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ott21 21/10/2016 10.21
I piccoli calibri, non corrispondono semplicemente a cartucce minori, prevalentemente destinate al capanno o a cacce meno importanti, queste cartucce spesso dotate di un equilibrio dimensionale aureo e di un profilo molto elegante possono essere impiegate in armi fini e leggere che risultano spesso ben bilanciate ed ottengono rispetto a quelle pesanti nel consueto calibro 12 un netto vantaggio nei tiri veloci e improvvisi.
Credo che molti cacciatori, abbiamo sempre avuto fin da ragazzi una particolare attrazione per i calibri minori da caccia; quelle splendide cartuccette che tutti ricordano per i bossoli di cartone rosso con la testa del famosissimo “Cane” della Fiocchi.
Forse perchè caratterizzate da una dimensione così inusuale ed anticonformista queste longilinee munizioni hanno sempre avuto la facoltà di incuriosirci molto e di attrarre in seguito la nostra attenzione anche sulle loro reali prestazioni; spingendoci poi negli anni a provare direttamente per valutare con maggior cognizione tutti questi “piccoli calibri” che scorrono dal 36 al 20.
Quando, tempo fa, al Game Fair, in un simpatico dopocena Gianni Lugari ci parlò della sua passione per i calibri minori e immancabilmente delle beccacce prese con tiri difficili quanto spettacolari usando due doppiette Fausti nei calibri 28 e 410, ci chiedemmo se effettivamente avesse un senso usare questi calibri sulla regina, di fatto la preda più ambita ed uno dei tiri più difficili della caccia di ogni tempo.
Cogitammo per un attimo se il rischio di ferimenti non fosse troppo alto ed inopportuno, poi considerando tutti gli artifizi visti usare negli ultimi cinquant’anni ritenemmo questa scelta molto originale e spericolata, ma legittima e non troppo insensata, soprattutto dopo aver considerato che le peculiarità principali di queste armi sono proprio quella rapidità di salita alla spalla e quella facilità di puntamento su bersagli elusivi e difficili, che sono doti indispensabili alla levata dell’arcera.
Detto questo non stiamo certo consigliando il 28 ed il 410 per le beccacce invernali dell’Appennino Italico di dicembre e gennaio, ma potremmo capire ed approvarne l’uso in quelle realtà venatorie estere in cui gli incontri sono numerosi e molto frequenti in una sola giornata.
In questi frangenti infatti, un beccacciaio smaliziato con occhio esperto e cuore d’acciaio con armi e cartucce adeguate potrebbe scoprire, in questi affascinanti piccoli calibri, caratteristiche in grado di rendere ancora più suggestiva e sportiva l’eterna sfida con la regina del bosco.
Calibro 20
Il calibro 20 non è un calibro minore, anzi è uno splendido calibro medio che possiede soprattutto equilibrio ed un giusto livello di potenza e pertanto nonè fuori luogo nella caccia alla regina.
Il suo bossolo ha un rapporto proporzionale molto positivo e splendido che consente di impiegare borraggi di giusta altezza anche con bossoli di soli 65 millimetri, e mantiene nel contempo una buona proporzione per le cariche pesanti con i lunghi bossoli di 70 mm.
Il suo diametro medio di canna, misurato “in asta” ai canonici 23 centimetri dal vivo di culatta, è compreso tra 15,7 e 16,1 millimetri anche se di fatto le forature più comuni ed usuali che si riscontrano in fucili attuali sono ricompresi oggi tra 15,9 e 16,0 mm.
Con questi dati vediamo subito che una sfera di piombo del calibro 20 pesa circa 23,5/24,0 grammi, valore che coincide con precisione con la carica media da caccia di questa cartuccia e con quella attualmente usata per il tiro al piattello fossa.
Il rapporto delle sezioni rette dell’anima di canna di un 20 e di un 12 è pari a circa il 75%.
Da questo valore si ricavano facilmente per comparazione moltissimi dati, quali il peso delle varie grammature del piombo corrispondenti a quelle del 12; ad esempio troviamo che i 36 grammi del 12 corrispondono a 27 oppure che i 42 grammi della carica baby-magnum diventano 31,5 ed ancora che ad una magnum del 12 da 50 grammi equivalgono circa 37,5 grammi del nostro 20.
