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ott3 03/10/2011 16.17
Già anni addietro avevo avuto l’occasione di cacciare in Svezia, sia la piuma sia il grande alce, ma a causa dell’organizzazione che curò quella spedizione (che definire alquanto “approssimativa” mi sembra farle un complimento), non conservavo un buon ricordo di quell’avventura. E proprio a causa di ciò, avevo momentaneamente accantonato quel bellissimo paese scandinavo come meta turistico venatoria. Poi Gigi, un carissimo amico di Vicenza con cui ho cacciato un bel po’ in giro per il mondo, mi confidò di aver conosciuto un intraprendente ragazzo di Padova, ora risiedente a Osterasund, che era in grado di organizzare una battuta di caccia all’orso e all’alce nell’estremo nord della Svezia, nella regione dello Jamntland, ai confini della Norvegia nella terra dei lapponi. Quel ragazzo, Diego, organizza principalmente delle battute alla piuma ai pregiati tetraonidi, alle beccacce ed ai turdidi, ma su richiesta è in grado di organizzare anche delle battute “All Inclusive” alla grande selvaggina. Dall’Italia siamo partiti in quattro con l’intenzione di affrontare i giganti che popolano il Grande Nord come l’orso bruno europeo e l’alce, ma il sottoscritto, più che con il plantigrado era con il maestoso ungulato che aveva un conto in sospeso da risolvere, avendolo già cacciato con scarso successo sia in British Columbia sia in Bielorussia. L’alce europeo ha, più o meno, le stesse abitudini di quello del Nord America e dall’Eurasiatico (il grande alce siberiano e quello della penisola del Kamchakta), ma si distingue perché leggermente più piccolo di mole. E’ un selvatico molto diffuso in tutti i Paesi Scandinavi e in buona parte del Nord Europa. E’ presente in Polonia, in alcune Repubbliche baltiche e in molti dei Paesi dell’Ex Unione Sovietica, dove la specie gode di ottima salute anche grazie ad una caccia regolamentata e selettiva. Questi sono i suoi dati sistematici, biometrici e morfologici: Classe: Mammiferi; Super ordine: Ungulati; Ordine: Artiodattili; Sottordine: Ruminanti; Famiglia: Cervidi; Gruppo: Telemetacarpali; Sottofamiglia: Odocoilini; Genere: Alces; Specie: Alces; Sottospecie Alces alces alces. Lunghezza del corpo: 200 – 300 cm; Altezza al garrese: 160 -200 cm; Peso: 250 – 600 Kg; Accoppiamento: Settembre – Ottobre; Gestazione: 224 – 243 giorni; Parto: Maggio – Giugno; Nascituri: 1 – 2; Lunghezza media della vita: 8 – 10 anni, ma si conoscono casi di addirittura 15 – 16 anni. Il trofeo cade da dicembre a febbraio e rispunta in primavera fino allo sviluppo completo, privo di velluto, in agosto. I francesi lo chiamano Elan, i tedeschi Elch – Eleutier, gli inglesi Elk, i russi Los, i norvegesi Elg, gli svedesi Alg e i finlandesi Hirwi. E’ un ottimo nuotatore e un possente corridore, i suoi lunghi arti gli permettono di raggiungere i 55 km/h anche su terreni impervi e/o innevati. L’alce ama la tranquillità che possono offrire le immense foreste di conifere, latifoglie, faggeti, betulle e le paludi e gli acquitrini. Si pensa che in passato fosse presente addirittura nelle pianure lombarde. Si nutre soprattutto