In passato correva voce che i partiti di sinistra erano contro la caccia; oggi apprendiamo che buona parte di essi, continuano a manifestare insofferenza nei confronti della caccia e dei cacciatori. Nel frattempo, correva voce che i partiti di centro destra si dichiaravano favorevoli alla caccia, ma col passare degli anni, tra mille difficoltà e beghe interne, non hanno fatto nulla per migliorarla.
Intanto si affacciava all’orizzonte una certa politica che ha convinto i cacciatori italiani a preferirli sia a livello nazionale che regionale, gli stessi si proponevano abilmente come l’unica risposta “positiva e possibile” all’annunciato declino della caccia in Italia.
Perché oramai ci tocca vivere in un’Italia venatoria che appare incappata in un vicolo cieco?
Nonostante la quantità enorme di promesse mai mantenute, il risultato di questi governanti nazionali e regionali è sotto gli occhi di tutti. Pur, non avendo voglia di mettere il naso nella miriade di problemi che attanagliano il nostro Paese, dobbiamo ammettere ché, venatoriamente parlando, gli ultimi ventiquattro mesi sono stati una delusione totale e profondissima per il popolo dei cacciatori italiani.
Perché in campagna elettorale questi politicanti promettevano verosimiglianza venatoria agli altri paesi europei?
Perché subito dopo si è permesso di dare fiato alle poche trombe animal-ambientaliste che si annidano al proprio interno scatenando delle crociate contro la caccia?
Perché gli uomini politici nazionali e regionali che garantivano le Riforme venatorie si sono smarriti per strada e li ritroviamo incapacitati a spostare un sopramobile da A a B.?
Dobbiamo ritenerli degli incapaci ho semplicemente ostaggio di qualche dirigente di partito ambientalista?
Perché la Sicilia è l’unica Regione d’Europa che, per la stagione venatoria 2011/2012, non ha consentito la possibilità di praticare l’esercizio venatorio nelle Z.P.S. e nei S.I.C. ma, addirittura, ponendo veti anche nei 200 metri attorno al loro perimetro, inventandosi le aree IBA?
Perché in alcune isole minori, il cui territorio per intero rientra nei siti di Natura 2000, si sono sovrapposti tanti altri veti e limitazioni?
Perché quest’anno, in maniera incontenibile, si è permesso all’Assessorato Territorio Ambiente, coadiuvato da alcuni nomi noti dell’ambientalismo nostrano e senza alcuna autorità in materia, potere imporre, sotto forma di pareri, vari divieti, come la chiusura della caccia alla beccaccia il 31/12/2011, l’apertura del Colombaccio e Merlo al 10 settembre, l’apertura della Quaglia al 1 ottobre e la chiusura generale anticipata?
Perché nonostante la gestione fallimentare di Parchi, Riserve Naturali Orientate, Oasi ed aree Protette, si continua ad istituirne altri? Non è sufficiente constatare che molti di essi, così come in documentato, sembrano discariche a cielo aperto?
Perché nel 2011 sono stati finanziati con oltre 24 milioni di euro gli enti gestori delle riserve siciliane? Come mai non avete ritenuto sufficienti gli oltre 14 milioni di euro che annualmente percepiscono per gestire malamente queste aree?
Perché il Governo regionale siciliano solamente nella fase preparatoria della finanziaria si ricorda dei cacciatori e attua i seguenti provvedimenti: annullamento della tabella H, previsione di aumento della tassa di concessione Governativa regionale da € 84,00 a € 134,00. Forse, in Sicilia qualcuno pensa di aggraziarsi le simpatie del cacciatore togliendo territorio e periodo cacciabile? Pensate voi che attuando un sostanzioso aumento della tassa regionale il cacciatore siciliano vi sarà eternamente grato?
Dinanzi a questo quadro deprimente, Noi rivendichiamo il diritto all’esercizio venatorio come si pratica nel resto d’Europa, tenendo conto della cultura locale e della tradizione antica.
Chiediamo a questa politica l’attuazione di alcune soluzioni immediate, facili e non miracolistiche.
Chiediamo soprattutto la determinazione a non lasciarsi trascinare dalla corrente, a non rassegnarsi a “scegliere tra quello che c’è ”. Perché è proprio in “quello che c’è ” che s’è annidata, da tempo, la colonia di batteri che sta divorando la caccia in Italia.
I cacciatori siciliani sono stanchi, stanchi di avere più parchi, riserve, oasi, zone di ripopolamento e cattura, zone forestali e demaniali, ZPS, SIC, e meno territorio cacciabile;
stanchi di pagare sempre di più per andare a caccia sempre meno;
stanchi di facili promesse che puntualmente non vengono mantenute;
stanchi di essere visti come una tigre feroce da uccidere subito;
stanchi di essere visti come una mucca da mungere;
Desiderosi di essere visti come siamo in realtà: un robusto cavallo che traina un carro molto pesante.
Per questi motivi, nutriamo la speranza quasi vana di riuscire ad attirare la vostra attenzione, al fine di ottenere quello che per altre categorie è un atto dovuto.
Il Presidente ASCN
Dott. Francesco Lo Cascio
Palermo, lì 11/10/2011