Dicevamo pocanzi che il 20 non è da considerarsi un calibro minore, infatti in bossoli standard da 67 e 70 millimetri impiega disinvoltamente cariche comprese tra 22 e 32 grammi di piombo dimostrando di essere una cartuccia elastica e con cariche pesanti oggi assurta alle prestazioni classiche del vecchio calibro 16.
Il 20 magnum addirittura, con un bossolo 20/76 e 35,4 grammi di pallini addirittura raggiunge di fatto la carica pesante del 12 e ne avvicina molto la sua prestazione tipica.
Nella caccia all’arcera con il calibro 20, incontriamo come sempre accade anche per il calibro maggiore, due differenti scuole di pensiero.
La prima non vuole “regalare nulla” al selvatico e dà incondizionatamente la preferenza alla massima grammatura disponibile, mentre quella più moderata mette in primo piano l’equilibrio e non vuole distorcere il reale carattere originario della cartuccia preferendo la carica medio pesante tra 28 e 32 grammi.
Balisticamente entrambi hanno ragione; i primi affermano che la maggior grammatura aiuta oltremodo la diradazione della rosata se impiegata in canne corte e larghe mentre la controparte sostiene che sono sufficienti i circa 30 grammi di una carica pesante per compiere un adeguato lavoro, disponendo di migliori velocità iniziali e di un più facile controllo dell’arma allo sparo.
Non vogliamo con un nostro personale giudizio far storcere il naso a molti bravi beccacciai sostenitori del “magnum cilindrico a piombo fine” ma questo modo di impostare balisticamente l’abbinamento arma cartuccia non trova il nostro consenso, perché di fatto porta l’arma ad assumere un rilevamento ed un rinculo pesanti e destabilizzanti sul primo colpo che rendono molto meno evidenti proprio i vantaggi più importanti del calibro 20.
Le armi del calibro 20 infatti, trovano nel bilanciamento e nel peso medio quella “sveltezza” che molto spesso compensa la differenza di portata verso il 12 e se ben equilibrate e di peso contenuto entro i 2650 grammi lasciano come ulteriore importante vantaggio sul calibro maggiore, una efficace riduzione della stanchezza delle braccia dopo una lunga giornata di caccia e di cammino.
Abbiamo provato molto a fondo ed a lungo il calibro 20 e possiamo dire con certezza che alle distanze usuali di caccia esso ha di fatto una portata limitata di circa 3-4 metri rispetto al maggiore calibro 12, le rosate tuttavia non sono come spesso si sente dire molto più ristrette, la loro dimensione è a parità di strozzatura abbastanza simile a quella prodotta da un calibro 12 ma è la densità dei pallini a far rilevare una leggera flessione che determina il “gap” tra i due calibri.
Puntualizzato questo appare chiaro ed evidente che usando il 20 nella caccia all’arcera in ambiti ristretti di un ambiente boschivo, troveremo alle brevi distanze gli stessi problemi incontrati col 12.
Anche nel calibro minore in effetti è utile se non indispensabile in molti frangenti poter disporre di una rosata non troppo accentrata e di generoso diametro.
Gli escamotages studiati prima di disporre delle recentissime cartucce dispersanti originali della francese Tunet e della nostra La Balistica, si indirizzavano prevalentemente ai croisillon artigianali realizzati con due cartoncini incrociati, oppure alla stratificazione della carica con 1 o 2 dischetti di cartoncino, magari abbinati all’uso di piombo deformato artificialmente o meglio calandrato.
Il calibro 20 con una cartuccia da 32 grammi di piombo n. 9 sparata da una canna cilindrica perfezionata (****) lancia 580 pallini in una rosata ottima per densità tra i 23 ed i 27 metri, distanze alle quali la lesività del pallino n. 9 (2,1 mm.) è perfettamente adeguata sulla beccaccia.
Se la distanza di tiro diminuisce sensibilmente per arrivare al limite dei 12/15 metri , allora oltre a poter impiegare una grammatura più leggera, magari di 27/28 grammi, vantaggiosa in armi leggere per la maggiore stabilità dell’arma, si renderà necessario usare qualche efficace artificio per poter disporre di un diametro utile abbastanza ampio per lasciare un minimo margine di errore nel puntamento e per fornire una rosata tale che non sciupi la pregiatissima preda colpita così a breve.
