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ago17 17/08/2016 13.51
Il nome Auer non ha assolutamente bisogno di presentazioni, almeno tra gli appassionati di caccia a palla e di cultura venatoria mitteleuropea. L’Armeria Auer di Brunico, oltre ad essere famosa in tutta Europa per la sua lunga tradizione, lo è anche perché a gestirla con competenza e tanta passione, da oltre sessant’anni, sono state due generazioni di abilissimi armaioli e provetti cacciatori. Considerando poi che l’armeria si trova nel bel mezzo di due delle più belle e caratteristiche valli, la Pusteria e l’Aurina, nel Sud Tirolo, organizzare un viaggio per andare a conoscere Hermann Auer potrebbe essere quasi d’obbligo. Se ci sono delle cose che in quelle zone non mancano di certo sono nell’ordine: la passione per la montagna e per i selvatici che vi abitano, quella per la caccia a palla e quella per le belle armi costruite Oltralpe. Non credo esista un armaiolo con la “A” maiuscola (e intendo Armaiolo, non armiere, che non sono la stessa cosa!) che non abbia fatto l’apprendistato in Austria, nella famosissima cittadina di Ferlach, nella culla dell’arte armigera europea, dove un piccolo Consorzio di abilissimi armaioli, oltre a costruire armi perfette sia come concezione meccanica sia come finiture, hanno sempre cercato di tramandare le loro conoscenze e la loro arte come una vera e propria missione di vita.
Ed è proprio a Ferlach che Josef, il papà di Hermann, si recò subito dopo la fine della Grande Guerra per imparare la difficile tecnica di come si costruiscono le armi da caccia. Dove, con pazienza e sacrificio, apprese le nozioni tecnico-balistiche in materia d’armi e di munizioni necessarie per costruire e riparare armi destinate sia alla caccia minuta sia a quella con la canna rigata. A quei tempi, vecchi Mauser K 98, nostalgici Carcani e mitici Mannlicher li potevi trovare ancora nascosti in ogni fienile o in ogni malga dell’Alto Adige. Erano perlopiù vecchi cimeli custoditi come ricordi dei terribili tempi passati, ma ben presto qualcuno s’accorse che erano pur sempre delle ottime armi, ben fatte e camerate in calibri potenti. Ho testimonianze dirette di molti vecchi cacciatori che riuscivano a colpire un camoscio, un capriolo o un cervo anche a grande distanza con il solo ausilio delle mire metalliche. Ma a Ferlach papà Josef imparò a far bene un lavoro molto importante, a montare i cannocchiali con degli attacchi saldati ad incastro, i famosissimi “piede di porco”, chiamati così per la caratteristica forma delle quattro unghie che compongono l’aggancio. Ben presto la fama del bravo armaiolo varcò sia i confini regionali sia quelli nazionali e così molti cacciatori presero la via di Campo Tures per farsi sistemare le loro armi da utilizzare per la caccia in montagna. Poi, come spesso accade a chi è veramente padrone del proprio mestiere, ad un certo punto Josef Auer non si accontentò più di montare cannocchiali sopra un vecchio Mauser, sopra ad un bel drilling o su un versatile combinato. No, decise che gli sarebbe piaciuto montarli anche su delle armi costruite interamente da lui stesso. Le azioni ad otturatore scorrevole - girevole non gli mancavano di certo, le canne grezze poteva prenderle in Austria, in Germania Boeler Rasant, Antinit e Lothar Walter o addirittura anche in Belgio alla Dalcour. Le calciature aveva imparato a costruirle lui stesso ed ecco che nella sua piccola officina cominciarono a nascere dei veri e propri capolavori. Carabine costruite da chi è nato e vissuto in montagna e destinate ai cacciatori veri di montagna.
