Scoperto e lanciato nell'agone letterario italiano del dopoguerra da Elio Vittorini, Mario Rigoni Stern di Asiago si distinse subito per la sue storie ricche di umanità, di gente semplice di fronte al mistero della natura, della vita, della bellezza del creato. E della caccia.
Cacciatore appassionato, viveva, schivo, in una casetta isolata del suo altopiano.
Dopo "Il sergente nella neve", che gli dette fama e notorietà, cominciò a scrivere regolarmente per "La Stampa", dove non mancò mai, quando sollecitato, e nei periodi di crisi dell'attività venatoria, soprattutto all'epoca dei referendum, di mettere in evidenza i valori della caccia e dei cacciatori. Apprezzati furono i suoi racconti di caccia pubblicati su "I quaderni Franchi", poi raccolti, ampliati e riproposti da "Diana". "Il bosco degli Urogalli" (Einaudi 1962) ha avvinto e commosso intere generazioni di cacciatori. Una lunga serie di "storie di cacciatori, di animali selvatici, di cani, di montagne in cui si respira l'anima degli spazi aperti e di paesaggi impervi solo sfiorati dalla presenza umana. Rigoni - hanno scritto a questo proposito - sa rendere la limpida immediatezza di ciò che ci circonda e insieme un accento di fiducia nella vita, sprigionando un sentimento altamente poetico e un genuino amore per il suo mondo alpino." "Narra di villaggi chiusi nell'inverno con il grato fuoco delle cucine, della solitudine delle albe per i sentieri delle montagne, dei silenzi che riempiono i boschi, attraverso un linguaggio lirico e allo stesso tempo semplice che restituisce al lettore i paesaggi fraterni e familiari".
Socio onorario dell'Uncza (Unione Nazionale Cacciatori Zona Alpi), fino all'anno della sua scomparsa (2008) partecipò attivamente all'assemblea annuale, regalando a tutti saggezza e umiltà. Nel 1992 la Federazione Italiana della Caccia lo insignì dell'onorificenza "Il cacciatore Gentiluomo".
Nel 2011, su iniziativa del Circolo Ars Venandi di Riva del Garda (TN) e della Federcaccia, gli viene intitolato un premio "per la letteratura multilingue", per opere di narrativa e di saggistica dedicate alle Alpi, al loro paesaggio e alle loro genti, al fine di "perpetuarne i valori di fratellanza tra i popoli, di rispetto dell’ambiente, di umanità alpina".