Abbiamo proprio di recente avuto l’opportunità di provare per la prima volta le cartucce dispersanti calibro 20 di cui dicevamo della La Balistica, la carica è veloce e composta con 27 grammi di piombo e le rosate rilevate sono apparse di eccellenti caratteristiche già alle medio-brevi distanze.
Calibro 28
Il calibro 28 è probabilmente il più diffuso dei “piccoli calibri”; molto richiesto per la sua elevata sportività, elemento oggi considerato nella caccia moderna, ma soprattutto molto apprezzato anche per la sua buona potenzialità che come vedremo è piuttosto elevata a dispetto delle dimensioni.
Per la beccaccia questa cartuccia ci sembra in un parere molto soggettivo e personale il limite minore effettivamente razionale oltre il quale non preferiremmo scendere.
La sua potenzialità con munizoni commerciali pesanti è elevata e adatta quindi a cacciare in modo eticamente corretto la beccaccia pur presentando difficoltà che stimolano la ricerca del tiro perfetto.
Il calibro 28 ha un diametro di canna compreso tra i valori in asta di 13,8 e 14,1 mm. anche se la misura mediamente più usuale è quella di 13,9 e 14,0 mm.
Con queste quote, la palla sferica in piombo del calibro 28 pesa circa 16,5 grammi, peso coincidente con la carica leggera del calibro, adatta ai monocanna usati per la caccia a capanno a fermo.
Il rapporto tra le sezioni rette del 28 e del 12 è uguale a circa il 58% e calcolando le cariche derivate dal rapporto troveremo che una carica media di 32 grammi di piombo del 12 coincide con 18,5 grammi, la pesante di 36 grammi sarà equivalente a 21 grammi, mentre i 42 grammi di una baby-magnum saranno pari a 24,5 grammi e infine la magnum da 50 grammi a 29 grammi del 28.
Conosciuto ed usato negli Stati Uniti e genericamente nei paesi anglosassoni per il tiro allo skeet ed all’American Trap oppure per la caccia ai colini ed ai conigli selvatici, in ambito nazionale è stato ampiamente diffuso in passato nella caccia a capanno ai turdidi ed ai fringillidi (di buona memoria).
La dimensione limitata delle cartucce rende possibile la costruzione di armi basculanti fini molto graziose per le proporzioni, di peso contenuto e non ultimo ben bilanciate.
Queste armi poco affaticanti spesso sono state richieste e preferite per far cacciare giovani e leggiadre signorine oppure precoci fanciulli già ardenti del sacro fuoco di Diana.
Con gli anni del dopoguerra del secolo scorso il 28 è addirittura giunto ad essere camerato in piccoli fucili automatici in miniatura, come i Franchi 48AL ed i Remington 11-48 a lungo rinculo di canna, poi seguiti dall’automatico a gas Remington 1100 e dal pompa 870 Wingmaster.
Oggi, con la caccia languente, molte case archibugiere italiane ed estere si trovano subissate di richieste di armi in piccoli calibri, spesso con doppie paia di canne e producono in un vero paradosso rispetto al 12 quasi un maggior numero di armi di buona fattura nei calibri 28 e 410, dimostrando l’interesse per questi calibri minori.
Negli ultimi anni il calibro 28 oltre ad aver vissuto una nuova primavera, ha parallelamente subito una notevole metamorfosi diventando gradualmente un vero e proprio calibro magnum pur se in bossolo 28/70 che del resto è adeguato a contenere la grammatura corrispondente di 28/29 grammi.
Dalle cartuccette originarie da 17/18 grammi di piombo impiegate da quattro generazioni di cacciatori nei tronchini Beretta al capanno ai tordi, si è passati a cartucce molto più prestanti e prestigiose come le Federal, le Remington e le Winchester da 21 grammi di piombo, pari a ¾ di oncia, fino alle mitiche Fiocchi “Gotico” da 25 grammi, di vecchia memoria, prime autentiche cariche pesanti definibili “magnum” di questo splendido calibro.
Dicevamo che la grande diffusione di ottimi e robusti fucili basculanti a due canne ed automatici solidi e di peso non molto ridotto, hanno reso possibile un impiego disinvolto di cariche da 23 a 28 grammi di pallini, autentiche grammature baby-magnum e magnum, che devono essere considerate cartucce speciali e di uso occasionale riservato alle sole cacce importanti e non ai piccoli migratori .
