1. Notizie che in Italia non vengono mai diffuse o, al massimo, vengono nascoste in brevi note. In un recente numero (n. 87 – 2024) della rivista African Wildlife & Environment, si apprende che nel 1979 un’alunna che stava andando a scuola percorrendo una strada fuori da un villaggio ai limiti del famoso Parco Nazionale Kruger, non vi giunse mai. Quando i suoi compagni ritornarono a casa facendo la stessa strada trovarono solo il suo abecedario. ll sabato successivo, mentre alcuni bambini stavano giocando nei pressi del villaggio, una leonessa li aggredì, e si portò via una tredicenne nella boscaglia. Allertata la madre, questa, con un tizzone ardente inseguì la leonessa e riuscì a fargli lasciare la preda. Ma ormai la bambina era morta. Successivamente, mentre il padre della prima bambina stava aggiustando un automezzo lungo la stessa strada, fu improvvisamente aggredito da una leonessa. Si difese e la ferì con un coltello fino a farla desistere dall’attacco. In seguito con i Ranger del parco, ormai allertati di questi fatti, esplorando la boscaglia trovarono i resti della figlia. Fu quindi allestita una trappola e la leonessa catturata e uccisa con un colpo di pistola. Fu constatato che l’animale era ammalata e non in buone condizioni fisiche. Nello stomaco vi trovarono anche resti di carne umana, quindi prova del fatto che si trattava di una mangiatrice di uomini. Ecco il commento finale dell’articolo: «Tutti gli animali selvatici predatori hanno una paura istintiva dell’uomo. Per questo gli attacchi sono molto rari. Ma un bambino che viaggi solo diventa una facile preda tale da spingere un predatore disperato ad attaccarlo. Nel Parco Kruger ci sono stati diversi precedenti attacchi di leoni all’uomo, ma questo narrato è il primo caso di una leonessa divenuta effettivamente “mangiatrice d’uomini”.» Questo per dire che sostenere in modo assoluto che lupi ed orsi non aggrediscono l’uomo è una mistificazione buonista e “politicamente corretta”, ma non è le verità. Ma non solo, è da notare come il fatto sopra narrato, in Italia nessuna rivista che tratti di natura e fauna e della loro conservazione probabilmente non l’avrebbe mai pubblicata! La coerenza non è una virtù della nostra gente!
2. Come ogni anno, all’inizio del periodo post letargico per l’Orso marsicano, nel Parco Nazionale d’Abruzzo, in località “La Cicerana” in Comune di Lecce nei Marsi viene organizzata la solita “ciaspolata”, che se allieta e diverte chi vi partecipa, tanto piacere non fa all’Orso marsicano che proprio in quella zona ha alcune delle importanti “zone di rifugio” e di svernamento! Tanto più quest’anno che da alcuni giorni sono già stati segnalati movimenti di orsi proprio in quell’area, compresa una femmina con cuccioli. L’AIW ha subito inoltrato una PEC di protesta e allerta a tutte le autorità competenti affinché l’iniziativa venisse annullata. Ovviamente invano, visto che i soldi non sono bruscolini! E la presenza di un rifugio presso il quale i partecipanti possono ristorarsi, è più forte di ogni esigenza “ursina”! Ovviamente la “ciaspolata si è poi regolarmente tenuta, con piena soddisfazione dei partecipanti e dei gestori del rifugio/ristorante a cui hanno fatto capo. Poi, però, ci si lamenta della presenza degli orsi nelle aree fuori dal Parco. Ma forse no, pare infatti che siano in tanti ad essere contenti che i pochi orsi marsicani rimasti si disperdano in tutto il centro Italia, facendo passare la “dispersione” come un successo non definendola tale, ma una ricolonizzazione di altre aree da parte di una popolazione che si suppone e si fa credere che sia in crescita, per cui non sarebbe dispersione ma accrescimento. La cosa grave resta però il fatto che si continua ad utilizzare un rifugio che è stato allestito come ristorante su una strutture a sua tempo costruita abusivamente assieme ad altre 32 villette un tempo definite “di speculazione edilizia”! E che, unica, è rimasta mentre le altre sono state tutte smantellate proprio in quanto ritenute, anche per atto giudiziario, “abusive” e quindi “ecomostri” da smantellare… Peccato che la più perniciosa per la sua posizione, sia stata l’unica ad essere stata salvata! Perniciosa perché era ed è ubicata in un bel posto, e la cosa fece gola a qualcuno! Questa è storia, ma storia che ad alcuni piace far dimenticare! Evidentemente l’abusivismo e la bruttura di una struttura, in Italia dipende da chi la costruisce o da chi ne usufruisce! Ora è bastato appiccicargli l’etichetta di “EcoRifugio”, e quello storico abusivismo, e quella sua “bruttura” per la sua posizione tutt’altro che “ecologica” è stata sanata: come i peccati quando ci si confessa, un pater nostro e un ave Maria e la coscienza ritorna a posto!... Anche se si è: in un Parco Nazionale, ai limiti di una rarissima “foresta vetusta”, ai limiti di un’area di rifugio per l’orso marsicano, ai limiti di una Riserva Integrale, e in un’area compresa in una Zona Speciale di Conservazione!
