato: quello di contenere i costi di lavorazione con un facile controllo delle quote necessarie per ottenere l’intercambiabilità delle canne, e quello di assicurare una chiusura stabile e robustissima, pur mantenendo ridotte le dimensioni verticali.
Come tutti i fucili sovrapposti basculanti, anche il cursore della sicura si trova sulla coda di bascula appena dietro la chiave di apertura e s’inserisce automaticamente ogni volta che il fucile viene aperto e richiuso. Per disinserirla bisogna spostarla in avanti. Gli scatti sono accettabili, senza grattamenti e senza impuntature, ma occorrono circa di 1,7 Kg per provocare il rilascio dei cani, che avviene grazie a delle batterie che utilizzano molle coassiali a spirale. Non esiste un alleggeritore di scatto sulla canna rigata, perchè non sarebbe possibile innestarlo sulla meccanica esistente.
Il Valmet monta di serie degli estrattori semplicissimi, ridotti all’essenziale ma ben dimensionati, che assicurano un funzionamento sicuro anche in presenza di neve, pioggia e gelo. Il calcio e l’astina sono spartani ma pur sempre in noce europeo. Le parti di contatto con le mani sono zigrinate con cuspidi medio-piccole e la finitura è verniciata a poliesteri. L’acciaio utilizzato per la costruzione dei tubi è il 30 Cr-Mo 4, dalle elevatissime caratteristiche metallurgiche.
La lunghezza delle canne è di 610 mm – 24”, ottima per la canna rigata e buona per quella liscia. La canna superiore è cromata internamente e viene offerta nel solo calibro 12 con camera da 70 mm e con strozzatura fissa di quattro stelle. La bindella è piena per un tratto e ventilata verso la camera di scoppio. Oltre a recare gli organi di mira costituiti da una tacca abbattibile a foglietta larga e da un mirino trapezoidale, in prossimità delle camere di cartuccia ha anche un incastro a coda di rondine per il montaggio dell’ottica con attacchi dedicati, ormai introvabili.
La canna inferiore rigata non è vincolata alla superiore da alcuna bindella, ma troviamo un manicotto elastico sia a metà lunghezza sia in volata. In questo modo il tubo è libero di vibrare e di dilatarsi per effetto del calore generato dallo sparo, a vantaggio di una migliore resa balistica. Nei suddetti manicotti sono presenti delle viti di regolazione del punto di impatto del proiettile della canna rigata. Per ovvie ragioni, le canne miste sono dotate soltanto di estrattore manuale.
Il Valmet possiede un buon bilanciamento e una discreta imbracciatura; viene naturalmente in mira e il rinculo non disturba troppo il tiratore. Poco più di quattro chili di peso possono risultare un po’ eccessivi da portare in spalla per un’intera giornata, ma se, come abbiamo accennato, il fucile servirà per poterci praticare la caccia di Selezione al cinghiale due ore prima del sorgere del sole e due ore dopo il tramonto, il peso non dovrebbe essere un grosso problema.
Marco Benecchi