Noi cacciatori, portatori di autentica cultura onnivora e cultori delle “niccherie” naturali, siamo decisamente stravolti nel vedere i nostri uliveti privi di frutto e, peggio ancora, nel calpestare il tappeto di olive secche ed offese, sotto l’ombrello prodigo e prorompete di vita vegetativa.
Qua e là l’incontro con qualche agricoltore con le mani tra i capelli che impreca contro la sorte e contro l’invadenza della Bactrocera oleae, micidiale e sollazzante in mancanza di predatori naturali.
È vero! Da circa quattro mesi, con occhio decisamente allenato, scrutiamo gli uliveti alla ricerca di qualche uccello insettivoro, ben sapendo che la lotta “biologica” contro la mosca dell’olivo, non può prescindere dall’apporto positivo del mantenimento della biodiversità.
Invano abbiamo sostato tra gli ulivi per poter vivere de visu l’azione più naturale del pianeta, ma invano: di codibugnoli, pigliamosche, cince, averle, verzellini, capinere, scriccioli, pettirossi, zigoli ed altri uccelli insettivori tipici degli uliveti dell’Umbria, nemmeno l’ombra.
Di contro, già al momento della nidificazione, nei mesi di aprile/maggio/giugno, e non solo tra gli uliveti, abbiamo assistito al ripetersi della strage d’uccelli insettivori da parte di gatti randagi, gazze, cornacchie, mustelidi e storni, puntualmente ghiotti di uova e nidiacei di ogni piccolo uccello.
Particolarmente emblematica, sempre de visu, la strage di api impegnate di fiore in fiore, da parte dell’infallibile storno. Un vero flagello!
La strage di nidiacei avviene al momento dell’abbandono del nido, quando cioè ancora inetti al volo per almeno una settimana, sono costretti al pigolìo da fame per farsi notare dai propri genitori. È questo il momento della strage ben sapendo che l’udito dei predatori in agguato, è ben sviluppato ed allenato per ghermire definitivamente.
Eppure, ormai da venticinque anni, gridiamo alla politica ed agli ambientalisti sfigati “new deal”, visto che il problema del mantenimento della biodiversità nel suo insieme, è la massa predante delle specie più forti in costante esponenzialità .
Di fatto, a causa della incontrollata predazione, non stanno scomparendo soltanto gli uccelli insettivori, ma anche granchi d’acqua dolce, salamandre, orbettini, starne, lepri, fagiani e, … persino le olive.
Mario Bartoccini