A caccia chiusa, specialmente il sabato pomeriggio, da bravo marito mi lascio covincere dalla mia dolce metà a fare shopping per le vie del centro.
Durante una di quelle rare occasioni, mentre, guarda caso passavo davanti a un'armeria. Mia moglie con mio grande stupore mi invitò ad entrare dicendomi. “Tra qualche giorno è San Valentino, cosa ti piacerebbe per regalo” “Di accessori ne ho fin troppi, quest’altro mese è la festa del papà, perché non mi fai un regalo unico, che ne so, magari una carabina?” Non ci crederete ma accettò. Si ma quale comperare, ne ho già tante, (anche se non mi bastano mai!), e poi non volevo fargli spendere troppo, così rispolverai una mia vecchia idea facendomi regalare una carabina ex-ordinanza, di origine cinese. Un’arma che appena la vedi ti colpisce per la sua estetica particolare non certo accattivante, tanto che persino mia moglie mi disse “Ma quanto è brutto questo fucile” “Aspetta a dirlo, vedrai che il brutto anatroccolo lo faccio diventare un bel cigno” La sfida era già iniziata.
Da sempre amante della lima e del martello, non vedevo l’ora di poter modificare drasticamente un’arma per renderla piacevole ai miei gusti, sia estetici che funzionali. Per prima cosa ho abusato della mia amicizia con un grande esperto, per farmi mandare un calcio nero in materiale sintetico, poi mi sono procurato una basetta monopezzo in acciaio tipo Weaver per montarci gli attacchi dell’ottica ed in fine ho acquistato una serie di maschi per filettare da 3,5 millimetri.
Procurata l’attrezzatura necessaria posso passare alla fase successiva, che consiste nell’eliminare tutto ciò che è superfluo o poco estetico. Per prima cosa ho smontato il calcio originale in legno (forse di betulla, chissà!!) e relativo copricanna, poi ho rimosso la baionetta a “spiedo” (non credo che ne avrei avuto bisogno durante una battuta al cinghiale!!) ed infine armato di seghetto, lime e frese varie ho eliminato i due pezzi solidali alla canna dell’attacco e della maglietta porta cinghia laterale saldata in prossimità della presa gas. Un’altra operazione che mi ha portato via del tempo è stata la pulizia di tutta la meccanica con la rimozione del grasso secco “originale” di fabbrica.
Ho avuto il sospetto che i cinesi avessero usato del grasso di pecora, perché in vita mia non ho mai sentito un prodotto simile più puzzolente. Persino il pistone e la presa gas ne erano completamente pieni. Con pochissimi ritocchi di lima e di carta vetrata ho montato il nuovo calcio in materiale sintetico adattandolo alla perfezione, l’ho forato per montarci i porta magliette sganciabili ed infine sono passato all’operazione più delicata: riuscire a predisporre la mia SKS per ricevere un’ottica da mira. Diverse ditte producono e commercializzano attacchi per ottiche da mira adattabili a qualsiasi arma dall’ex-ordinanza alle pistole, ma tutte più o meno fanno un uso massiccio di leghe leggere in alluminio che purtroppo, per tali applicazioni non l’ho molto in simpatia.
Così ho deciso di forare il robusto castello della mia carabina per poterci applicare una onestissima base in acciaio. Quest’ultima, dopo averla accorciata e modificata, ripristinando i canonici quattro fori con invaso cieco, l’ho incollata sul castello con della resina bicomponente. Per due motivi, primo perché la colla contribuisce a rendere ancora più robusto l’ancoraggio della basetta e secondo perché l’attacco stesso mi avrebbe fatto da “dima” durante la foratura del castello con il trapano verticale a colonna. Dopo aver forato e filettato con i maschi da 3,5 mm, ho serrato le quattro viti imbevute di frenafiletti e accorciate alla giusta misura. Durante il funzionamento semiautomatico, l’otturatore della carabina retrocede nel castello con molta precisione e se le viti di serraggio della basetta sporgessero all’interno, oltre a condizionare il funzionamento dell’arma potrebbero addirittura danneggiarla.
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