Maggio è il mese in cui la migrazione si calma, le coppie sono formate, i nidi sono pronti e ci si prepara alla deposizione ed alla cova delle uova.
In questo Mese la specie più facile da incontrare durante le nostre gite fuori porta, nei parchi cittadini o al lago, è la Folaga. Questi uccelli della famiglia dei Rallidi, risultano sedentari e nei parchi cittadini poco diffidenti.
E’ invece una specie migratrice e come la maggior parte degli uccelli migratori si sposta solo di notte. Nonostante le ali corte e arrotondate riesce a coprire anche grandi distanze.
Nel nostro paese la Folaga è pressoché stanziale, popola le aree palustri, prediligendo le acque calme e ricche di vegetazione come ad esempio i canneti.
Praticamente onnivora, si nutre di germogli, piccoli pesci, insetti e di tutto quello che riesce a trovare.
Il becco è di color avorio e nei maschi è particolarmente sviluppato verso il cranio risaltandone il piumaggio completamente nero.
In questo periodo la femmina ha già deposto le uova che variano da 3 a 12; queste, vengono covate per circa 23 giorni. Il nido, rotondo robusto e incredibilmente galleggiante, viene costruito nel folto della vegetazione acquatica, dove, una volta schiuse le uova, i pulcini lo condivideranno con entrambi i genitori per circa due mesi, raggiungendo l’età adulta al massimo nel mese di Agosto.
Come per tutte le specie cacciabili, anche in questo caso, sono costretto, per evidenti motivi a dover dare una brutta notizia alle più crudeli voci che ci gridano contro. Da Settembre a Gennaio, nessun cacciatore, in nessun caso, si troverà mai davanti a dei piccoli o a soggetti in attività riproduttiva.
A caccia, riesce a far impazzire il miglior cane, fingendo di essere impacciata nasconde un’agilità incredibile, spesso ci chiediamo come facciano questi uccelli ad essere così abili a muoversi e nuotare tra la fitta vegetazione, una peculiarità che contraddistingue i rallidi, dovuta alle dita palmate ed alle zampe allungate che gli permettono di essere unici.
Snobbata da tanti e amata da molti, la folaga prevede tecniche di caccia molto avvincenti ed emozionanti; ricordo le battute di caccia a questo rallide fatte da bambino, insieme a mio padre e mio zio; mio nonno le snobbava, preferiva in questo caso, andare a cercare il coniglio dietro casa.
Partivamo presto per raggiungere le zone di caccia, oltre duecento chilometri ci attendevano, arrivavamo sul posto quando era ancora buio, in assoluto silenzio ci appostavamo lungo questi grandi pantani siracusani: ricordo l’odore del caffè appena preso, la sagoma appena distinguibile di mio padre in piedi ad ascoltare l’abbaiare dei cani in lontananza e la quiete che avvolgeva il primo mattino.
Ad un certo punto, senza un’ orario preciso, qualcuno, il più intrepido, magari dall’altra parte del pantano, sanciva l’inizio dei giochi, le prime folaghe, le più esperte, disturbate dal rumore degli spari ed avvolte dall’oscurità volavano via indisturbate sopra le nostre teste. Sentirle volare era un’emozione incredibile, il cuore che mi batteva tumultuoso in petto e i miei occhi che cercavano senza successo di inquadrarne la forma. Rammarico e rabbia mi attraversavano, “Perché hanno sparato? E’ ancora buio!!! Perché non carichi il fucile?” dicevo a mio padre.
Lui, calmo e cosciente, mi rispondeva: “E’ ancora presto, stai tranquillo, vedrai che riusciremo a tornare a casa soddisfatti”. Era vero. Ma rimanevo furioso, avessi preso quel cacciatore …
Ormai, le nostre giornate a folaghe sono passate, quel pantano oggi è un’ ospedale mai finito, la selvaggina ovviamente sparita, con i predatori che la fanno da padrone, frutto della cattiva, ignorante e troppo politicizzata gestione.
In questo caso non rimangono altro che i ricordi, sperando che un giorno qualcuno possa fare le scelte giuste, magari, provando ad affidare gradualmente ai cacciatori la gestione del territorio.
E sono convinto che nel nostro piccolo, riusciremmo a proteggerla, la natura!
Quali parole più giuste se non quelle del mio scrittore preferito, Mario Rigoni Stern:
“Le nostre storie sono a volte commoventi a volte un po' barbare, la violenza non è mai gratuita è inesorabilmente regolata dai meccanismi della natura. Perché il male, è solo dell'uomo, quando dimentica o disprezza o distrugge gli equilibri del bosco o della montagna …”.
Come dargli torto?!