Erano armi belle e ben costruite, ma soprattutto funzionali con calciature proporzionate, canne lunghe il giusto, calibri radenti, otturatori fluidi e scatti (mono o bigrillo) eccellenti. Quanto siano ancora apprezzate quelle carabine può dimostrarlo solo il fatto che chi le possiede se le tiene ben strette, è molto raro che se ne trovino in giro sul mercato dell’usato. Josef è sempre stato orgogliosissimo del suo lavoro, ma lo è sempre stato anche per un altro motivo: per come ha cresciuto suo figlio Hermann, perennemente al suo fianco. Nonostante la bravura e la pazienza di papà Josef, quando Hermann ebbe l’età giusta, prese il calibro ventesimale ed un bel mazzo di lime e andò anche lui a Ferlach per affinare tutte le tecniche che gli erano state insegnate nella piccola bottega di famiglia. Terminato l’apprendistato, al suo rientro, Hermann e suo padre s’accorsero che l’officina era ormai diventata stretta per poter ospitare due banchi da lavoro, così acquistarono una nuova casa a S. Giorgio, piccola frazione di Brunico, con annessa una bella armeria, una comoda officina con poche ma fondamentali macchine utensili come tornio, fresa, trapano a colonna e un piccolo impianto per fare le saldature a stagno e ossiacetileniche; e poi non poteva certo mancare un tunnel sotterraneo per la prova delle carabine con due linee di tiro a cento metri.
L’armeria Auer di Brunico – San Giorgio è stata anche tra le prime ad adeguarsi alla nuova tendenza fornendo al cacciatore moderno di montagna ed anche di pianura, sia locale sia proveniente da tutta Italia, un’amplissima scelta di carabine, di ottiche, di zaini, di binocoli, di spektive, di abbigliamento specializzato e di tanto altro ancora. Ovviamente, la capacità di sapere montare correttamente qualsiasi tipo d’ottica su ogni arma rigata o mista, sia con attacchi fissi sia amovibili saldati e/o avvitati, e saper costruire o modificare qualsiasi tipo di calciatura e il saper regolare a “rottura di cristallo” qualunque gruppo scatto hanno sicuramente contribuito a rendere famoso il nome Auer. Da grande appassiono di armi rigate e di caccia a palla quale sono, ovviamente ho conosciuto gli Auer prima di fama e poi successivamente di persona rimanendo affascinato sia della loro modestia come uomini sia della loro immense capacità come armaioli. Credo che se un problema su di un fucile non sono capaci di risolverlo gli Auer, allora vuol dire che nessuno è in grado di farlo. Recentemente sono andato a trovare l’amico Hermann per fargli ricostruire dal pieno una sicura rotta di un Mannlicher Schoenauer modello MCA, vecchio almeno una cinquantina di anni. Mentre mia moglie Nadia si metteva comoda nel salottino dell’armeria a chiacchierare con la mamma di Hermann lui, dopo essersi messo il suo caratteristico, immancabile grembiule blu sbiadito e tutto bruciacchiato, ha preso un pezzetto di acciaio e ha cominciato a modellarlo con energici colpi di lima. Vedendolo lavorare con calma mentre tra un sorriso e un altro rispondeva alle mie solite, tediose domande, mi venne da chiedermi quante persone simili esistessero ancora al mondo! Mi domandai quanti pseudo armaioli sarebbero in grado di fare ancora lavori simili.
Hermann mi ha ha confidato che ormai di attacchi a piede di porco non ne monta più molti e che costruisce ancora qualche carabina solo per pochi affezionatissimi clienti. Infatti, le rustiche rastrelliere della sua officina sono piene di “vecchie glorie” da restaurare, mentre in quelle più belle e moderne dell’armeria trovi tutte le marche più conosciute. Quando dopo due ore di limature, controlli, prove e finiture con la carta abrasiva la sicura era stata completamente ricostruita, e che forse funzionava meglio della vecchia, Hermann mi disse di accompagnarlo in ufficio che doveva fare un ordine di cannocchiali. Mi aspettavo di vederlo mettersi davanti ad un moderno pc o ad un tablet, quando invece s’accomodò dietro una vecchia macchina da scrivere e prese a compilare una lista dei materiali di cui aveva bisogno, battendo rumorosamente sui tasti con un solo dito. Ecco, questo è il grande Maestro Armaiolo Hermann Auer. Uno dei pochi ancora attivi, sicuramente uno dei migliori. Ovviamente mi sono fatto dire quali sono i calibri preferiti dai cacciatori di montagna altoatesini: 6,5 x 57 e 6,5 x 68, 270 Winchester - Short Magnum e Weatherby, 7 x64 e 7 mm RM. Herman ha detto che sulle “sue” montagne non girano molti grossi calibri. Infatti, quando gli ho chiesto quali fossero i suoi calibri preferiti, mi ha timidamente confidato che usa un pregevolissimo combinato 20 Magnum 5,6 x 50RM e una carabina Weatherby cal. 224 praticamente per fare tutto, se invece deve andare solo al camoscio allora usa carabina Auer calibro 6,5 x 68, mentre per il cervo ne ha una identica in 30.06.