Molti produttori, la Winchester per prima, hanno lanciato cartucce corazzate calibro 28 con 28 grammi di pallini, queste munizioni che impiegano la grammatura originaria del calibro 16 consentono una portata quantomeno simile a quella di un calibro 20 standard.
Molti automatici moderni e spesso anche alcune delle fini armi a due canne prodotte in questo calibro hanno strozzatori intercambiabili, questa soluzione è utilissima per creare una rosata di dimensione adeguata alla caccia praticata e nella fattispecie, per la beccaccia, è sufficiente una strozzatura minima o media per tiri entro i 20 metri oppure cilindrica per la caccia in bosco.
Nel calibro 28 non esistono munizioni dispersanti né artifici commerciali atti a produrre un effetto disperdente sulle cartucce caricate autonomamente, quindi resta possibile cercare una maggior ampiezza di rosata per tiri brevi tramite il solito piombo deformato e il frazionamento in 2 o 3 strati della colonna del piombo, utilissimo trucco nel 28 e 410 sarà la disposizione ordinata di due frazioni di pallini di differente numerazione, con il piombo più grosso sotto a quello fine.
Con qusto stratagemma, il piombo grosso che mantiene alle medie distanze una maggiore velocità residua riesce spesso ad allargare da tergo la rosata migliorandone il diametro e la densità nei tiri a media distanza.
Calibro 410
Abbiamo la convinzione che cacciare beccacce con il 410 sfiori a nostro avviso un misto di sfrontatezza e di eccesso di sicurezza nelle proprie capacità, quasi una presunzione; riteniamo che se il limite superiore della sportività nella caccia sia in confine col raziocinio, allora impiegando questo minicalibro si sia giunti al massimo livello consentito.
Abbiamo anche il sentore che la sportività sarà essenziale anche nell’accettare i numerosi “zeri”.
Affascinante e di immediato effetto visivo per le longilinee e belle cartuccine, il calibro 410 se adeguatamente caricato esprime una potenzialità di tutto rispetto che in armi di buona fattura dotate di canne ben forate e correttamente strozzate rende questa cartuccia idonea alla caccia col cane da ferma, per fagiani, pernici, colini e volendo… anche beccacce.
Sappiamo che cacciando fagiani in riserva col cane da ferma il piccolo calibro americano può dare grande soddisfazione ai buoni colpitori, soprattutto se stoccatori istintivi, abbiamo però il dubbio che nella caccia alla regina, dove il volo non sarà mai lineare, risulti più difficile poter sfruttare le pur eccelse doti di maneggevolezza e rapidità di puntamento delle armi camerate per la piccola cartuccia, soprattutto in questa caccia dove spesso il margine della rosata viene utilizzato quanto o più del centro della stessa.
Il 410 è di fatto la versione americana del nostro calibro 36.
A differenza della cartuccina europea però l’americano 410 oltre al bossolo corto da 2 ½ ” può disporre anche del bossolo magnum da 76 millimetri con il quale, a pressioni adeguate, riesce a impiegare le potenti cariche di 19,5 grammi (11/16 oz.) di pallini con ottima efficacia balistica.
Il calibro 410 ha un valore di foratura in asta che può variare in base alla nazionlità e alla tolleranza dimensionale da 9,9 a 10,4 mm. con un valore medio che considerata la cameratura magnum è oggi tenuto piuttosto largo e pari a 10,3 e 10,4 mm.
Il calcolo del peso della sfera in questo piccolo calibro porterebbe ad un valore troppo basso, pari a circa 6,3 grammi, mentre il calibro 410 ha solitamente nella versione americana due cariche di pallini di 14 e 19,5, delle quali la prima in bossolo corto da 2 ½ “ e l’altra in bossoli magnum da 3”.
Anche il nostro 36, equivalente europeo del 410 nella sua unica versione standard, ha cariche più pesanti rispetto alla sfera del calibro, infatti in questa mini cartuccina europea le cariche oscillano tra 8 e 12 grammi di pallini
Negli States il 410 è usato anche per il tiro allo Skeet dove sono usate speciali cariche da 14 e da 19,5 grammi di pallini n. 9, solitamente prive di contenitore.
Nell’uso venatorio che vede questo calibro impegnato in cacce vaganti a selvaggina di pregio, è essenziale per tirare a volo sulle medie distanze disporre della massima grammatura, infatti è alle cartucce calibro 410 magnum pesanti che deve fare riferimento chi decide di cacciare la beccaccia con questo minicalibro.