di foglie di salice, di betulle, di ontano e di sorbo, ma non disdegna felci, muschi, licheni e le piante acquatiche. Ma è quasi certo cha alla base della sua alimentazione ci sia il salice, perché s’è notato che dove questo albero manca l’alce non prospera e i suoi palchi sono scadenti. Vive isolato o in piccoli gruppi e, oltre all’orso e ai lupi (se in branco), non teme nessun altro predatore, anche se si racconta che in condizioni particolari è stato abbattuto persino dai ghiottoni, di cui conosciamo l’aggressività e la ferocia. Nel Continente europeo la caccia all’alce si pratica in battuta, all’aspetto (Stalking), alla cerca (Walking) durante il periodo degli amori, anche con l’uso di un richiamo, e alla “ferma” con l’ausilio di un buon cane specializzato di razza Jamthund, Grahund o Ostsibirisk Laika. La caccia in battuta è simile a quella praticata per tutti gli altri ungulati, ma all’alce si svolge con poche persone e con un massino di due – quattro cani. La caccia all’aspetto si pratica in solitario e in zone dove la densità dei selvatici è molto alta. Lo si attende all’alba e al crepuscolo ai margini della tundra o presso gli acquitrini, dove è solito uscire in pastura. La caccia alla cerca si svolge invece nei boschi radi e abbastanza puliti, dov’è maggiore la visibilità anche a lunga distanza. E’ preferibile praticarla durante la stagione degli amori e accompagnati da una espertissima guida locale che, all’occorrenza, riesce a individuare ed attirare i maschi anche con l’aiuto di un richiamo acustico. L’ultima tecnica di caccia è quella alla “Ferma”, ed è la più bella, la più difficile e la più emozionante e che andrebbe provata da tutti almeno una volta nella vita. Cercherò di descriverla, ma difficilmente riuscirò a trasmettervi le emozioni che è in grado di suscitare. La caccia alla “Ferma” con il cane, come s’intuisce dal termine stesso, consiste nel cercare le tracce di un grosso alce, seguirle, liberarci sopra uno o due specialisti di razza Jamthund o Grahund che sembrano un incrocio tra un Husky-Malamute e un lupo siberiano, ed aspettare che questi lo scovino. Una volta trovato l’alce, un buon cane lo deve bloccare per consentire al cacciatore di abbatterlo con un colpo preciso dopo averlo attentamente valutato. Purtroppo è più facile a dirsi che a farsi, ed il bello sta tutto lì. Innanzi tutto ci sono da percorrere diversi chilometri prima di trovare la traccia giusta su cui liberare il cane, inoltre non è detto che il cane trovi subito l’alce, anzi spesso il preziosissimo ausiliare si allontana talmente tanto che il conduttore per mantenere il contatto è costretto a mettergli un radiocollare satellitare. Raggiunto l’alce, il cane deve cercare di bloccarlo abbaiando e ringhiando in attesa del cacciatore. La guida che lo accompagnerà, potrà capire dai latrati se l’alce è finalmente alla ”Ferma” così, dopo aver impartito all’emozionantissimo cacciatore le ultime istruzioni, lo autorizzerà ad avvicinarsi da solo per tentare il tiro da breve distanza. Si caccia nel folto, spesso con la neve o negli onnipresenti acquitrini, ed evitare di far rumore è quasi impossibile.