La frazione S. Giorgio si trova a pochi chilometri dal centro. Se vi dovesse capitare di andarci, non vi meravigliate se nell’armeria potreste trovare, oltre a molti cacciatori di camosci, anche qualche appassionato safarista, perché Hermann è in grado di preparare alla perfezione sia una carabina per il tiro a lunga distanza sia un express camerato in un calibro africano! Quando a malincuore salutai Hermann e sua mamma con la Schoenauer ormai riparata sotto braccio, fui preso da un profondo senso di tristezza, perché ebbi quasi la certezza che persone simili stanno purtroppo ormai scomparendo!
Marco Benecchi Tags:20 commenti finora...
Re: “Una giornata in compagnia del Maestro” grazie signor marco per ricordare questi artisti .o conosciutto il padre e figlio hermann. nella loro officina costruivano delle slendide carabine con otturatore k.98 perche non farne un articolo con delle foto e sempre picevole vedere una cosa fatta manualmente grazie marco benetti per tutto quello che scrivi e foto che ci fai vedere .cordiali saluti dino 09 08 2017 da dino spadotto via don olivo raffin n.1 33087 pasi
09/08/2017 13.45
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Re: “Una giornata in compagnia del Maestro” Come volevasi dimostrare la pacatezza e l'assennatezza della riflessione fanno vedere, e considerare, il tutto sotto un'ottica più adeguata .. e serena. Eppure, proprio in questo Blog ( chiedo venia se la memoria eventualmente mi tradisca ) spesso ho letto di interventi che fanno presupporre che si siano, tra caccia e poligono, in un anno, tirati centinaia se non migliaia di colpi. Bontà loro che visti i risultati ( carnieri e performances ) ne possono parlare a iosa; eppure non abbiamo mai letto di problemi relativi alle canne. E' vero che nel caso specifico si sta parlando del 6,5 x 68 ma come ha giustamente ricordato Marco " ... anche un 222 o un 308 potrebbero essere dei bruciacanne " quindi ...
Sig. Tiroler, approfitto di questo spazio per rinnovarLe ancora una volta il mio Grazie per aver citato il Sig. Auer e per dirLe che la penso come Lei sui " catenacci ". All'inizio di questo mese è mancata purtroppo la mia Mamma, nel Meridione. In casa vi sono sempre stati due fucili, un monocanna ed una doppietta, questa di suo nonno, il primo del suo papà. Ho fatto di tutto per portarmeli sù per vederli in rastrelliera insieme alla Auer ed ai miei MS. Cordialità a tutti. Bopi da Bopi x Marco, Tiroler
26/08/2016 6.46
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Re: “Una giornata in compagnia del Maestro” Mi sembra che Marco abbia ben spiegato il discorso del "bruciacanne". Inoltre vorrei dire che, nel mio caso, con tale calibro avrò sparato 10/15 colpi all'anno... non credo proprio che ci sia il rischio di cui si paventa. É poi anche vero che con il 6,5x68 al camoscio si può replicare il colpo, ma non si sostengono certo lunghe sessioni di tiro. Per quanto riguarda lo "sfarfallamento" delle palle più leggere, Marco ha ancora ragione. Dopo qualche centinaio di colpi(30/40 anni di caccia?), può succedere. Allora basta passare al 123 grs e il problema è risolto per i successivi 30/40 anni. Con questo mi sembra di avervi fatto capire di quanto sia affezionato a questo calibro, così come lo sono per il 5,6x57. Le mie non sono armi di lusso, anzi, ai più di voi sembrerebbero dei vecchi catenacci(sono pur sempre vecchie armi militari convertite), ma pur vecchie e ammaccate non potrei far a meno di guardarle sulla rastrelliera e di metterle in spalla ad ogni apertura di stagione, tanto so che non mi deluderanno. Un caro saluto a tutti da Tiroler x Marco Filippo, Bopi,
25/08/2016 16.41
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Re: “Una giornata in compagnia del Maestro” Il 5,6 x 57 è un calibro VERAMENTE TOSTO... Non a caso viene offerto con palle di peso intorno ai 70 - 74 grani! E' il più "piccolo" della famiglia dei x 57 ma sicuramente il più prestante. E' più potente di tutti quelli da te citati essendo nato più per il camoscio che per il capriolo! Ma sinceramente non credo NESSUNO entrerebbe in una armeria e chiederebbe un arma in quel calibro... Magari se si trova un buono usato.. Ma nel suo Range di Utilizzo vanno molto bene il 5,6 x 50 RM in basculanti e il 224 Weat e il 22-250 in carabina... Buona M da Marco Benecchi x Filippo
