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giu5 05/06/2015
Conosco Villavallelonga e la sua gente e la loro fede, e capisco che ai loro occhi magari quell'orsacchiotta sperduta, che proprio nei momenti in cui l'hanno avvistata poco lontano si stava tumulando la povera Morena Romano, rappresentasse una materializzazione dell'anima della ragazza.
Nonostante questo, non avrei mai fatto la scelta di dare un nome di uomo (di donna in questo caso) ad un animale selvatico che avrebbe tutto il diritto di restare tale e di ritornare al suo mondo; con l'augurio che ce la possa fare, anche se sarà dura.
Per quanto mi sia noto, mai nessun orsetto tenuto in cattività nei primi mesi della sua vita (ed è pensabile che finiranno per divenire anni) torni mai ad abituarsi al suo mondo selvaggio: l'imprinting che riceverà sarà tale, per cui, come già alcuni adulti, per quanti accorgimenti si adottino per allattarlo facendo finta che sia un'orsa a farlo, non serviranno ad allontanare da lui (lei) l'apprendimento che sia l'uomo a darle il cibo. Un accorgimento che certamente piace molto agli animalisti, ma che non credo possa funzionare. E speriamo che nel Centro di Visita del Parco proprio per questo mascheramento l'ora del pasto non finisca magari per divenire un'attrazione turistica!
In realtà le autorità hanno fatto l'ennesimo errore. Purtroppo si deve ogni volta constatare che o non si fa quello che si dovrebbe o se lo si fa, lo si fa male. Quell'orsacchiotto andava messo in un recinto provvisorio nella zona in cui è stato trovato, e lì lasciato ed aiutato a sopravvivere, almeno fino al tardo autunno (o, se proprio si voleva evitargli il trauma del letargo, almeno fino alla primavera, magari scavandogli una tana nello stesso recinto), e poi, se la mamma non si fosse mai fatta viva per riprenderselo, liberarlo affinché ritornasse alla Natura e riprendesse i suoi istinti naturali. Ricordiamoci dei figli di "Daniza", in Trentino (ma vi sono altri esempi al mondo), che hanno saputo affrontare e superare il letargo anche da soli. E sempre lì lo si doveva e poteva curare (ma era realmente il caso? o era solo denutrito, per cui lo si poteva aiutare senza portarlo a Pescasseroli?).
In ogni modo, una cosa non andava fatta: dargli un nome umano, perché il nome è il principio dell'addomesticamento. Si comincia con un nome, e si finisce "pagliacci" per attirare turisti: questa è la fine che fanno gli animali nei centri di vista e zoo vari (che si chiamino o meno "bioparchi"). Attrattori per quello che sta sempre più divenendo il fine primario dei Parchi Nazionali d'Italia: il turismo! Che mai viene posto sullo stesso piano della conservazione. Nessuno pensa ai posteri, tutti al presente, come SEMPRE fanno i politici. Perché solo gli Statisti guardano lontano. Tutti gli altri guardano solo alle prossime elezioni, dove ricandidarsi o candidarsi. Ed oggi l'animalismo protezionistico va per la maggiore in questo nostro strano Paese! Si può distruggere un Parco, ma guai ad uccidere un cervo, e meno che mai rischiare la morte di un cucciolo d'orso!
Con la speranza che almeno i famigliari di Morena Romano trovino conforto da questo aver voluto trasferire la sua anima nell'orsacchiotta "Morena"; ma forse a lei, l'orsacchiotta, di ciò non importa nulla. Speriamo che almeno per questo essa ritorni a Villavallelonga, e la si lasci invecchiare nella cattività alla quale di fatto sarà destinata con la sua cattura, perché, anche qualora fosse liberata, tuttalpiù finirà per divenire l'ennesimo orso problematico in giro ad elemosinare cibo nei paesi del Parco, per poi finire ricatturata e trasferita in un recinto in funzione turistica (come testimoniamo "Turchio" e "Lecce" - nomi se non altro non antropomorfi ! - , "Sandrino" e Yoga ed altri orsi "salvati" e poi morti - o in attesa di esserlo - dietro le sbarre!) o, magari, come riproduttrice se si troverà un maschio da abbinargli: e certamente si finirà per trovarlo: e sarà poi la storia a stabilire se sarà stato un bene!
Franco Zunino
Segretario Generale AIW
già primo studioso sul campo dell'Orso marsicano Tags:
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