Grazie alla professionalità di Diego imbarcare e sbarcare i bagagli e sdoganare armi e munizioni sia all’aeroporto di Stoccolma sia a quello di Ostersund è stata una passeggiata, anzi, forse è stato battuto il record come velocità nello sbrigare le solite pratiche burocratiche. Come già accennato, lo scopo principale della nostra spedizione era quello d’abbattere un bell’ alce da trofeo, ma anche incontrare un grande orso non sarebbe dispiaciuto a nessuno. Io, Mario, Pasquale e Beniamino percorremmo i centocinquanta chilometri che ci separavano dal minuscolo paesino di Valsjöbyn che si trova praticamente ai confini con la Norvegia con un entusiasmo da adolescenti. Viaggiammo spediti a bordo della monovolume di Diego senza soste e quasi senza accorgercene. Lungo il tragitto vedemmo foreste a perdita d’occhio ed un grosso maschio di capriolo ci attraversò la strada. Prima dell’arrivo in Svezia avevo avuto con Diego contatti mail e telefonici praticamente giornalieri e quindi già sospettavo che fosse simpatico e cordiale, ma di certo non avrei mai immaginato che dopo aver trascorso insieme soltanto poche ore mi sembrava di conoscerlo da una vita. Arrivammo a destinazione che era l’ora di cena così consumammo subito un ricco pasto a base di salcicce d’orso, minestra di patate e spezzatino di renna annaffiato da un ottimo vino italiano. Diego ci sistemò in una piccola villetta a due piani con tutti i comfort, compresi due bagni autonomi, televisione, internet WI-FI e, ovviamente, un ottimo impianto di riscaldamento. Devo confessare che nel preparare le valige avevamo veramente esagerato, ma quando si parte per cacce tanto impegnative non bisogna tralasciate nulla al caso, soprattutto per quanto riguarda calzature e abbigliamento. Mentre ricontrollavamo le nostre attrezzature arrivò Frederick, l’outfitter, il capocaccia, il proprietario dei territori, il capotutto insomma e c’impressionò immediatamente e soprattutto positivamente. Diego ci aveva anticipato che Frederick era un ex-capitano dei corpi speciali svedesi in congedo e noi avevamo cercato di conoscerlo meglio, visitando il suo sito personale Exclusive Adventure. Si muoveva come un felino, non dovevamo essere dei geni per capire che era un predatore nato. Soltanto a vederlo si capiva subito che era un vero professionista e molto competente. Ci coricammo presto pregustando le grandi emozioni che ci avrebbe riservato il futuro e quando squillò la sveglia, tra le calde pareti del cottage, sembrò una sirena antincendio. Ancora insonnoliti ma euforici ci vestimmo veloci, ognuno prese il proprio zaino, ricontrollammo le nostre armi e poi via di corsa al briefing mattutino. Cadeva una leggera ma insistente pioggerellina che lì per lì non ci diede fastidio, ma al rientro ci costrinse tutti a metter mano alle aspirine. Sembrava di essere ritornati a scuola, tutti davanti a cartine e tabelloni. Oltre a noi quattro italiani, il nostro gruppo era composto da altri otto cacciatori tra spagnoli, danesi e norvegesi. Frederick c’illustrò in inglese tutto quel che c’era da sapere per cacciare orso ed alce con successo e in completa sicurezza. Poi ci fece consegnare dallo staff dei thermos colmi di cappuccino bollente, delle radio con auricolare e addirittura una cartina della zona di caccia. Da lì a pochi minuti ci ritrovammo tutti impostati equidistanti in posti strategici, qualcuno a terra altri su comode altane soprelevate. Neanche a dirlo, a me toccò una posta a terra. Controllai con occhio critico la zona adiacente la mia postazione e mi ritenni abbastanza soddisfatto. Devo ammettere che non ero abituato ad avere dei vicini di posta distanti due – trecento metri, ma come dice il proverbio? “Paese che vai usanze che trovi”! Almeno così le possibilità che avvenissero degli incidenti erano drasticamente ridotte. Camerai una cartuccia originale RWS con palla Evolution da 184 grani nella canna della mia fida BAR, ne stipai altre quattro nel caricatore, misi la sicura e controllai che gli ingrandimenti dell'ottica 1,25 – 5 x 36 fossero posizionati intorno ai 2 – 2,5 e poi mi misi in attesa con tutti i sensi all’erta.