25/08/2016 12.42
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Re: “Una giornata in compagnia del Maestro” BRUCIACANNE????? Anche un 222 o un 308 potrebbero essere dei bruciacanne, Come, in buone mani, non lo sono il 6,5 x 68, il 220 Swift, i calibri Weatherby etc.... Ho VISTO CON I MIEI OCCHI gente sparare a raffica con le loro semiauto BAR e Benelli centinaia di colpi al poligono e/o alla sagoma corrente... Cose da BRIVIDO. Arroventare le canne come se fossero state sopra ad una forgia!! Io che quando taro un calibro veloce sparo MAX due colpi, aspetto che la canna si freddi, ne sparo altri due etc, etc... Lo sapete così, quanto durano le canne in calibri veloci???? DO RAGIONE A CELESTINO!!! Nel caso specifico del 6,5 x 68 c'è da DIRE - RICORDARE un fatto................... Che MOLTI lo hanno amato-odiato con palle molto leggere in rapporto al calibro, mente è pur sempre un 6,5 che vuole palle di buon peso. Le palle leggere, come "cominciano ad arrontondarsi gli spigoli vivi della rigatura può perdere un pochino in precisione, con le palle medio - pesanti il problema è meno evidente. Saluti Marco da Marco Benecchi x Bopi & C.
25/08/2016 12.18
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Re: “Una giornata in compagnia del Maestro” Egr. sig. Tiroler, la ringrazio per il la sua spiegazione. Circa il 5,6x57 può aggiungere qualcosa? forse un 5,6x50 come da scelta del sig. Auer o un 222/223 o un 22-250 potrebbero essere più opportuni? A volte quello che ferma nella scelta di un calibro, a meno che uno non preveda di farsi una rastrelliera molto ampia (a ognuno il suo) , sono le leggi che nei vari paesi o regioni o cantoni vigono; in italia per fare tutto converrebbe dal 270 w in su ma francamente piace avere anche altro energeticamente simile ma di calibro diverso un pò come in germania. Grazie. FB da FILIPPO60
24/08/2016 21.17
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Re: “Una giornata in compagnia del Maestro” Egr. Sig. Tiroler il mio intervento è a titolo di cronaca, non essendo io minimamente addentro a questa materia. Un paio di anni fa, pungolato dal fatto che Lei avesse citato Auer ( e gliene sono grato ) passando la palla a Marco Benecchi che, a sua volta, citò altri valenti Artigiani tra cui Celestino Torresani, ed essendo io ormai convinto che la mia prima carabina dovesse essere opera di uno di questi Signori e guarda caso in calibro 6,5 x 68, oltre a contattare Auer contattai anche Torresani il quale, questo per telefono, mi suggerì di non rivolgermi su quel calibro appunto perché " mangiacanne ". Testualmente mi disse ... " guardi ne ho revisionate tante di canne in quel calibro; si ritiene che possano sopportare 4/ 5000 colpi, secondo me meno di 500 ". Chi più di Marco che più volte ha citato Torresani come uno dei suoi preferiti se non il Preferito, potrà confermarci questa posizione di Torresani ? anche se spesso ... la verità sta nel mezzo. Cordialità. Bopi da Bopi x Tiroler
24/08/2016 16.28
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Re: “Una giornata in compagnia del Maestro” Buongiorno Filippo. Credo che la nomea di "bruciacanne" per il 6,5x68 sia un po' frutto di un malinteso, considerando il numero di colpi che si sparano a caccia. A suo tempo, sentita anch'io questa storia, mi informai da Bignami(tramite un amico del sig. Ennio) e mi fu riferito che, in realtà, il problema risiedeva nella vecchia camiciatura delle palle che andavano a intasare i solchi di rigatura. Molti armaioli poco professionali tendevano a far cambiare canna quando una buona pulizia con i prodotti e gli strumenti adatti era sufficiente. Ti dirò che il mio vecchio Mauser di Auer in 6,5x68 avrà 30 anni ma ti assicuro che al camoscio vado solo con quest'arma(e ci vado tutti gli anni sparando anche qualche colpo al bersaglio)... e se mi è capitato di sbagliare è stata solo colpa del sottoscritto. WH da tiroler x filippo60
