In provincia di Cosenza c’è un paesino chiamata Redipiano, piccola frazione di un piccolo comune, San Pietro in Guarano, situato nella presila a circa 850 m sul livello del mare. Ogni anno i pochi residenti organizzano una festa popolare che attira turisti, fa ritornare gli emigrati anche da fuori la nostra amata Italia e insegna, soprattutto ai piccoli che il mondo non è quello dei PC o della televisione, che il passato si deve conoscere bene per capire il presente e migliorare il futuro.
Questa festa di piazza denominata “Redipiano, un Vi(ll)aggio nelle tradizioni”, della durata di circa 10 giorni è basata su una rivisitazione a tutto tondo di quelle che erano le tradizioni del piccolo paese. Si parte dai giochi per bambini, trottola chiamata “strummulu”, tiro con la fionda, gare con cerchi, tornei di carte a scopa o tressette, gare gastronomiche, sagre e tantissimo altro ancora fino ad arrivare ad una gara molto particolare, che si prefigge di emulare un palio molto importante in Italia e nel mondo, un palio che desta molto malumore nelle sale del palazzo del governo, che unisce i colori politici e divide la gente: il venerabile Palio dell’Assunta di Siena, che si corre con cavalli purosangue, alla presenza di migliaia di persone e regala emozioni sempre nuove.
Qui da noi si chiama “Palio dell’Assuntina, tutto in piccolo anche il nome, e al posto dei grandi e potenti cavalli si usano piccoli e barcollanti asinelli, che tra un calcio ed un vigoroso ragliare fanno sorridere grandi e piccini. Schiamazzi, risate, applausi alla loro vista, racconti dei nonni che ricordano quando piccoli adolescenti, all’età di 8 anni, montavano sui loro asinelli per aiutare la famiglia nei campi, e alla sera montati di nuovo sopra, in due o in tre ragazzini, si addormentavano abbracciati al collo di quel generoso compagno di viaggio che, anche nel buio della notte, ricordava la strada di casa e senza guida alcuna, arrivava davanti alla porta di casa, scalciava e ragliava e svegliava il carico di giovani vite per dirgli buon riposo.
In questa giornata contornata contornata da tanto buon umore, più piccoli possono montare gli asinelli, possono accarezzarli e dare loro uno zuccherino, possono vedere quanta forza si racchiude in quelle esili gambe e piccoli zoccoli e vedere che se si cavalca uno di loro, se questo decide di correre sicuramente non sente dolore, non soffre e non patisce alcun maltrattamento.
E mentre l’ilarità e l’allegria cresce, dal momento della presentazione delle bestiole in piazza con l’estrazione dei cavalieri fino al momento in cui finisce tutto e, dopo una ricca sorsata di acqua fresca, mentre le bestiole risalgono sui camion che li trasporteranno nelle loro stalle mi chiedo se fra qualche anno potremo ancora vedere dal vivo questo spettacolo o saremo costretti a rivedere i filmati degli anni passati.
Mi turba quando una bambina che tiene la mano del padre stretta stretta, impaurita dalla ressa di gente che sta intorno alle bestiole e parla, ride e schiamazza, chiede al padre cosa sta succedendo, e questi quando gli dice che fra poco ci sarà la gara degli asini risponde “allora ci saranno i miei compagni di scuola?”. Si perché secondo lei gli asini, quelli veri, non esistono… che tristezza…
E mentre mi chiedo cosa ci riserva il futuro, non mi capacito sul fatto non si possa essere liberi di evocare il passato, almeno per un giorno, senza che una ministra forse incapace di guardare nella propria di coscienza e di chiedersi se anche i pesci provino dolore, pretenda di obbligarci tutti a pensarla come lei. Se "benessere animale" significa rinnegare noi stessi allora non ci sto: mai rinnegherò il mio passato e mai permetterò ad alcuno di rubare a me e ai miei figli il nostro futuro.
Pier76