E' stato l'idolo di generazioni di appassionati di ciclismo. Amico/avversario di Gino Bartali. Memorabili i conflitti verbali fra le due tifoserie. Campione senza macchia, epico e tragico. La sua passione per la caccia purtroppo gli fu fatale.
Il 10 dicembre del 1959, Coppi parte con alcuni amici ciclisti francesi per un viaggio nell'Alto Volta. Il 13 dicembre è infatti in programma una corsa ciclistica, accompagnata il giorno successivo da alcune battute di caccia non lontano dalla capitale. Dopo la caccia Coppi e Géminiani occupano la stessa camera e nella notte vengono assaliti dalle zanzare, contraendo la malaria. L'indomani i due sono stanchi e debilitati, e rientrano insieme in aereo fino a Parigi.
Il 20 dicembre Coppi e Géminiani si telefonano: sono entrambi febbricitanti. Geminiani si salva, ma il grande Fausto, ormai distrutto dalla malaria, alle 22 del 1º gennaio perde conoscenza, alle 23 è in "pericolo di vita", poco dopo entra in coma. Non riprende più conoscenza e muore all'età di quarant'anni.
I medici avevano sbagliato diagnosi.
Nella carriera da professionista, durata ventuno anni (diciotto se si considera l'interruzione a causa della Guerra) Coppi vinse complessivamente 151 corse su strada (122 esclusi i circuiti), 58 delle quali per distacco, e 83 su pista. Indossò per 31 giorni la maglia rosa e per 19 giorni la maglia gialla del Tour.
Nel 2004 la Federazione Italiana della Caccia gli conferì alla memoria l'onorificenza di Cacciatore Gentiluomo.