La verità prima di tutto. Non ci piacciono i botta è risposta in quanto potrebbero dare adito a prolungate e sterili polemiche. Ma nell’occasione, considerato che siamo stati chiamati direttamente in causa, riteniamo di dover offrire un doveroso contributo nella necessità di ripristinare un fondo di verità per soddisfare le numerose sollecitazioni avute in questi giorni in tal senso da beccacciai di tutta Italia ( soprattutto toscani per quanto avviene in provincia di Pisa) ed anche a favore di taluni che perseguono riconoscibili obiettivi vocati alla tutela e gestione della beccaccia.
Premesso che la gestione di una specie passa attraverso la disponibilità di inequivocabili dati scientifici acquisiti si rende doveroso soffermarsi su alcuni fatti e cercare soddisfacenti risposte.
Il punto infatti non è “la beccaccia prima di tutto”, ma la beccaccia è specie in pericolo? Secondo la Commissione Europea NO……e secondo noi NEMMENO. Questo è un fatto oggettivo.
I calendari venatori italiani sono realizzati sulla base di un parere ISPRA che riporta la beccaccia già in fase riproduttiva sin dalla seconda decade di gennaio. Tutti i dati sin qui raccolti sino ad oggi in Italia, come in altre nazioni europee (Grecia, Spagna, Francia) non evidenziano alcuna evidenza in tale direzione, e gli studi in corso in Italia, Spagna e Gran Bretagna con l’ausilio della radio telemetria satellitare dimostrano che gli uccelli stazionano nei rispettivi areali di svernamento almeno sino alla prima decade di marzo. Da qui la compatibilità con le “famose” decadi di sovrapposizione.
Questi sono fatti e dati e viste le concomitanti evidenze europee appare poco credibile sostenere l’esiguità dei dati. Con cosa e come gli altri dimostrerebbero il contrario?
Con l'inanellamento? E come hanno fatto a conoscere date, tempi e modalità di partenza ed arrivo delle “poche” beccaccia inanellate e recuperate? Considerato lo sforzo ultra decennale dell’inanellamento di beccacce, i numeri sin qui raccolti non evidenziano affatto un rapporto sforzo/costi/benefici a favore di questa attività, che rimane sicuramente valente, ma al giorno d’oggi solo complementare, visti i più efficaci ed efficienti mezzi tecnologici a disposizione.
Aggiungiamo che se fossero estrapolati i soli dati riferiti agli inanellamenti italiani (catture e ricatture), l’esiguità degli stessi ne ridurrebbe notevolmente ed ulteriormente la fruibilità e
l’attendibilità.
Cosa hanno evidenziato le beccacce dotate di trasmettitori satellitari equipaggiate dal Club della Beccaccia e dall'ISPRA? Se non sbaglioamo erano due. Sarebbe necessaria un po' di chiarezza al riguardo, noi abbiamo i dati e sono a disposizione di tutti, dove sono i dati degli altri?
Ad esempio qualche vecchio solone aveva scritto, sottoscritto, ribadito (dicono addirittura giurato) che una beccaccia compie spostamenti di max 350 km: orbene Venaria Reale quando è partita ne ha fatti oltre 770 in un sol giorno, e Vastese (beccaccia finanziata dall'atc abruzzese del Vastese) ne a percorsi 900 in due giorni, così come anni addietro altre beccacce, e non solo quelle italiane, hanno compiuto voli di tutto rispetto coprendo distanze ben maggiori (sia via terra che attraversando tratti di mare aperto) di come empiricamente e pretestuosamente affermato.
Orizzonti nuovi. L'Abruzzo. Il nostro vice-presidente è Abruzzese, vive in Abruzzo, caccia in Abruzzo ed ai tavoli in cui si discuteva il calendario venatorio era seduto.
Durante la stagione 2012-2013 il calendario venatorio fu impugnato, e durante la modifica in regione Abruzzo era presente. Fu stabilito di cacciare fino al 20 gennaio e di inserire l'obbligo per ogni cacciatore di consegnare l'ala destra di ogni beccaccia abbattuta. A noi ne furono consegnate circa 1000.
Dall'analisi di queste ali è emerso lo stesso identico andamento di age-ratio e di sex ratio delle altre regioni d'Italia. Durante la stagione 2013-2014 la Regione Abruzzo ha inserito l'obbligo per gli ATC di formare monitoratori attraverso dei corsi ad hoc. Ovvero erano necessari monitoratori (solo residenti) per censire le beccacce in febbraio, in limitati territori e solo in alcuni giorni stabiliti dalla Regione. Nei documenti ufficiali non si è mai parlato di caccia specialistica.
Ad onor del vero iniziò a circolare la voce ( e sarebbe bello che qualcuno si prendesse la paternità di tale idea), che in caso di ricorso animalista e sospensiva del TAR, avrebbero potuto cacciare la beccaccia solo coloro che erano stati abilitati come monitoratori.
Da numerose nostre consultazioni fu subito chiaro che le tre maggiori associazioni venatorie abruzzesi erano disposte ad impugnare il calendario venatorio a loro volta (se si fosse inserita un tal clausola) e noi eravamo disposti a fornire tutto il nostro supporto di dati. Naturalmente eravamo disposti anche a fornire loro i nostri dati in caso di impugnativa animalista.