23/08/2016 14.23
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Re: “Una giornata in compagnia del Maestro” Salve Marco. Bell'articolo niente da dire soprattutto per chi come me non ha molte occasioni di tenersi informato su queste splendide realtà industriali-artigianali che altrimenti rimarrebbero poco o per nulla conosciute. Mi ha fatto anche piacere il sapere che calibri come il 5,6x57 e il 6,5x68 sono ancora prodotti e usati e non già passati a quasi miglior vita, il primo per il costo delle munizioni rispetto ad altri calibri più o meno simili e per la disponibilità di prodotti e il secondo superato da altri calibri performanti e meno bruciacanne. Buona preparazione per la stagione a venire. FB da filippo60
22/08/2016 22.22
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Re: “Una giornata in compagnia del Maestro” Proprio ieri ho telefonato al Sig. Hermann per una mia necessità ma anche e soprattutto perché gli avevo anticipato del bell’ articolo scritto da Marco e volevo leggerglielo visto che ( e Marco lo confermerebbe ) Auer non ha tanta confidenza con il Pc ( non ha neanche un sito, che non sfigurerebbe ); ebbene mi ha fatto capire che già ne era al corrente e che, bontà sua, Marco era stato troppo elogiativo nei suoi confronti. Questo la dice lunga sulla semplicità e sulla modestia dell’Uomo, cosa che altri, nel medesimo campo, spesso sono deficitari. Poi Ferlach e/o Gardone; da pivello qual sono in materia, penso che tutto sia dipeso e dipenda dalla “ Geografia “ e dal “ Cognome “: un Altotesino o SudTirolese qualsivoglia di nome,ad es. Wolf, troverebbe “ naturale “ portarsi a Ferlach per apprendere il mestiere di Armaiolo così come un Campano ( ed io sono Campano ) che si chiamasse ad es. Biagio altrettanto “ normale “ troverebbe l’indirizzarsi a Gardone visto che la “ scuppett “ dei suoi avi era Beretta o comunque proveniva dalla Val Trompia. Marco ne ha ragione da vendere ( e lo stesso dicasi di Tiroler )richiamando la tipologia molto diversa delle due Maestranze: canna liscia e canna rigata; e penso che reciprocamente l’una non possa fare a meno di guardare con ammirazione l’altra. Concludo dicendo che il Maestro Auer opera in Brunico/ Brunick, Alto Adige/ Sud Tirol, che a me sembra sia Italia, fino a prova contraria; per cui mi piace pensare che Auer possa e debba essere considerato un patrimonio di Alto Artigianato Italiano di cui tutti gli appassionati dovrebbero andare fieri. Da quel poco che ho avuto modo di conoscere Auer, sono convinto che la penserebbe così anche Lui. Ciao a Tutti. Bopi da Bopi, un pò per Tutti
21/08/2016 14.58
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Re: “Una giornata in compagnia del Maestro” Venia Marco.. da Massy
20/08/2016 18.41
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Re: “Una giornata in compagnia del Maestro” Ferlach è sinonimo di armi fini da caccia... cosa universalmente riconosciuta e nessuno obbietta che, invece, le migliori armi da tiro vengano dal bresciano. D'altro canto la caccia con la carabina è di origine e sviluppo prettamente mitteleuropea, mi sembra. Sono due cose diverse: non c'è contraddizione. Le tirate nazionalistiche, in questo caso, non mi sembra siano pertinenti. da Tiroler
20/08/2016 15.52
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Re: “Una giornata in compagnia del Maestro” Caro Bansberia...... Quello che tu dici conferma proprio il pensiero da me espresso. Da FERLACH NON DEVONO USCIRE ARMI SPORTIVE, Ma "gioielli da CACCIA!!!"" E prevalentemente Basculanti misti a due - tre - quattro canne!!! Che non sono la stessa cosa..... Poi a NOI POVERI ITALIANACCI Se ci PAGASSERO IL GIUSTO,.....
Non ci dovrebbe insegnare niente NESSUNO!!!!
Non sai quante volte i Maestri di Ferlach vengono in Val Trompia a farsi fare qualche lavoro... Solo che poi, nella cittadina Austriaca gli danno quell'Ultimo condimento che sanno fare solo loro. Che può o non può piacere. A Me come direbbe Totò Può Piacere molto...