3. Ma non ci sono battaglie più valide che non combattere la pista da Bob e altri scempi relativi alle prossime Olimpiadi invernali di Cortina? Pare proprio di no. Il nostro ambientalismo, spesso, molto spesso, velato di “politica”, si interessa più di questioni pseudo ambientaliste che non di veri problemi, nel senso che meriterebbero tutta la nostra attenzione. Come i tanti scempi per aree veramente importanti e di valore ambientale e paesaggistiche per salvare le quali pochi o nessuno si prende o si è preso la briga di dire qualcosa. Ad esempio, quale associazione ha protestato per lo scempio che da anni si fa della Riserva Naturale dell’Adelasia in Liguria? O il rischio di svilimento delle minuscole Isole Bergeggi e Gallinara? Quali si sono interessate ai problemi della salvaguardia dell’Orso bruno marsicano (si sono sentite di più per gli orsi sloveni del Trentino, che non dell’autoctono orso d’Abruzzo!)? E che dire delle foreste vetuste o quasi, in tutta Italia massacrate da prelevamenti infiniti e sventrate da sempre più strade per facilitare il prelievo dei tronchi? Ma molte altre sono le battaglie VERE in cui in tanti non si sono impegnati. Per esse: silenzio assoluto! Solo per combattere le cosiddette “torri eoliche”, almeno qualche autorevole associazione si muove o si è mossa. Al contrario sono molte a battersi per le alberature stradali urbane, le polveri sottili nelle grandi città (certo, è lì che si sono i voti!), i pannelli solari in aree agricole, contro inquinamenti di ogni natura o per la transizione ecologica di ogni mezzo, contro il ponte di Messina o il ritorno al nucleare, solo per citare alcune delle battaglie che saranno pur “ecologiche”, ma che ben poco danno fanno a quel poco di Natura VERA rimasta in Italia, di cui ben pochi si occupano essendo lontana dai grandi centri urbani e/o da note località turistiche. E, quindi , ecco appunto, la pista da bob di Cortina (perché le Olimpiadi e Cortina sono ben note e porta notorietà a chi se ne occupa!). Certo, sono comunque battaglie giuste, ma che se ne occupino le grande ONG ambientaliste o i media filo-ambientalisti cosiddetti “autorevoli” più di quanto non facciano per salvare il poco di Natura vera rimasta e che il sentire popolare abbina al mondo naturale bè, allora vuole dire che qualcosa non quadra. Solo per un argomento si muovono in tanti, ONG e media, tutti schierati a cannoni ad alzo zero: combattere la pratica della caccia! Tra l’altro in una momento in cui senza la caccia gli animali selvatici rischiano addirittura di trasformarsi in una peste per l’agricoltura, certi valori naturalistici e, anche, invadere pericolosamente i centri urbani! La pista da bob di Cortina e altre proteste relative hanno invece avuto l’onore di articoli e polemiche infinite, finanche delle prime pagine! Hanno scritto di “mille centenari alberi abbattuti” (ed è una balla! Balla che siano centenarie e balla che siano mille!). Eppure basterebbe guardare le foto della pista per far dire a chiunque ami la bellezza integra della natura, ma che cavolo c’entra la difesa della natura con opere realizzate in aree da tempo urbanizzate, perse proprio per la loro situazione ambiental-urbanistica precedente, che non era né di integrità ambientale né paesaggistica proprio perché erano da tempo state violentate con funivie, sciovie, strade e case ben prima che si parlasse di olimpiadi? Battaglie di Pirro per vittorie di Pirro!
4. Il Parco Nazionale d’Abruzzo non è mai stato in buone mani (peraltro come la maggior parte dei nostri Parchi, condizionati dalla politica più di quanto non sia altrove). Ma cercare di giustificare quello che sta succedendo in località La Cicerana (si veda la nota 2) come una cosa “eccellente” vuole dire che siamo proprio caduti in basso: un rifugio definito “Eco” solo per ragioni turistiche, visto che non può essere ecologico un rifugio allestito come un ristorante basato su una struttura della speculazione edilizia dei famigerati anni ’60 del secolo scorso, ai bordi di una zona di riserva integrale e di rifugio per l’orso marsicano, di una foresta vetusta e in una zona speciale di conservazione ha dell’assurdo. Eppure lo sostiene il nuovo direttore del Parco Nazionale riconfermato Luciano Sammarone. Per quali ragioni non si sa? Perché è ovvio che non possono essere quelle ufficiali scritte nella risposta che ha voluto dare alla nota succitata dell’AIW. In pratica, l’area della località La Cicerana, fu lasciata in quiete per decenni dopo lo scempio che se fece all’epoca della speculazione edilizia. E proprio oggi che la situazione dell’orso marsicano è tutt’altro che rosea, con la motivazione del rifugio “eco” la presenza disturbatrice dell’uomo è stata ufficializzata. Eppure ci sono ben due rifugi, ben più ampi di quello “patinato di verde” – dopo essere stato per molti anni “feccia” speculativa e disastrato ambientale e paesaggistico –, non lontano e anche posizionati, uno lungo una strada statale che dà accesso al Parco (Rifugio del Passo del Diavolo), l’altro al termine di una strada asfaltata di avvicinamento al Parco (La Guardia), dove potrebbe essere spostata l’attività dei gestori senza ledere i loro diritti. E così far ritornare in quiete la zona della Cicerana, dove sebbene frequentata da escursionisti non ha almeno l’attrazione che ha un ristorante; ed anzi, a frequentarla saranno solo i veri amanti della natura e non già quelli attratti dall’aspetto gastronomico (che poi in questo caso sono proprio la maggioranza!). Per questa battaglia di civiltà ambientalista storica… vale il riprovevole silenzio già citato, di tante autorevoli sigle e testate!
