Il giorno 22 ottobre 2014 è venuto a mancare all’affetto dei suoi cari, l’amato Federcacciatore Sandro Marconi di soli 60 anni.
E’ stato una figura storica della Federcaccia di Civitavecchia (RM), per dire dì lui occorrerebbe scrivere per ore, della sua sapienza venatoria, ma anche della sua figura di uomo retto e saggio.
Figlio d’arte in quanto suo padre Pietro Marconi è stato il capocaccia dei “cinghialari” di Civitavecchia negli anni subito dopo la seconda guerra fino a metà anni 70.
Sicuramente Sandrino è stato uno dei cacciatori più completi degli ultimi 40 anni, non penso di essere smentito se affermo questo. E’ stato un conoscitore eccelso di tutte le zone di caccia dove con suo padre aveva passato parte della sua giovinezza; per esempio lui per spiegare agli altri non pronunciava mai il nome generico di un posto, ma puntualizzava sempre il particolare, per capire meglio il cancello del ……, il fontanile del …….., la staccionata del …….., aveva in testa tutti i nomi a memoria letti sulle mappe, questo significa aver chiaro in ogni momento dove mettere i piedi, ed era questa sapienza venatoria che faceva la differenza.
Sapienza che ancora giovane cacciatore lo fece divenire capocaccia. E’ stato uno dei fondatori della squadra attuale denominata “il lupo” che è risorta dalle ceneri di un’altra grande squadra degli anni 80 “i senza pace”.
Poi gli anni passarono con lui sempre in plancia di comando a guidare giovani e vecchi nelle battaglie in mezzo alle “macchie”.
Poi improvvisamente nella prima metà degli anni 2000 iniziò la sua battaglia più dura che ora ha perso, ma con immenso coraggio.
Agli inizi almeno per noi compagni non sembrava fosse così impietosa, perché nonostante tutto, veniva sempre a caccia e non lasciava trasparire più di tanto. Agli amici più vicini diceva sempre tutto con dignità e senza paura, anzi combatteva quel “brutto diavolo” con forza e tenacia e questo fino alla fine. Esorcizzava la malattia con una serenità incredibile, il venerdì magari faceva delle terapie dolorose, il sabato sera andava a ballare perché era un appassionato e, la domenica veniva pure a caccia.
(Dio che forza avevi)
Per ultimo un ricordo di caccia ancora vivo in noi tutti gli amici di quel giorno.
Era dicembre 2012 in una battuta di caccia al cinghiale noi “Bracchieri” riuscimmo a chiudere un grosso solengo in una porzione di macchia dove si faceva abbaiare a fermo, non “spoggiava” dalla lestra.
La sapienza di Sandrino e forse anche il momento che stava vivendo lo fecero all’inizia spettatore passivo di quella situazione, fu subito chiaro al “ragioniere Sandro” l’attuate capocaccia, e a tutti noi che era il momento di chiamarlo in causa, gli fu detto che se lui voleva da quel momento poteva fare tutto. Andò lui.
Risultato finale fu che ci fece incollare un “cinghiale” di 130 KG! Gli battemmo le mani tutti.
(Dio solo sa quanto eri bravo)
Ma oggi che tristezza, basta non ho più la forza di scrivere.
Sandrino non ti scorderemo.
Per ultimo, sua moglie e le sue amate figliole hanno voluto i funerali nella chiesa dove si erano sposati, era stracolma di gente e noi tutti i cacciatori avremmo voluto gridare come mille altre volte insieme a lui “Viva Maria” non si è potuto.
“Perdonaci”.
Ciao Sandrì
Massimo Camboni e tutti i suoi cari amici.