Gli animalisti, nonostante la chiusura al 20 gennaio e i corsi menzionati, impugnarono il calendario.
La macchina difensiva si mise subito in moto ed eravamo tutti disposti a dare battaglia, si respirava un'aria diversa. Non era più una difesa volta a limitare i danni, ma si sentiva che era un vero e proprio attacco al mondo anticaccia, questa volta c'erano le armi: i dati scientifici.
Nel frattempo diverse associazioni venatorie, grazie ai dati scientifici forniti dell'Ufficio Avifauna (di cui siamo parte integrante), ottenevano una importante vittoria in Toscana. Fù chiaro che le bugie si potevano sconfiggere e in Abruzzo il fronte anticaccia ritirò il ricorso.
Successivamente si vinse anche nel Lazio ed ancor prima in Veneto, Liguria e Umbria. Quella del Tar Lazio è stata in particolare una vittoria che lascerà il segno: “Una vittoria completa che
ancora una volta, dopo i successi in Veneto, Liguria e Umbria, conferma la correttezza delle
proposte FACE Italia inviate e sostenute presso le Regioni italiane. In particolare in Regione Lazio, un lavoro congiunto fra Ufficio Avifauna Migratoria FIdC e Ufficio Tecnico Legislativo ANLC, in collaborazione con la Regione, aveva permesso di sostenere il calendario con una dettagliata relazione tecnica completa delle motivazioni necessarie a discostarsi in diversi punti dal parere ISPRA” così si leggeva nei comunicati del 20 febbraio 2014.
Questa è la verità documentata dalle cronache di quei mesi e dalle sentenze emesse, questo dimostra che con i dati scientifici è possibile un'altra strada, è possibile controbattere le bugie animaliste e le assurde prese di posizione dei vari enti e organizzazioni. Questo però lo si fa tutti insieme, segugisti, pennaioli, migratoristi: il destino è unico e si vince o si perde tutti insieme.
Ognuno con le sue specifiche competenze, ognuno con le sue peculiarità. Così in Abruzzo si è cacciato fino al 20 gennaio come negli anni precedenti e lo hanno potuto fare tutti, chi aveva frequentato i corsi e chi non l'aveva fatto, i residenti e i non residenti ed i corsi non sono assolutamente serviti ad andare a caccia nel mese di gennaio.
La verità prima di tutto.
Infine la professionalità. Leggiamo che la professionalità si paga, orbene visto che i nostri corsi non solo sono gratuiti, ma fruiscono anche del Patrocinio del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali e ci preme evidenziare che gli ATC nei quali abbiamo potuto offrire il nostro contributo (si veda ad esempio l'atc L'Aquila) non solo hanno fatto i due o tre monitoraggi richiesti dalla regione Abruzzo, ma hanno effettuato i monitoraggi fino al 15 aprile e ciò su tutto il territorio dell'ATC, comprese anche le zone chiuse all'attività venatoria ed in tutti i giorni possibili.
Naturalmente tutto è stato realizzato con il parere positivo degli Enti preposti. I monitoraggi sono stati così realizzati non solo sulla beccaccia, ma anche sulla starna e sulla coturnice (quest'ultima per ovvie ragioni fino al 15 marzo).
Bisogna infatti considerare che in Abruzzo la starna e la coturnice si cacciano in base a precisi piani di censimento. Quindi se la regione Abruzzo non ha i dati sulla beccaccia è semplicemente perché, al di là delle associazioni specializzate, nessuno ha i dati e mi sento di assicurare che in fatto di monitoraggi e censimenti gli ATC Abruzzesi non hanno niente da invidiare al resto d'Italia, e di certo non avevano bisogno che “qualcuno” gli insegnasse come fare i monitoraggi. Inoltre, con il nostro supporto, l'ATC “L'Aquila” sta provvedendo ad una pubblicazione sulla specie beccaccia, dopo aver già fatto quella sulla coturnice e quella sulla starna.
Questa è, per dovere di cronaca, la realtà di quanto avvenuto. Per quanto ci riguarda siamo oggi più che mai determinati a contrastare quel mondo fatto di bugie, decisi a non fiancheggiare e stringere alleanze con comparti di chiaro stampo ambientalista storicamente avversi al mondo venatorio. Si vince o si perde, ma è ora di smetterla di chinare la testa. Ed allora ben vengano i corsi per sensibilizzare i cacciatori e migliorare la gestione della beccaccia, ma non vendiamoli per cose che non esistono.
Infine, ricordiamoci che non è su una specie che si sta giocando la battaglia, ma su due visioni contrapposte dell'ambiente: chi la natura la vive direttamente e chi la vive solo attraverso la tv speculandoci anche sopra, e noi francamente siamo più vicini al vecchio lepraiolo montanaro che puzza ancora di cani e sigaro che al damerino snob dei salotti radical-chic che non si è mai sporcato le scarpe di fango e che non saprà mai come pungono i rovi di gennaio mentre l'ultima svernate si beffa di voi.
Noi abbiamo scelto di stare da questa parte del cielo, tra la nostra gente.
Si ringraziano particolarmente: atc L’Aquila, atc Vastese, atc Barisciano, atc Salinello, atc. Vomano, atc Sulmona, Federcaccia Abruzzo, Arci caccia Abruzzo, Libera caccia Abruzzo, Enal Caccia
Teramo.