5. Ecco un tragico esempio di come quando delle aree protette si vuole fare turismo a tutti i costi, anche quando il loro primario scopo dovrebbe sempre essere la preservazione di habitat, di specie rare o di bellezze naturali, per cui non poche volte il turismo dovrebbe divenire l’ultima cosa a cui adibirle. Nella Riserva dei Campi Flegrei (Napoli), una zona che agli spettacoli naturali dei “vulcanelli” di fango caldo esplodente si abbina il rischio per i visitatori. Lo scorso anno vi sono precipitati e morti due bambini 7 e 9 anni. Eppure la zona è stata nuovamente aperta al turismo (si spera, almeno dopo l’allestimento di protezioni; e si spera anche che queste protezioni non siano uno scempio e danno allo stato naturale dei luoghi). In Italia l’idea che certe zone debbano essere “riserve integrali” nel vero senso della parola (ovvero, chiuse ad ogni forma di turismo) è un’idea inconcepibile. Abbiano l’esempio dell’Isola di Montecristo, della Riserva di Sasso Fratino e, ultime, delle foreste vetuste del Moricento e della Difesa, nel Parco Nazionale d’Abruzzo: delicati habitat primari per la vita dell’orso marsicano ma che per l’ingordigia del turismo “ecologico” la gente vi viene spinta a visitarli, finanche esponendovi, di sovrappiù, “mostre” artistiche! Eppure le Riserve Integrali hanno ben altro scopo secondo la classificazione stabilita dall’IUCN ormai molti anni or sono: un concetto che in Italia è stato ben presto svilito, col tacito silenzio finanche delle ONG ambientaliste. 6. D’altro canto, cosa ci si può aspettare da una società tutta intenta a promuovere la riconversione ecologica e a salvare il pianeta e, al massimo, a combattere la pratica della caccia, se su un supplemento al Corriere della Sera chiaramente mirato al sostegno della filiera turistica (indirettamente si parla sempre di soldi!) le aree protette vengono presentate così (si parla di Australia): «600 parchi nazionali, 12 mila spiagge, 20 siti Unesco: c’è di che riempire ben più di una vacanza». Cioè, non hanno capito nulla! Le aree protette non si istituiscono per fare turismo. Non ce n’è bisogno. I luoghi sono già belli di per sé. E proprio per questo, per evitare che siano distrutti dal turismo (oggi, il pernicioso, invadente e deturpante, overturismo!), che gli ambientalisti ne richiedono ai politici la protezione! L’unica consolazione, almeno nel caso dell’Australia, è che le autorità sanno bene come sottoporlo a controllo, affinché il turismo non arrechi danni irreparabili. Altro che rifugi “eco” per giustificare l’ingiustificabile! È noto il divieto severissimo di salire l’Uluru (o Ayers Rock), nonostante le proteste dei… turisti! Come è noto, almeno in Australia e in Nuova Zelanda, il primario scopo delle aree protette o della difesa faunistica non sono prostituite al turismo e all’animalismo. Ad esempio, la lotta drasticamente condotta per salvare habitat e specie rare dagli invadenti animali importati dall’uomo bianco colonizzatore non ha freni animalistici. Se ne parla profusamente e senza critiche, anzi con ammirazione, nell’ultimo numero del National Geographic Magazine (January 2025): «Per proteggere i loro uccelli più preziosi, i nuovo zelandesi hanno stabilito una totale eradicazione degli invasivi animali predatori (ovvio, intesi quelli introdotti dagli europei). Ora il più ambizioso esperimento di conservazione del mondo sta entrando in una nuova fase brutalmente efficiente – una cosa che potrebbe decidere cosa vale ancora la pena di salvare». Sarà difficile che in Italia qualche giornale o rivista ci parli di quest’operazione! Da noi dobbiamo ancora leggere quasi ogni giorno di un sostegno alle battaglie ambiental-animaliste per salvare gli invadenti cinghiali, il surplus di cervi che danneggiano foreste centenarie di faggio e orsi marsicani, e impedire che qualcuno faccia qualcosa per frenare il disastroso ibridismo del lupo!
AIW (Associazione Italiana per la Wilderness)