La carica di 19,5 grammi di piombo n. 7 ½ o 8 o 9 delle cartucce commerciali è adeguata se il tiro avviene mediamente sulla distanza di 22-28 metri mentre per tiri a minore distanza occorre ricorrere alle soluzioni dispersanti già viste nel 28.
Carichiamo una cartuccina per la beccaccia.
Abbiamo notato in anni di prove che l’orlo tondo, aiuta la precoce rarefazione della rosata nei calibri inferiori al 20 e per questo motivo riteniamo sia una soluzione necessaria in cartucce da beccacce in questi piccoli calibri, gli altri artifici già descritti sono costituiti dal frazionamento della carica dei pallini in 2 o 3 settori tramite cartoncini e magari dall’impiego di pallini deformati o calandrati (una vecchia macchina a manovella per stendere la pasta è miracolosa).
Le cariche del piombo con due diversi diametri distaccati di almeno due numerazioni sono utili se si metterà il piombo grosso sotto a quello fine ed una dose di polvere di pochi centigrammi appena più alta del solito incrementerà la deformazione, il soffio di bocca e quindi la dispersione dello sciame in rose più generose.
Cal. 20
In bossolo in plastica 20/70 con apparecchio DFS 615 o CX 1000 carichiamo la polvere B&P MBx36 alla dose di g. 1,45x29 sulla polvere una borra Bior di Gualandi e 15 grammi di piombo n. 7 ½ se possibile calandrato, un cartoncino bianco e 14 grammi di piombo n. 9, cartoncino di chiusura bianco e orlo tondo con cartuccia finita a 65,00 mm.
Cal. 28
1)In bossolo in plastica 20/70 con apparecchio DFS 615 o CX 1000 carichiamo la polvere Tecna alla dose di g. 1,10x26 sulla polvere una borra MiniBior di Gualandi il piombo eventualmente calandrato, frazionato in due settori di g. 13 da un cartoncino bianco e sulla ultima frazione un cartoncino numerato e orlo tondo con cartuccia finita a 65,00 mm.
2)In bossolo in plastica 20/65 con apparecchio DFS 615 o CX 1000 carichiamo la polvere Tecna alla dose di g. 1,02x22 sulla polvere una borra MiniBior di Gualandi il piombo eventualmente calandrato, frazionato in due parti di g. 11 da un cartoncino bianco e sull’ultima frazione un cartoncino numerato e orlo tondo con cartuccia finita a 61,00 mm.
Cal. 410
In bossolo in plastica 410/76 con apparecchio DFS 615 o CX 1000 carichiamo la polvere Winchester 296 alla dose di g. 1,00, sulla polvere una borra Micro H17 di Gualandi e 19 grammi di piombo n. 9 eventualmente calandrato, frazionato in due parti di g. 9,5 da un cartoncino bianco, sulla ultima frazione un cartoncino numerato e orlo tondo con cartuccia finita a 71,0 mm.
Gianluca Garolini
Tags:3 commenti finora...
Re: 20 – 28 – 410 Piccoli calibri per la regina i piccoli calibri lasciateli stare.a caccia non servono da li
12/03/2019 8.48
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Re: 20 – 28 – 410 Piccoli calibri per la regina Vai tranquillo P.G. Al limite caricane qualcuna e verifica ma dovrebbe andar bene. Il range dovrebbe stare tra i 12 ed i 22 metri tipicamente. Ovvio che possa cambiare un po' da un casop specifico all' altro. Io le stratificate (Greener) le faccio ancora piu' semplici con piombo tutto della stessa misura e metto (o meglio faccio mettere a chi le carica per me) doppio dischetto in sughero, sia per separare i due strati di piombo sia per la chiusura. IL resto come descritto. Ottime sia la Bior Gualandi che la Cheddite FreeShot. da Flagg
31/10/2016 12.00
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Re: 20 – 28 – 410 Piccoli calibri per la regina Sig. Garolini innanzi tutto la saluto e le faccio i complimenti per una preparazione in materia difficilmente eguagliabile. Le volevo chiedere se la carica del cal. 20 da lei descritta possa essere efficace anche su colombacci sparati al capanno considerando che le distanze di tiro difficilmente superano i 20 metri... chiaramente quando credono e si avvicinano per planare. Grazie e mi scusi. da P.G.
21/10/2016 17.26
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