Non passò neanche una mezz’ora che dall’interno di una sterminata foresta di betulle e conifere avvertii degli abbai. “Bjorn, bear, orso!” venne sussurrato negli auricolari. Secondo me, per quanto gli Jamnthund possono essere bravi, hanno un bruttissimo difetto: non abbaiano durante la seguita, ma soltanto quando hanno l’animale a fermo. Infatti, può capitare di sentirli abbaiare a centinaia di metri mentre invece, quando stanno zitti, ti ritrovi con il selvatico addosso. “Diego, avverti gli altri di stare attenti che quando il cane non abbaia vuol dire che l’orso si sta muovendo”. L’amico tradusse in inglese e in svedese ed alcuni secondi dopo udimmo un singolo sparo. Non dovemmo aspettare molto per sapere cos’era successo. Un anziano danese aveva tirato con il suo 308 ad un orso ma era quasi certo di averlo sbagliato. Due arcigni “canai” svedesi si misero sulle tracce dell’orso e dopo pochissimo lo trovarono morto. Alla faccia dei grossi e potenti calibri, se un mostro simile può essere abbattuto da una sola, modestissima palla SP da 180 grani Sieller & Bellot calibro 308 Winchester, viene da chiedermi a cosa serviranno mai i grandi calibri magnum, short magnum, ultra magnum, ecc. Mha! La notizia dell’abbattimento provocò reazioni contrastanti. Eravamo tutti felicissimi (lo sarei stato di più se avessi premuto io il grilletto!) dell’abbattimento, ma anche tristi perché per smacchiare e pulire l’orso dovemmo interrompere la caccia. Per quel giorno avremmo dovuto accontentarci così, ma eravamo comunque ottimisti e tutti sostennero che non era il caso di preoccuparsi perché avevamo a disposizione ancora tre giorni pieni di caccia. Il secondo giorno ci svegliammo che diluviava. Ipotizzai che con un tempo così avremmo trascorso la giornata davanti al camino a leggere oppure a vedere un DVD di caccia grossa in TV, invece Frederick ci convocò tutti sull’attenti per il solito briefing e via, di nuovo a caccia. Ero partito dall’Italia che ancora andavo al mare con 35° gradi all’ombra e m’ero ritrovato con un’aria umida e ghiacciata che mi penetrava nelle ossa. Quel giorno ebbi a tiro (a settanta metri a fermo!) uno splendido maschio di caribù a cui non potei tirare perché protettissimo dalle autorità svedesi (10.000 euro di multa, arresto, ritiro delle licenze di caccia italiana e svedese e forse anche fustigazione pubblica), mentre un norvegese abbatté un vitello di alce sempre con un sol colpo del suo potentissimo 308 W. Il terzo giorno di caccia fu molto simile ai due precedenti, solo che pioveva un po’ meno. Lo Jamnthund migliore agganciò subito la pista giusta e in men che non si dica suonò la “campana a morto”, come gli svedesi chiamano l’abbaio alla ferma sull’alce. Non fui sorpreso perché dalla grande quantità di tracce, fatte, lestre e fregoni visti avevo avuto la conferma che la foresta era ricchissima di animali. Udii i latrati prima alla mia sinistra, poi davanti ed infine a destra. Quando mi girai per ascoltare meglio, vidi che nell’immenso prato che avevo davanti c’era già un maschio di alce che cercava di attraversarlo correndo al galoppo. C’è mancato veramente poco che non mi sorprendesse, ma quasi quarant’anni di caccia serviranno pure a qualcosa! Il maestoso maschio era forse a più di un centinaio di metri di distanza, ma io, invece di cercare di avvicinarmi andandogli incontro, cercai un albero che potesse garantirmi un minimo di appoggio. Appena lo trovai “incannai” immediatamente il selvatico in fuga senza neanche controllare a quanti ingrandimenti fosse l'ottica, l’anticipai di un mezzo metro e poi lasciai partire il colpo. L’alce colpito in pieno petto piantò il muso nell’acquitrino e fece una capriola degna di una lepre. Ripensandoci ora, credo che quello è stato il tiro più bello e spettacolare di tutta la mia vita. Quando raggiunsi l’alce, aveva già smesso di muoversi