Da una ventina d'anni, il comune di Forlimpopoli, in Romagna, paese natale dell'Artusi, celebra in onore del suo famoso concittadino la “Festa Artusiana”, manifestazione dedicata al cibo in tutte le sue declinazioni: gastronomia, cultura, spettacolo. Nel corso della Festa Artusiana vengono assegnati ogni anno il “Premio Pellegrino Artusi”, a un personaggio che, a qualunque titolo, si sia distinto per l'originale contributo dato alla riflessione sui rapporti fra uomo e cibo, e il “Premio Marietta”, intitolato alla collaboratrice di Pellegrino Artusi, assegnato ad una donna o ad un uomo di casa abile artefice - nello spirito di Pellegrino e di Marietta - di ghiottonerie domestiche.
In quell'occasione, si ripropongono molte delle ricette del celebre gastronomo, che non rinnegò mai le sue origini romagnole, ma che acquisì e raccolse il meglio della tradizione culinaria italiana, grazie alle sue frequentazioni fiorentine, nella sua casa di piazza d'Azeglio, dove visse dal 1852 al 2011, per quasi sessant'anni, e grazie anche alla sua fedele cuoca Marietta Sabatini, toscanissima, originaria di Massa e Cozzile, in Valdinevole (PT).
Fra le sue quasi ottocento ricette, ne dedicò moltissime alla selvaggina. Cibo comune sulle tavole dei ricchi, ma spesso unico elemento a base di proteine nobili nelle case dei contadini, Pellegrino ne registrò di popolari e di ricercate, frutto di una tradizione che oggi si cerca di recuperare, per riconquistare l'onore a un'attività - la caccia - che fino a ieri anche in Italia ha fatto parte della nostra cultura di popolo. (E che oggi, molti di coloro che celebrano a tavola, e in televisione, il famosissimo gourmet, vorrebbero far dimenticare).
Nel 2002, curata da Zeffiro Ciuffoletti, l'Editoriale Olimpia pubblicò una raccolta delle ricette di selvaggina sotto il titolo "Artusi e la selvaggina in Tavola" da cui possono trarre grandi insegnamenti tutti coloro che vogliono cimentarsi con la difficile arte del cucinare la selvaggina. Vi si trovano piatti ormai dimenticati, come "Il cinghiale in dolce e forte", riproposto recentemente nella "variante lepre" dalla tosco-tedesca Maria Probst, chef pluristellata de La Tenda Rossa di San casciano (FI).