Il segugio italiano è connotato generalmente da una spiccata indipendenza; vocato per sua stessa natura alla caccia a singolo, originariamente veniva impiegato nella caccia alla lepre quasi esclusivamente da solo o al massimo in coppia.
Le mutate esigenze dettate dai territori, l'apertura culturale con i Paesi limitrofi, prima fra tutte le Francia, maestra nella caccia con l'impiego di mute molto numerose ed altrettanto spettacolari, le nuove disponibilità economiche (un tempo, mantenere un folto gruppo di cani non era certo alla portata di tutti) portarono ad una progressiva apertura nei confronti di una nuova caccia coi cani da seguita: carniere più povero, forse, ma piacere assicurato da un'orchestra, una sinfonia di voci che una muta di soggetti validi può certamente regalare all'orecchio attento del segugista.
E' importante che la coesione e l'omogeneità di muta non vadano a scapito del lavoro di squadra: è giusto che in una muta ciascun soggetto ispezioni il terreno e lavori con la propria testa ed il proprio naso senza affidarsi ciecamente ed apaticamente al lavoro altrui.
La coesione dovrebbe manifestarsi allorché, trovato un fiato utile, tutti vadano a sincerarsi della bontà della pista ed inizino a svolgere con la dovuta precisione il difficile lavoro di accostamento sino a giungere allo scovo del selvatico.
E' importante valorizzare ogni soggetto, che preso singolarmente dovrebbe essere capace di svolgere in autonomia tutte le quattro fasi della caccia alla seguita.