e m’impressionò subito per la sua mole, che stimai superiore ai quattro quintali. Il bravissimo Jamnthund prese ad azzannarlo con ferocia e, dopo qualche minuto, arrivò anche il suo conduttore. Frederick, dopo aver dato una rapida occhiata al selvatico, lo valutò come un maschio adulto di circa tre anni, piuttosto modesto come trofeo ma che per me equivaleva ad un vecchio Kapital. Pur apprezzando i bei palchi (negarlo sarebbe da ipocriti) non ho mai subito la “febbre” del collezionista; per me quel che conta, è sempre stata e sempre sarà l’azione di caccia, indipendentemente dal valore e dall’importanza del selvatico cacciato. Il mio colpo aveva tacitamente decretato il segnale di fine caccia, così in brevissimo tempo ci ritrovammo tutti intorno all’alce abbattuto, e nonostante gli sforzi di ben quattro robuste persone, riuscimmo appena a metterla in posa per scattargli le immancabili foto di rito. La pulizia ed il recupero della spoglia richiesero molto tempo, ma riuscimmo ugualmente a recuperare il resto della giornata facendo una piccola battuta pomeridiana. Purtroppo quando si pratica la caccia in battuta con poche persone e pochissimi cani, l’esito della caccia non può essere mai scontato. In tre giorni e mezzo di caccia il tableau del nostro gruppo fu “soltanto” di tre capi: un grande orso sicuramente medaglia d’oro, il mio modesto maschio di alce ed un vitello. Forse avremmo potuto far meglio ma anche peggio. Quel che conta è che la dedizione di tutta l’organizzazione è stata totale e tutti, anche chi non avuto l’occasione di sparare un colpo, si sono dichiarati molto soddisfatti. Cacciare orsi ed alci in battuta in Svezia è un’esperienza forte, assolutamente da provare. E poi, visti i costi abbastanza contenuti, un pacchetto simile offre la possibilità di abbattere selvatici prestigiosi ed imponenti che in altri casi sarebbe molto dispendioso poter cacciare.
CONSIDERAZIONI FINALI: Nei Paesi Scandinavi sono autorizzati soltanto quei calibri che usino un proiettile di almeno 10 grammi (156 grani), che abbia un’energia uguale o superiore a 200 chilogrammetri a cento metri. Già da soli questi dati ci confermano che, a dispetto delle apparenze, l’alce non è un forte incassatore. Un grosso “Bull” ha un’area vitale grande come uno schermo da 28 pollici e se ben colpito da una buona palla in zona cardiovascolare o nei polmoni difficilmente fa molta strada. Non dobbiamo comunque dimenticare che stiamo parlando di un selvatico forte e robusto che spesso supera la mezza tonnellata di peso. L’arma migliore per la caccia all’alce alla cerca, che possa andar bene anche per la battuta e l’aspetto, deve essere leggera, corta e maneggevole (adesso capite perché la Sako e la Tikka costruiscono delle carabine in calibro 300 Winchester Magnum con le canne da 460 millimetri!). Deve avere delle visibilissime mire da battuta, uno scatto diretto ed un’ottima impostazione. Sette dei dieci cacciatori svedesi che ho conosciuto avevano sulle loro Bolt Action un collimatore elettronico mentre gli altri tre utilizzavano delle ottiche variabili da battuta 1,25 – 4 x 24. Una carabina che abbia le suddette caratteristiche va più che bene, ma, specialmente in battuta, sono molto indicati anche gli Express (sia giustapposti che sovrapposti) e le carabine semiautomatiche. Quando si praticano cacce così impegnative poter disporre di due o più colpi in rapida successione può fare veramente comodo. Fino a pochi anni fa molti cacciatori Scandinavi per atterrare sia il grosso cervide sia un maestoso orso usavano delle carabine Carl Gustaf, Husqvarna e Schultz & Larsen in calibro 6,5 x 55 Sweedish, ritenendole sufficienti e giustificandone l’esigua potenza con la loro accuratezza di tiro, ma ho visto che in Svezia, Norvegia e Finlandia circolano anche molte armi in calibri ben più energici! Tags:12 commenti finora...