Un carissimo saluto Marco
E lasciamo perdere certi discorsi un po' fuori tema che ci sarebbe da incavolarsi davvero... Stiamo SVENDENDO il Paese più bello del mondo... da Marco Benecchi x Bans e Massy
20/08/2016 13.22
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Re: “Una giornata in compagnia del Maestro” A me invece fa venire la pelle d'oca e ne vado pure parecchio fiero. Perdonate l'intrusione patriottica ma non resisto quando sento certe cose. da Massy
20/08/2016 13.07
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Re: “Una giornata in compagnia del Maestro” Caro Marco, ho conosciuto e apprezzato il vecchio Josef quando tu e Hermann portavate i calzoncini corti. Bell'articolo, ma non concordo sull'entusiasmo per Ferlach. Sai dirmi quante Olimpiadi o Campionati del Mondo siano stati vinti con armi prodotte lì? Io non ho dati alla mano ma scommetto una bottiglia di buona grappa che bastano due dite per contarle: indice e pollice a cerchio. Aggiungo che numerosi armaioli bresciani non hanno frequentato Ferlach, e non hanno perso niente. Per chiudere un'ultima osservazione. Anni ero in giro per l'Austria con la famiglia e Ferlach era a portata di mano. provai a visitare il Banco di Prova e, straniero e perfetto sconosciuto, venni invitato a entrare. Su parecchi degli impianti campeggiava una targhetta metallica, dichiarante la paternità dell'apparecchio di prova: Banco di Prova di Gardone Val Trompia! E questo te lo scrive uno che non si commuove per l'Inno di Mameli. da bansberia
20/08/2016 8.40
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Re: “Una giornata in compagnia del Maestro” Il profumo del ferro. Gran bel leggere.... bravo Marco e complimenti al maestro. da Massu
19/08/2016 7.28
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Re: “Una giornata in compagnia del Maestro” bravo Marco, Herman uber alles!!!! una filosofia di Caccia, una filosofia di vita!!! da vecchio cedro
18/08/2016 22.10
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Re: “Una giornata in compagnia del Maestro” Ma potrei anche dire per Vecchio Cedro, per Little, per Massy e per moltissimi altri cacciatori che la "PENSANO COME NOI" L'Armeria AUER di Brunico (San Giorgio!) è una delle pochissime dove ancora trovi sugli scaffali (in officina!) Cannocchiali a 4 - 6 - 8 ingrandimenti FISSI!!!!!!! Praticamente nel cuore della caccia a palla alpina!
A buon intenditor.... Poche parole!!!
Saluti Marco
Ero certo che avreste apprezzato l'articolo! da Marco Benecchi x Tiroler e Bopi.....
18/08/2016 14.57
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Re: “Una giornata in compagnia del Maestro” Grazie Marco, chiunque abbia conosciuto Auer(nel mio caso il vecchio), sa cosa riusciva a tirare fuori da vecchi k98 . Nel mio caso, oltre al 6,5x68(mauser), mi ha montato una canna böhler rasant in 5,6x57 su una meccanica enfield. Sembra un ferro vecchio ma basta tirare un colpo per rendersi conto di che lavoro abbia fatto. Grazie di nuovo per aver ricordato un "mito" da Tiroler
18/08/2016 8.05
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Re: “Una giornata in compagnia del Maestro” Carissimo Marco sono felice di essere il primo ad intervenire ed arcifelice per questo articolo che ci hai donato. Infatti, grazie a Te ( ed a Tiroler ) che già in un tuo precedente articolo avevi citato Auer insieme ad altri valentissimi Armaioli ( hai fatto bene a sottolineare ARMAIOLI ), sono stato mosso da curiosità ed alla fine ho avuto il piacere di conoscere di persona il Sig. Hermann. Confermo in tutto e per tutto quello che hai scritto. Ancora oggi sono in contatto con il Maestro e gli rompo le scatole avendo come risposta " Herr Professor non si preoccupi, dica pure ... ".Là, a Brunico, sono entrato in possesso di una carabina Auer, là mio figlio che era venuto con me ha avuto modo di farsi tarare la sua carabina con valentia e modestia da parte del Maestro. Ecco, con questo mio mi è piaciuto testimoniare tutto il mio affetto e la mia gratitudine verso Auer. Bopi
da Bopi
18/08/2016 7.40
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