Re: CACCIA IN SVEZIA Salve Marco, complimenti innanzitutto per il bellissimo racconto, molto dettagliato e ben scritto. Solo un piccolo appunto "linguistico" se mi permetti: il termine stalking non sta ad indicare la caccia all'aspetto, quanto piuttosto la caccia alla cerca a piedi, infatti il termine stalker è ormai entrato anche nel gergo comune per indicare una persona che segue/perseguita qualcun'altro.
In merito ad alcuni dei commenti che ho letto vorrei precisare che la caccia in battuta fatta per esempio al cinghiale in Italia è cosa ben diversa da una caccia in battuta all'alce in terra nordica. Fare una caccia selettiva quando un alce esce da un bosco fitto per attraversare una stradina e rientrare in un altro bosco dopo forse uno o due secondi è impresa assai ardua. In questo caso Marco è stato fortunato che lo spazio fosse aperto ma non va sempre così. Inoltre non è facile far uscire dal bosco i maschi più vecchi ed esperti. Per cacciare trofei importanti il metodo di caccia migliore è all'aspetto dall'altana, specie a stagione inoltrata, col freddo. Altrimenti è emozionantissima anche la caccia al bramito ma anche qua non è semplice attirare i maschi dai trofei importanti. In merito a quanto scritto nell'articolo mi ha lasciato perplesso quanto scritto a proposito dell'utilizzo di richiami acustici per la caccia al bramito. Per quanto hoo potuto vedere io questi richiami sono qualcosa di ridicolo. Una caccia professionale al bramito andrebbe invece fatta con una guida esperta che sa emettere il richiamo a voce. Un caro saluto e in bocca al lupo a tutti da Samuele
01/08/2013 9.23
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Re: CACCIA IN SVEZIA Ciao Marco, mi chiamo Nino e stò cercando di andare in svezia a caccia, ma non mi fido tanto di internet e chiedono molti soldi, potrestidarmi la mail di quel ragazzo di padova... Diego cheorganizza la caccia in Svezia. Te ne sarei grato. [email protected] da nino
30/05/2013 17.31
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Re: CACCIA IN SVEZIA Salve, in 5 giorni solo tre capi in 12 persone ? Io sono 10 anni che vado in Svezia per la caccia all'Alce, siamo in 6 in squadra ma facciamo altri numeri, probabilmente avete cacciato in una zona povera di animali. La caccia all'Alce non e' una cacciarella toscana sono pochissime le squadre che possono contare 12 elementi, 12 sono paragonabili a 60 persone in una cacciarella. Mi scusi cosa vi hanno fatto pagare ? Una cosa l'ha detta proprio giusta, prendere un'alce sull'abbaio a fermo del cane e' un'emozione che io ho provato alcune volte ed e' irripetibile. Comunque le voglio fare i complimenti come cacciatore e come tiratore, l'ho vista su Sky e dice delle cose molto giuste per me anche se il sig Liboi non e' daccordo con lei. La saluto cordialmente, Giovanni. da Giovanni
19/01/2012 19.30
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Re: CACCIA IN SVEZIA si ma la battuta è sempre un terno all'otto... e dove sarebbe il professionismo ? perchè uno riesce a valutare un animale in corsa?? e dove sarebbe la difficoltà??? in quanto al tiro... non discuto ... sempre impegnativo! ma la forma di caccia , mi consenta, è alquanto ridicola per un animale cosi importante. poi , i gusti sono gusti... saluti...
da marcello
18/10/2011 17.10
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Re: CACCIA IN SVEZIA Carissimo Walter, i nostri Colleghi svedesi hanno i nostri stessi problemi. Anche loro devono rendere conto a censimenti e abbattimenti selettivi e/o di contenimento. Il "quel che arriva arriva" è sbagliato come definizione. Noi, ad esempio, non potevamo tirare alle femmine acompagnate da vitelli, mentre avremmo potuto tirare ai vitelli. il MIO alce era comunque un adulto. Gli organizzatori si sono complimentati con me (magra consolazione) perchè gli ho tiraro, non avendone aspettato uno più grande. RICORDA che la BATTUTA è il miglior metodo di caccia che esiste, a patto che i cacciatori che vi partecipano siano dei professionisti. Non si tratta di tirare ad un cinghiale allo sfrasco. Quando ti arriva il selvatico, lo guardi, lo valuti e poi gli spari. Le altre cacce più "ronmantiche" che dici tu, puù farle un PENSIONATO (con tantissimo tempo a disposizione) e/o un miglionario, con il giusto portafoglio.......... Ciao a tutti Marco NB un caro saluto anche a CORNUTO che alle 22,30 di sera non ha niente di meglio da fare che visitare siti che non gli interessano. Che gioventù sprecata!!!! da Da Marco
18/10/2011 8.12
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Re: CACCIA IN SVEZIA Cornuto ... Basta il nick per definirti ! ----------------------------------------------------- Da questo articolo mi sono definitivamente convinto di due cose : 1) La battuta non va bene per tutte le caccie 2) Non serve la corsa al calibro super-potente
Ma l'Alce non si può cacciare bene anche in posta, senza cani, o alla cerca ? Io non ho mai avuto la possibilità economica di fare queste caccie (beato chi può ...) ma ho letto molti articoli sull'argomento, e mi par di capire che gli esemplari migliori siano stati cacciati alla cerca, magari a cavallo, anche con tiri molto lunghi ( e lì, un bel .300 WM o similare ci vuole) ma in battuta non l'avevo ancora letto. Il problema è che in battuta ... Quel che viene, viene. Alla cerca rischi di non trovar niente, ma quantomeno puoi selezionare l'esemplare da abbattere. Voi che ne dite ?
Ciao a tutti ed un abbraccio da Walter da OLD_Hunter
18/10/2011 8.01
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Re: CACCIA IN SVEZIA IO PENSO CHE TUA MADRE SIA STATA SFIGATA da CARLO 62
18/10/2011 6.56
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Re: CACCIA IN SVEZIA siete tre sfigati da cornuto
17/10/2011 22.19
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Re: CACCIA IN SVEZIA Caro Andrea, se avresti letto l'articolo sapresti anche in che calibro è la BAR!!!! Comunque, visto che sei un po' prigro, ti rispondo ugualmente, la mia è in 30.06. In Svezia i calibri più usati per la caccia ad ORSO E ALCE sono il 30.06, il 308 W e il 9,3 x 62. Qualche nostalgico usa ancora il 6,5 x 55, mo sono rimasti in pochi. Nel mio gruppo di 12 persone uno avevo il 338 WM, due il 9,3 x 62, mentre tutti gli altri 30.06 o 308! Saluti Marco da Da Marco
17/10/2011 6.04
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Re: CACCIA IN SVEZIA Ma in che calibro è la Bar? E per questi tipi di caccia quali sono i calibri e le armi maggiormente usati in Svezia? Saluti, Andrea da andrea
16/10/2011 9.14
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Re: CACCIA IN SVEZIA Carissimo Carlo "purtroppo" è un'alce anche quella. E addirittura DEFINITA ADULTA!!!!! In battuta si spara a quel che ti arriva!,Specialmento quando hai già pagato in anticipo. Io l'alce l'ho cacciata in mezzo mondo: Bielorussia, Canada, Svezia, Norvegia, ma di quelle bellissime che si vedono in foto e nei films con i palchi meravigliosi, palmati, ancora non ne ho mai visti. Ma ritenterò, stai tranquillo. Comunque, credimi, l'emozione della caccia è lo stesso, così come lo splendito tiro (forse uno dei più belli in vita mia (circa 100 mt in corsa! Con la BAR! l'ho anticipato di un metro!) Ciao Marco da Marco
10/10/2011 6.40
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Re: CACCIA IN SVEZIA Scusa Marco la mia ignoranza, ma di che animale si tratta? è un alce? quei corni....... da Carlo 62
07/10/2011 16.08
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